A chi risale, quale connotazione sottendeva, quali contenuti comprendeva la qualifica di ‘nomima dorika’ per le istituzioni adottate in Gela secondo la nota puntualizzazione di Thuc. 6, 4, 3? A queste complesse questioni l’autrice dedica i due saggi che costituiscono la seconda parte del volume a più mani “Studi di storia greca. Forme del potere, problemi storiografici, percorsi istituzionali in Sicilia”. In questo primo contributo si scandaglia il versante più propriamente storiografico ed ideologico della problematica, rintracciando in Antioco lo storico da cui Tucidide potè mutuare questa precisazione di sapore istituzionale e l’altra, chiaramente contrapposta, riguardante i ‘nomima chalkidika’ di Imera (6, 5, 1): entrambe le notazioni, per altro, non rappresentano solo una fedele riproduzione della riflessione antiochea, ma attestano anche la lacerante “logica del bipolarismo” in cui lo stesso Tucidide era calato, con la correlata centralità del tema della ‘syggheneia’ come fattore di propaganda e motore di scelte politico-militari. Quanto alla ‘costruzione’ della polarità Dori/Calcidesi (peculiare del milieu isolano ma in origine non vissuta drammaticamente) essa dovette subire un’accelerazione soprattutto su impulso di Ierone che, alla miscela geloniana di ‘sospetto e dispetto’ nei confronti di Sparta, sostituì rapporti sereni con l’utilizzo meditato della categoria politico-istituzionale “delle leggi di Illo e delle norme di Egimio” per la neofondata Aitna. Sul versante calcidese, dopo la reazione emotiva seguita alle depoliticizzazioni di cui molte di queste comunità rimasero vittima per opera dei signori di Gela e Siracusa, la strutturazione della 'identità calcidese' e l’orgogliosa rivendicazione della nomothesia del calcidese Caronda dovettero affermarsi alla cacciata dei tiranni e nei decenni successivi, pronte ad essere strumentalizzate da Atene.

Il problema dei nomima dorika. Una incerta paternità.

RACCUIA, Carmela
2007-01-01

Abstract

A chi risale, quale connotazione sottendeva, quali contenuti comprendeva la qualifica di ‘nomima dorika’ per le istituzioni adottate in Gela secondo la nota puntualizzazione di Thuc. 6, 4, 3? A queste complesse questioni l’autrice dedica i due saggi che costituiscono la seconda parte del volume a più mani “Studi di storia greca. Forme del potere, problemi storiografici, percorsi istituzionali in Sicilia”. In questo primo contributo si scandaglia il versante più propriamente storiografico ed ideologico della problematica, rintracciando in Antioco lo storico da cui Tucidide potè mutuare questa precisazione di sapore istituzionale e l’altra, chiaramente contrapposta, riguardante i ‘nomima chalkidika’ di Imera (6, 5, 1): entrambe le notazioni, per altro, non rappresentano solo una fedele riproduzione della riflessione antiochea, ma attestano anche la lacerante “logica del bipolarismo” in cui lo stesso Tucidide era calato, con la correlata centralità del tema della ‘syggheneia’ come fattore di propaganda e motore di scelte politico-militari. Quanto alla ‘costruzione’ della polarità Dori/Calcidesi (peculiare del milieu isolano ma in origine non vissuta drammaticamente) essa dovette subire un’accelerazione soprattutto su impulso di Ierone che, alla miscela geloniana di ‘sospetto e dispetto’ nei confronti di Sparta, sostituì rapporti sereni con l’utilizzo meditato della categoria politico-istituzionale “delle leggi di Illo e delle norme di Egimio” per la neofondata Aitna. Sul versante calcidese, dopo la reazione emotiva seguita alle depoliticizzazioni di cui molte di queste comunità rimasero vittima per opera dei signori di Gela e Siracusa, la strutturazione della 'identità calcidese' e l’orgogliosa rivendicazione della nomothesia del calcidese Caronda dovettero affermarsi alla cacciata dei tiranni e nei decenni successivi, pronte ad essere strumentalizzate da Atene.
2007
9788874424702
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