È stata approntata l’edizione critica del “Libro de la guerra”, una delle testimonianze del largo successo riscosso in Castiglia nei secoli XIV e XV dai trattati militari, dalle traduzioni e rifacimenti delle opere di esperti dell’arte castrense dell’età classica, quali Frontino e Vegezio, sul quale però più degli altri gravava una fitta nebbia. Nella dettagliata introduzione si dimostra che il “Libro de la guerra” in verità non è altro che un compendio del “Libro de las batallas o de caballería”, volgarizzamento dell’“Epitoma rei militaris” di Vegezio, realizzato alla fine del Trecento dal frate domenicano Alfonso de San Cristóbal, avendo di fronte a sé il “De re militari” trasmesso dal manoscritto Palatinus 909. Nella stessa introduzione, poi, vengono svelati i tratti salienti del compendio castigliano (data, committente, quest’ultimo da identificare con il marchese di Santillana, paternità, etc.) e si giunge , inoltre, ad individuare il codice (Bibliothèque Nationale, Fonds espagnol 211, R. 60992) dal quale l’estensore del “Libro de la guerra” ha tratto il suo riassunto, che doveva certamente servire d’insegnamento a tutti i militares viri, in particolare ai cavalieri, giudicati i veri professionisti della guerra. Chiudono il lavoro ricche note all’edizione del testo.

Libro de la guerra. Compendio castigliano del 'De re militari' di Flavio Vegezio Renato

SCOMA, Isabella
2004-01-01

Abstract

È stata approntata l’edizione critica del “Libro de la guerra”, una delle testimonianze del largo successo riscosso in Castiglia nei secoli XIV e XV dai trattati militari, dalle traduzioni e rifacimenti delle opere di esperti dell’arte castrense dell’età classica, quali Frontino e Vegezio, sul quale però più degli altri gravava una fitta nebbia. Nella dettagliata introduzione si dimostra che il “Libro de la guerra” in verità non è altro che un compendio del “Libro de las batallas o de caballería”, volgarizzamento dell’“Epitoma rei militaris” di Vegezio, realizzato alla fine del Trecento dal frate domenicano Alfonso de San Cristóbal, avendo di fronte a sé il “De re militari” trasmesso dal manoscritto Palatinus 909. Nella stessa introduzione, poi, vengono svelati i tratti salienti del compendio castigliano (data, committente, quest’ultimo da identificare con il marchese di Santillana, paternità, etc.) e si giunge , inoltre, ad individuare il codice (Bibliothèque Nationale, Fonds espagnol 211, R. 60992) dal quale l’estensore del “Libro de la guerra” ha tratto il suo riassunto, che doveva certamente servire d’insegnamento a tutti i militares viri, in particolare ai cavalieri, giudicati i veri professionisti della guerra. Chiudono il lavoro ricche note all’edizione del testo.
2004
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