L’opera intende offrire un’originale ricostruzione critica di uno dei principi che maggiormente caratterizza il modello di Stato costituzionale contemporaneo. Il principio di ragionevolezza, allergico ad ogni soluzione normativa formalistica, astratta e rigida, radicalmente connotato da flessibilità ed imprevedibile nelle sue concrete manifestazioni, intrinsecamente aperto al mondo dei fatti e degli interessi sociali, si presenta come significativa espressione della “logica dei valori”, e perciò del “positivismo illuminato”, che si pone quale opzione di teoria generale congeniale allo Stato costituzionale contemporaneo. Esigendo che ogni manifestazione autoritativa del sistema risulti caratterizzata dall’idoneità ad offrire effettiva protezione agli interessi giuridicamente rilevanti devoluti alla sua cura e dall’attitudine a definire un bilanciato ed equilibrato rapporto tra le diverse (e non rado configgenti) istanze giuridicamente apprezzabili coinvolte dalla stessa, il principio di ragionevolezza si è peculiarmente manifestato in seno al sindacato giurisprudenziale (tanto costituzionale quanto comune) relativo all’esercizio delle pubbliche funzioni (legislativa ed amministrativa); tuttavia esso non può in alcun modo risolversi in un mero criterio giurisprudenziale di valutazione della legittimità degli atti giuridici. Piuttosto, esso si pone come immanente nella struttura fondamentale del sistema ed afferente a tutte le espressioni di pubblico potere, assolvendo un’infungibile funzione architettonica dell’intero ordinamento, che ne viene plasmato ed orientato in direzione della capacità di assicurare una congrua ed equilibrata tutela ai molteplici interessi che si raccolgono nella Carta costituzionale. Dunque, è al principio di ragionevolezza che viene affidata la tessitura dei delicati equilibri sui quali si sorregge l’edificio costituzionale, che si nutrono di incessanti rapporti osmotici, secondo una dinamica circolare, tra l’universo giuridico-formale e la sfera dell’effettività: ed è in tale prospettiva che si suggerisce di leggere alcune categorie ed alcuni fenomeni che tipicamente connotano l’esperienza giuridica contemporanea, quali la procedimentalizzazione delle pubbliche funzioni, l’affermarsi di un modello di “amministrazione per risultati” (superando il risalente modello di “amministrazione per atti”), la sostituzione dei controlli di gestione ai controlli di legittimità, l’estendersi dell’obbligo di motivazione degli atti pubblici, lo stesso principio democratico.

Ragionevolezza e legittimazione del sistema

D'ANDREA, Luigi
2005-01-01

Abstract

L’opera intende offrire un’originale ricostruzione critica di uno dei principi che maggiormente caratterizza il modello di Stato costituzionale contemporaneo. Il principio di ragionevolezza, allergico ad ogni soluzione normativa formalistica, astratta e rigida, radicalmente connotato da flessibilità ed imprevedibile nelle sue concrete manifestazioni, intrinsecamente aperto al mondo dei fatti e degli interessi sociali, si presenta come significativa espressione della “logica dei valori”, e perciò del “positivismo illuminato”, che si pone quale opzione di teoria generale congeniale allo Stato costituzionale contemporaneo. Esigendo che ogni manifestazione autoritativa del sistema risulti caratterizzata dall’idoneità ad offrire effettiva protezione agli interessi giuridicamente rilevanti devoluti alla sua cura e dall’attitudine a definire un bilanciato ed equilibrato rapporto tra le diverse (e non rado configgenti) istanze giuridicamente apprezzabili coinvolte dalla stessa, il principio di ragionevolezza si è peculiarmente manifestato in seno al sindacato giurisprudenziale (tanto costituzionale quanto comune) relativo all’esercizio delle pubbliche funzioni (legislativa ed amministrativa); tuttavia esso non può in alcun modo risolversi in un mero criterio giurisprudenziale di valutazione della legittimità degli atti giuridici. Piuttosto, esso si pone come immanente nella struttura fondamentale del sistema ed afferente a tutte le espressioni di pubblico potere, assolvendo un’infungibile funzione architettonica dell’intero ordinamento, che ne viene plasmato ed orientato in direzione della capacità di assicurare una congrua ed equilibrata tutela ai molteplici interessi che si raccolgono nella Carta costituzionale. Dunque, è al principio di ragionevolezza che viene affidata la tessitura dei delicati equilibri sui quali si sorregge l’edificio costituzionale, che si nutrono di incessanti rapporti osmotici, secondo una dinamica circolare, tra l’universo giuridico-formale e la sfera dell’effettività: ed è in tale prospettiva che si suggerisce di leggere alcune categorie ed alcuni fenomeni che tipicamente connotano l’esperienza giuridica contemporanea, quali la procedimentalizzazione delle pubbliche funzioni, l’affermarsi di un modello di “amministrazione per risultati” (superando il risalente modello di “amministrazione per atti”), la sostituzione dei controlli di gestione ai controlli di legittimità, l’estendersi dell’obbligo di motivazione degli atti pubblici, lo stesso principio democratico.
2005
Università di Messina, Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza
9788814118944
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