Il lavoro affronta in modo originale il tema delicato ed attualissimo delle garanzie di laicità civile e libertà religiosa nella tensione fra globalismo e federalismo, in quanto all’impostazione consueta e più diffusa di tipo storico/antropologico/sociologico/filosofico utilizzata di solito per discutere in generale dell’approccio al fenomeno religioso preferisce una non del tutto nuova, ma di sicuro in Italia meno scontata e meno diffusa impostazione del tema in chiave giuridico/economica, e, più precisamente, in termini di economia del settore pubblico. Dal sommario dei §§ in cui si articola il lavoro tale impostazione si evidenzia chiaramente( § 1. Il tipo di «bene» in gioco e la dose di intervento pubblico che serve a correggerne e sostenerne il «mercato» - § 2. Supporti teorici, obiettivi reali e costi delle riforme che nell’ultimo ventennio ne hanno condizionato la «fornitura» in Italia - § 3. Quali «materie prime» occorrono per produrre laicità civile e libertà religiosa, dove se ne trovano i giacimenti e quale ampiezza ha il mercato interessato a procurarsele). La tesi a cui il lavoro offre un contributo approfondito è quella secondo la quale le garanzie assicurate alla laicità civile ed alla libertà religiosa all’interno dell’ordine profano dovrebbero essere considerate un «bene pubblico» e ricondotte, più specificamente, alle categorie dei «beni meritori» (come la c.d. scuola dell’obbligo) e dei «beni pubblici internazionali» o «dell’umanità» (come quelli richiesti e forniti dalle comunità ultranazionali per la tutela dell’ambiente globale o della sicurezza o della stabilità economica mondiali). L’utilità dell’operazione mirata a ricondurre la fornitura dei beni immateriali laicità civile e libertà religiosa all’interno di una nozione di «ambiente in senso ampio», inteso come spazio reso o mantenuto favorevole alla migliore crescita, non soltanto fisica ma anche spirituale, di quanti lo popolano, viene tuttavia nel lavoro accuratamente sganciata da quella visione paternalista dell’attività pubblica che appare sempre meno convincente perché irrispettosa delle “preferenze dei consumatori”, e ricondotta molto più cautamente all’esistenza oggettiva di talune “esternalità”, risultando così alla fine ben ancorata, da una parte, all’esigenza di ridistribuire equamente risorse che il mercato di tipo concorrenziale ha distribuito in modo sperequato, e d’altra parte, all’esigenza di prendere sufficienti precauzioni contro l’alto rischio che gli individui possano compiere, sotto la spinta del fervore religioso, azioni gravemente autolesive (cioè, contrarie al proprio interesse) destinate a comportare un onere (anche) per la collettività. Da tale punto di vista, il lavoro offre un contributo nuovo significativo alla teorizzazione del paternalismo per così dire precauzionale avviata dagli studi di autorevoli giuristi ed economisti americani come Guido Calabresi e J. E. Stiglitz.

Le garanzie della laicità civile e della libertà religiosa nella tensione fra globalismo e federalismo

DOMIANELLO, Rosaria Maria
2007-01-01

Abstract

Il lavoro affronta in modo originale il tema delicato ed attualissimo delle garanzie di laicità civile e libertà religiosa nella tensione fra globalismo e federalismo, in quanto all’impostazione consueta e più diffusa di tipo storico/antropologico/sociologico/filosofico utilizzata di solito per discutere in generale dell’approccio al fenomeno religioso preferisce una non del tutto nuova, ma di sicuro in Italia meno scontata e meno diffusa impostazione del tema in chiave giuridico/economica, e, più precisamente, in termini di economia del settore pubblico. Dal sommario dei §§ in cui si articola il lavoro tale impostazione si evidenzia chiaramente( § 1. Il tipo di «bene» in gioco e la dose di intervento pubblico che serve a correggerne e sostenerne il «mercato» - § 2. Supporti teorici, obiettivi reali e costi delle riforme che nell’ultimo ventennio ne hanno condizionato la «fornitura» in Italia - § 3. Quali «materie prime» occorrono per produrre laicità civile e libertà religiosa, dove se ne trovano i giacimenti e quale ampiezza ha il mercato interessato a procurarsele). La tesi a cui il lavoro offre un contributo approfondito è quella secondo la quale le garanzie assicurate alla laicità civile ed alla libertà religiosa all’interno dell’ordine profano dovrebbero essere considerate un «bene pubblico» e ricondotte, più specificamente, alle categorie dei «beni meritori» (come la c.d. scuola dell’obbligo) e dei «beni pubblici internazionali» o «dell’umanità» (come quelli richiesti e forniti dalle comunità ultranazionali per la tutela dell’ambiente globale o della sicurezza o della stabilità economica mondiali). L’utilità dell’operazione mirata a ricondurre la fornitura dei beni immateriali laicità civile e libertà religiosa all’interno di una nozione di «ambiente in senso ampio», inteso come spazio reso o mantenuto favorevole alla migliore crescita, non soltanto fisica ma anche spirituale, di quanti lo popolano, viene tuttavia nel lavoro accuratamente sganciata da quella visione paternalista dell’attività pubblica che appare sempre meno convincente perché irrispettosa delle “preferenze dei consumatori”, e ricondotta molto più cautamente all’esistenza oggettiva di talune “esternalità”, risultando così alla fine ben ancorata, da una parte, all’esigenza di ridistribuire equamente risorse che il mercato di tipo concorrenziale ha distribuito in modo sperequato, e d’altra parte, all’esigenza di prendere sufficienti precauzioni contro l’alto rischio che gli individui possano compiere, sotto la spinta del fervore religioso, azioni gravemente autolesive (cioè, contrarie al proprio interesse) destinate a comportare un onere (anche) per la collettività. Da tale punto di vista, il lavoro offre un contributo nuovo significativo alla teorizzazione del paternalismo per così dire precauzionale avviata dagli studi di autorevoli giuristi ed economisti americani come Guido Calabresi e J. E. Stiglitz.
2007
9788873952305
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