L’individuazione di nuove formule organizzative mediante le quali conseguire un più elevato livello di coordinamento e di integrazione tra le aziende coinvolte, a vario livello, nella gestione di servizi di assistenza sanitaria ha suscitato, negli ultimi anni, notevole interesse da parte degli studiosi di management e degli operatori direttamente impegnati in tali attività. Le significative esperienze maturate in questo campo in altri paesi europei e, soprattutto, negli Stati Uniti, congiuntamente alle rinnovate esigenze determinate dalla continua evoluzione dei processi clinico-assistenziali, inducono a ritenere che anche nel nostro paese esistano le condizioni per l’implementazione, nel sistema sanitario, di modelli organizzativi di tipo reticolare. L’approccio in questione, evidentemente, non è nuovo nell’ambito delle discipline economico-aziendali, ed in particolare delle teorie organizzative, laddove il tema delle reti rappresenta da anni un filone di studi di grande rilievo. Nel contesto specifico, tuttavia, esso sembra destinato a ricevere un nuovo e rilevante impulso proprio in ragione delle tendenze evolutive che sono state rappresentate nel corso di questo scritto. Esse, infatti, hanno determinato una profonda riconfigurazione delle dinamiche relazionali interne al sistema sanitario, innalzando significativamente il livello di interdipendenza intercorrente tra le aziende in esso operanti. L’elevato grado di disomogeneità che caratterizza tanto gli attori quanto le prestazioni da essi rese nell’ambito del sistema di offerta sanitaria, rende necessario il ricorso a forme di coordinamento che consentano di innalzare il livello di efficienza delle singole aziende e, in un’ottica più ampia, dell’intero sistema. Spostando l’oggetto specifico di osservazione sulle dinamiche relazionali, appare pertanto possibile reintepretare in chiave interaziendale la gestione di processi che si caratterizzano per l’elevato livello di specificità e per la reciproca funzionalità delle singole fasi che li compongono. Nella prospettiva aziendale, per altro verso, il management è chiamato ad individuare formule gestionali che, in chiave strategica, prevedano la possibilità del ricorso a relazioni di tipo collaborativo con gli altri attori del sistema. In un simile scenario, possono concretamente realizzarsi formule aggregative con caratteristiche e conformazioni specifiche sensibilmente diverse, nell’ambito delle quali le relazioni tra le singole “unità” possono assumere intensità e direzioni distinte oltre che contenuti specifici disomogenei. Nell’ambito delle molteplici configurazioni a tal fine ipotizzabili, ci si è soffermati in modo particolare su due fattispecie ritenute meritevoli di particolare attenzione: • la prima è stata individuata con riferimento al complesso dei soggetti che, congiuntamente, concorrono a configurare l’offerta dei servizi sanitari riconducibile ad un’area territoriale geograficamente definita. In questo caso si è fatto riferimento al concetto di sistema integrato di offerta nella sanità locale, sottolineando con questa espressione la necessità dell’implementazione di modelli organizzativi che consentano, attraverso la simultanea introduzione di meccanismi di collaborazione interaziendale di tipo orizzontale e verticale, di riconfigurare in chiave sistemica i processi decisionali di competenza di una pluralità di soggetti istituzionalmente autonomi. Una simile impostazione, grazie alla possibilità di gestire in ottica unitaria la fungibilità e la complementarietà dei servizi offerti, mira al simultaneo raggiungimento di obiettivi di efficienza gestionale e di efficacia assistenziale; • una seconda ipotesi (a sua volta variamente configurabile), per la quale la “contestualizzazione” territoriale non si pone come requisito qualificante, concerne le forme aggregative che coinvolgono soggetti operanti al medesimo livello della “filiera” assistenziale. In questo secondo caso, l’attenzione viene prioritariamente rivolta al profilo dell’efficienza, da perseguirsi prevalentemente attraverso il conseguimento, in varia forma, di economie di dimensione. È evidente come l’implementazione di simili modelli, finalizzati a governare contemporaneamente fenomeni di “integrazione” e di “specializzazione”, presenti non poche difficoltà sul piano gestionale ed organizzativo. L’approccio reticolare, d’altro canto, proprio per la flessibilità che lo caratterizza, appare il più idoneo rispetto alle esigenze di rinnovamento della sanità italiana. Nel caso specifico, inoltre, la prevalente caratterizzazione pubblica del nostro sistema sanitario pone l’esigenza di profondi e radicali cambiamenti di ordine culturale, peraltro già introdotti, almeno formalmente, con i decreti di riforma degli anni novanta. In questo senso risulterà determinante la capacità, da parte del management delle aziende sanitarie, di “fare sistema”, reimpostando in termini diversi e collaborativi i rapporti con gli altri attori, pubblici e privati, che, nel medesimo contesto, sono coinvolti nell'attività di produzione/erogazione di servizi assistenziali.

Dalla Competizione alla collaborazione. Nuovi modelli per la gestione dei servizi sanitari

BARRESI, Gustavo
2005-01-01

Abstract

L’individuazione di nuove formule organizzative mediante le quali conseguire un più elevato livello di coordinamento e di integrazione tra le aziende coinvolte, a vario livello, nella gestione di servizi di assistenza sanitaria ha suscitato, negli ultimi anni, notevole interesse da parte degli studiosi di management e degli operatori direttamente impegnati in tali attività. Le significative esperienze maturate in questo campo in altri paesi europei e, soprattutto, negli Stati Uniti, congiuntamente alle rinnovate esigenze determinate dalla continua evoluzione dei processi clinico-assistenziali, inducono a ritenere che anche nel nostro paese esistano le condizioni per l’implementazione, nel sistema sanitario, di modelli organizzativi di tipo reticolare. L’approccio in questione, evidentemente, non è nuovo nell’ambito delle discipline economico-aziendali, ed in particolare delle teorie organizzative, laddove il tema delle reti rappresenta da anni un filone di studi di grande rilievo. Nel contesto specifico, tuttavia, esso sembra destinato a ricevere un nuovo e rilevante impulso proprio in ragione delle tendenze evolutive che sono state rappresentate nel corso di questo scritto. Esse, infatti, hanno determinato una profonda riconfigurazione delle dinamiche relazionali interne al sistema sanitario, innalzando significativamente il livello di interdipendenza intercorrente tra le aziende in esso operanti. L’elevato grado di disomogeneità che caratterizza tanto gli attori quanto le prestazioni da essi rese nell’ambito del sistema di offerta sanitaria, rende necessario il ricorso a forme di coordinamento che consentano di innalzare il livello di efficienza delle singole aziende e, in un’ottica più ampia, dell’intero sistema. Spostando l’oggetto specifico di osservazione sulle dinamiche relazionali, appare pertanto possibile reintepretare in chiave interaziendale la gestione di processi che si caratterizzano per l’elevato livello di specificità e per la reciproca funzionalità delle singole fasi che li compongono. Nella prospettiva aziendale, per altro verso, il management è chiamato ad individuare formule gestionali che, in chiave strategica, prevedano la possibilità del ricorso a relazioni di tipo collaborativo con gli altri attori del sistema. In un simile scenario, possono concretamente realizzarsi formule aggregative con caratteristiche e conformazioni specifiche sensibilmente diverse, nell’ambito delle quali le relazioni tra le singole “unità” possono assumere intensità e direzioni distinte oltre che contenuti specifici disomogenei. Nell’ambito delle molteplici configurazioni a tal fine ipotizzabili, ci si è soffermati in modo particolare su due fattispecie ritenute meritevoli di particolare attenzione: • la prima è stata individuata con riferimento al complesso dei soggetti che, congiuntamente, concorrono a configurare l’offerta dei servizi sanitari riconducibile ad un’area territoriale geograficamente definita. In questo caso si è fatto riferimento al concetto di sistema integrato di offerta nella sanità locale, sottolineando con questa espressione la necessità dell’implementazione di modelli organizzativi che consentano, attraverso la simultanea introduzione di meccanismi di collaborazione interaziendale di tipo orizzontale e verticale, di riconfigurare in chiave sistemica i processi decisionali di competenza di una pluralità di soggetti istituzionalmente autonomi. Una simile impostazione, grazie alla possibilità di gestire in ottica unitaria la fungibilità e la complementarietà dei servizi offerti, mira al simultaneo raggiungimento di obiettivi di efficienza gestionale e di efficacia assistenziale; • una seconda ipotesi (a sua volta variamente configurabile), per la quale la “contestualizzazione” territoriale non si pone come requisito qualificante, concerne le forme aggregative che coinvolgono soggetti operanti al medesimo livello della “filiera” assistenziale. In questo secondo caso, l’attenzione viene prioritariamente rivolta al profilo dell’efficienza, da perseguirsi prevalentemente attraverso il conseguimento, in varia forma, di economie di dimensione. È evidente come l’implementazione di simili modelli, finalizzati a governare contemporaneamente fenomeni di “integrazione” e di “specializzazione”, presenti non poche difficoltà sul piano gestionale ed organizzativo. L’approccio reticolare, d’altro canto, proprio per la flessibilità che lo caratterizza, appare il più idoneo rispetto alle esigenze di rinnovamento della sanità italiana. Nel caso specifico, inoltre, la prevalente caratterizzazione pubblica del nostro sistema sanitario pone l’esigenza di profondi e radicali cambiamenti di ordine culturale, peraltro già introdotti, almeno formalmente, con i decreti di riforma degli anni novanta. In questo senso risulterà determinante la capacità, da parte del management delle aziende sanitarie, di “fare sistema”, reimpostando in termini diversi e collaborativi i rapporti con gli altri attori, pubblici e privati, che, nel medesimo contesto, sono coinvolti nell'attività di produzione/erogazione di servizi assistenziali.
2005
Collana di studi e ricerche del Dipartimento di Discipline Economico-Aziendali dell'Università di Messina. Volume n.24
9788834856017
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