Il lavoro costituisce commento alla prima pronuncia giurisprudenziale (Trib. Latina, 24 ottobre 2006, n. 1725) successiva all’entrata in vigore della L. 24 febbraio 2006, n. 85, che ha modificato, tra gli altri, i delitti contro il sentimento religioso. L’analisi offre lo spunto per una ricognizione critica “a tutto campo” delle tematiche tradizionalmente connesse alle dimensioni costituzional-penalistiche dei reati di vilipendio religioso, con particolare approfondimento del ruolo del free speach, irrinunciabile, perché in certa misura “fondante” in una società plurale e aperta. Dopo aver analizzato i rapporti tra vilipendio religioso e libertà di manifestazione del pensiero, l’autore si sofferma sulle nuove coordinate penalistiche del vilipendio di ministri di culto, avuto particolare riguardo alle scelte del legislatore in ordine all’oggettività giuridica dell’art. 403 c.p.; per soffermarsi, infine, su fondamento e limiti del diritto di satira in materia religiosa. I risultati dell’indagine vengono, quindi, applicati all’esame critico della decisione giurisprudenziale, del quale si evidenzia il discutibile iter logico-argomentativo, che anziché fare leva sulle estrinsecazioni costituzionali della condotta incriminata, si rifugia nella deludente esclusione del vilipendio per difetto di dolo.

Vilipendio religioso e satira: "nuove" incriminazioni e "nuove" soluzioni giurisprudenziali.

SIRACUSANO, Placido
2007-01-01

Abstract

Il lavoro costituisce commento alla prima pronuncia giurisprudenziale (Trib. Latina, 24 ottobre 2006, n. 1725) successiva all’entrata in vigore della L. 24 febbraio 2006, n. 85, che ha modificato, tra gli altri, i delitti contro il sentimento religioso. L’analisi offre lo spunto per una ricognizione critica “a tutto campo” delle tematiche tradizionalmente connesse alle dimensioni costituzional-penalistiche dei reati di vilipendio religioso, con particolare approfondimento del ruolo del free speach, irrinunciabile, perché in certa misura “fondante” in una società plurale e aperta. Dopo aver analizzato i rapporti tra vilipendio religioso e libertà di manifestazione del pensiero, l’autore si sofferma sulle nuove coordinate penalistiche del vilipendio di ministri di culto, avuto particolare riguardo alle scelte del legislatore in ordine all’oggettività giuridica dell’art. 403 c.p.; per soffermarsi, infine, su fondamento e limiti del diritto di satira in materia religiosa. I risultati dell’indagine vengono, quindi, applicati all’esame critico della decisione giurisprudenziale, del quale si evidenzia il discutibile iter logico-argomentativo, che anziché fare leva sulle estrinsecazioni costituzionali della condotta incriminata, si rifugia nella deludente esclusione del vilipendio per difetto di dolo.
2007
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