Lo studio si propone di sviluppare alcune riflessioni in merito al ruolo e alle prerogative che il Codice dei contratti pubblici (d. lgs. 163/2006) riconosce alla P.A. nell’ambito del rapporto di concessione di costruzione e gestione, considerato come base tecnico-giuridica del più complesso istituto del project financing. Più in particolare, viene esaminata la disciplina in materia di ius variandi della P.A. concedente, di gestione delle sopravvenienze e di rimedi contrattuali (risoluzione del rapporto concessorio per inadempimento del concedente e revoca della concessione per motivi di pubblico interesse), allo scopo di verificare se, così come strutturata, la vigente normativa soddisfi realmente la pretesa di agevolare l’afflusso di risorse private verso il settore pubblico. L’indagine mette in luce, da un lato, una posizione di debolezza del concessionario, i cui interessi, malgrado l’ipotetica pariteticità tra le parti del rapporto di concessione, possono risultare, per alcuni aspetti, eccessivamente sacrificati rispetto all’interesse pubblico; dall’altro, l’esistenza di diversi problemi interpretativi ed applicativi, inconciliabili con la necessità di garantire stabilità e certezza giuridica ad un’operazione che, per sua natura, implica un notevole sforzo organizzativo ed economico, unito ad una forte componente di rischiosità. Atteso che tali criticità possono contribuire a disincentivare il ricorso, ancora assai limitato, alla finanza di progetto, si osserva come esse siano il frutto del difficile connubio tra le esigenze proprie di una figura nata dalla prassi degli affari e del commercio internazionale (necessitante, come tale, di un alto grado di elasticità e di versatilità, conseguibile solo attraverso un ampio ricorso all’autonomia negoziale) e le rigide regole, sostanziali e procedurali, tipiche del diritto amministrativo (che non sempre sembrano garantire quella parità effettiva di posizioni e quella flessibilità che il project financing richiede). Sul piano generale, dunque, si auspica che alla finanza di progetto possa essere conferita una maggiore duttilità, affinché i rapporti tra le parti possano essere modulati, quanto più possibile, secondo le rispettive esigenze; per quanto concerne specificamente, invece, il regime giuridico delle sopravvenienze contrattuali, della risoluzione e della revoca della concessione, è necessario eliminare dai testi normativi quelle ambiguità che, traducendosi in potenziali svantaggi per il concessionario, possono concorrere a scoraggiare l’iniziativa privata nel settore dei lavori pubblici.

Project financing e prerogative della P.A. nel rapporto di concessione di costruzione e gestione.

CIRAOLO, Francesco
2008-01-01

Abstract

Lo studio si propone di sviluppare alcune riflessioni in merito al ruolo e alle prerogative che il Codice dei contratti pubblici (d. lgs. 163/2006) riconosce alla P.A. nell’ambito del rapporto di concessione di costruzione e gestione, considerato come base tecnico-giuridica del più complesso istituto del project financing. Più in particolare, viene esaminata la disciplina in materia di ius variandi della P.A. concedente, di gestione delle sopravvenienze e di rimedi contrattuali (risoluzione del rapporto concessorio per inadempimento del concedente e revoca della concessione per motivi di pubblico interesse), allo scopo di verificare se, così come strutturata, la vigente normativa soddisfi realmente la pretesa di agevolare l’afflusso di risorse private verso il settore pubblico. L’indagine mette in luce, da un lato, una posizione di debolezza del concessionario, i cui interessi, malgrado l’ipotetica pariteticità tra le parti del rapporto di concessione, possono risultare, per alcuni aspetti, eccessivamente sacrificati rispetto all’interesse pubblico; dall’altro, l’esistenza di diversi problemi interpretativi ed applicativi, inconciliabili con la necessità di garantire stabilità e certezza giuridica ad un’operazione che, per sua natura, implica un notevole sforzo organizzativo ed economico, unito ad una forte componente di rischiosità. Atteso che tali criticità possono contribuire a disincentivare il ricorso, ancora assai limitato, alla finanza di progetto, si osserva come esse siano il frutto del difficile connubio tra le esigenze proprie di una figura nata dalla prassi degli affari e del commercio internazionale (necessitante, come tale, di un alto grado di elasticità e di versatilità, conseguibile solo attraverso un ampio ricorso all’autonomia negoziale) e le rigide regole, sostanziali e procedurali, tipiche del diritto amministrativo (che non sempre sembrano garantire quella parità effettiva di posizioni e quella flessibilità che il project financing richiede). Sul piano generale, dunque, si auspica che alla finanza di progetto possa essere conferita una maggiore duttilità, affinché i rapporti tra le parti possano essere modulati, quanto più possibile, secondo le rispettive esigenze; per quanto concerne specificamente, invece, il regime giuridico delle sopravvenienze contrattuali, della risoluzione e della revoca della concessione, è necessario eliminare dai testi normativi quelle ambiguità che, traducendosi in potenziali svantaggi per il concessionario, possono concorrere a scoraggiare l’iniziativa privata nel settore dei lavori pubblici.
2008
9788813281168
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