Prendendo le mosse da pensatori come Schmitt, Heidegger, Freud, Levinas, Nancy, Derrida si è cercato di individuare due fondamentali paradigmi attraverso i quali è possibile pensare l’altro, l’Estraneo, lo Straniero: l’ostilità e l’ospitalità. A partire dalla loro comune radice etimologica, questi due termini indicano due opposte modalità di relazione con l’altro: l’ostilità considera l’altro come il nemico contro cui combattere, per il semplice fatto che lo si sente minaccioso nei confronti della propria presunta identità; l’ospitalità, invece, sta indicare quella apertura e accoglienza nei confronti dell’altro che allude – ancor prima di qualunque scelta etica o politica – allo statuto stesso dell’umano in quanto originariamente plurale e co-esistente, originariamente esposto all’altro. Se per Schmitt, come già per Hobbes, l’ostilità è ciò che struttura le relazioni umane, per Levinas, come per Derrida, l’ospitalità, invece, ne denuncia l’originaria quanto ineludibile apertura, rispetto alla quale ogni chiusura non può che essere successiva. Ne scaturisce un particolare modo di intendere la comunità, l’essere-in-comune gli uni con gli altri che in questi ultimi anni è stato al centro di un vivace dibattito, soprattutto in area francese (Blanchot, Nancy, Derrida) e italiana (Esposito).

L'Estraneo. Ostilità e ospitalità nel pensiero del Novecento

RESTA, Caterina
2008-01-01

Abstract

Prendendo le mosse da pensatori come Schmitt, Heidegger, Freud, Levinas, Nancy, Derrida si è cercato di individuare due fondamentali paradigmi attraverso i quali è possibile pensare l’altro, l’Estraneo, lo Straniero: l’ostilità e l’ospitalità. A partire dalla loro comune radice etimologica, questi due termini indicano due opposte modalità di relazione con l’altro: l’ostilità considera l’altro come il nemico contro cui combattere, per il semplice fatto che lo si sente minaccioso nei confronti della propria presunta identità; l’ospitalità, invece, sta indicare quella apertura e accoglienza nei confronti dell’altro che allude – ancor prima di qualunque scelta etica o politica – allo statuto stesso dell’umano in quanto originariamente plurale e co-esistente, originariamente esposto all’altro. Se per Schmitt, come già per Hobbes, l’ostilità è ciò che struttura le relazioni umane, per Levinas, come per Derrida, l’ospitalità, invece, ne denuncia l’originaria quanto ineludibile apertura, rispetto alla quale ogni chiusura non può che essere successiva. Ne scaturisce un particolare modo di intendere la comunità, l’essere-in-comune gli uni con gli altri che in questi ultimi anni è stato al centro di un vivace dibattito, soprattutto in area francese (Blanchot, Nancy, Derrida) e italiana (Esposito).
2008
Università
9788870187229
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