Il volume si propone di tracciare un ritratto della prima generazione italiana, quella degli attuali 12-14enni, post-rivoluzione digitale. Una fascia di attori sociali ai quali è stata associata soprattutto l’etichetta del bullismo che, in realtà, finisce con il mascherare due elementi assai rilevanti. Innanzitutto, lo stesso fenomeno del bullismo appare una novità solo in chiave terminologica, visto che determinate pratiche erano tipiche anche di altre generazioni. La differenza sostanziale, quindi, non riguarda la tipologia degli episodi, ma il loro significato profondo, visto che essi sottendono – è questo, in effetti, l’elemento veramente originale – la riconfigurazione del concetto di trasgressione: tutto ciò li rende, pertanto, maggiormente visibili e ci fa percepire, in modo fittizio, una crescita del fenomeno. In secondo luogo, la connotazione generalmente negativa di tale generazione, fa passare in secondo piano una serie di capacità e abilità sviluppate dai “digitali nativi”, di fronte alle quali le generazioni precedenti appaiono impreparate e, in alcuni casi, timorose per la mancanza di strumenti di controllo. Al fine di sviluppare tali argomentazioni, il volume è suddiviso in tre parti: la prima (da dove vengono) riguarda la generazione alla quale appartengono i genitori di bulli e pupe. Ricostruendo il contesto socioculturale nel quale sono nati e cresciuti, si cerca, infatti, di indagare sui rituali di socializzazione e trasmissione degli universi valoriali, dei quali sono stati protagonisti nei confronti dei propri figli. La seconda (chi sono), invece, prova a disegnare l’identikit di bulli e pupe, mettendo in risalto i loro gusti, le loro pratiche di socializzazione e alcuni fenomeni di autorappresentazione che, a volte, creano meccanismi di distorsione nella rappresentazione mediatica. La terza (dove vanno), invece, mette in luce quelle capacità tipiche dei “digitali nativi”, connesse alle logiche della multimedialità e dell’interattività. L’analisi, naturalmente, in ogni fase risulta strettamente agganciata ai processi di industrializzazione culturale nel nostro Paese, basandosi sull’assunto secondo cui proprio i media costituiscono una delle agenzie di socializzazione principali per le nuove generazioni.

Bulli, pupe e videofonini

CENTORRINO, Marco
2008-01-01

Abstract

Il volume si propone di tracciare un ritratto della prima generazione italiana, quella degli attuali 12-14enni, post-rivoluzione digitale. Una fascia di attori sociali ai quali è stata associata soprattutto l’etichetta del bullismo che, in realtà, finisce con il mascherare due elementi assai rilevanti. Innanzitutto, lo stesso fenomeno del bullismo appare una novità solo in chiave terminologica, visto che determinate pratiche erano tipiche anche di altre generazioni. La differenza sostanziale, quindi, non riguarda la tipologia degli episodi, ma il loro significato profondo, visto che essi sottendono – è questo, in effetti, l’elemento veramente originale – la riconfigurazione del concetto di trasgressione: tutto ciò li rende, pertanto, maggiormente visibili e ci fa percepire, in modo fittizio, una crescita del fenomeno. In secondo luogo, la connotazione generalmente negativa di tale generazione, fa passare in secondo piano una serie di capacità e abilità sviluppate dai “digitali nativi”, di fronte alle quali le generazioni precedenti appaiono impreparate e, in alcuni casi, timorose per la mancanza di strumenti di controllo. Al fine di sviluppare tali argomentazioni, il volume è suddiviso in tre parti: la prima (da dove vengono) riguarda la generazione alla quale appartengono i genitori di bulli e pupe. Ricostruendo il contesto socioculturale nel quale sono nati e cresciuti, si cerca, infatti, di indagare sui rituali di socializzazione e trasmissione degli universi valoriali, dei quali sono stati protagonisti nei confronti dei propri figli. La seconda (chi sono), invece, prova a disegnare l’identikit di bulli e pupe, mettendo in risalto i loro gusti, le loro pratiche di socializzazione e alcuni fenomeni di autorappresentazione che, a volte, creano meccanismi di distorsione nella rappresentazione mediatica. La terza (dove vanno), invece, mette in luce quelle capacità tipiche dei “digitali nativi”, connesse alle logiche della multimedialità e dell’interattività. L’analisi, naturalmente, in ogni fase risulta strettamente agganciata ai processi di industrializzazione culturale nel nostro Paese, basandosi sull’assunto secondo cui proprio i media costituiscono una delle agenzie di socializzazione principali per le nuove generazioni.
2008
Officina dei media
9788877965066
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