La nozione di errore in diritto penale è tanto complessa da essere irriducibile sia ad un’unitaria dimensione semantica che ad un’omogenea considerazione dogmatica. Sul piano semantico, infatti, errore è una falsa rappresentazione della realtà. Come tale, esso dovrebbe essere distinguibile dal contiguo fenomeno dell’ignoranza, che presuppone invece l’assenza di qualunque rappresentazione. Ma una separata valutazione (concettuale e giuridica) di errore ed ignoranza è in effetti impossibile alla stregua dei numerosi dati normativi ‘interferenti’ a nostra disposizione: si pensi alla sovrapposizione tra ignoranza ed errore sulla legge penale, o ancora al problema dell’errore/ignoranza sull’età del soggetto passivo nei delitti contro la libertà sessuale. Implicando la falsa rappresentazione di un elemento costitutivo del fatto tipico, l’errore rappresenta la naturale antitesi del dolo, ovvero il difetto originario e non emendabile di una sua componente fondamentale. Ma anche questa considerazione è in sé solo parzialmente esatta: essa infatti non tiene conto né dei rapporti tra dolo e colpevolezza, che determinano nella prassi una considerazione giuridica più severa dei casi di error iuris, né della possibile rilevanza di un errore nella fase esecutiva del reato, dove si registra piuttosto una discrasia – ritenuta irrilevante dal nostro art. 82 c.p. – tra dimensione astratta e concreta dell’elemento psicologico. La ricognizione generale sull’errore effettuata nel contributo recupera le classificazioni gradualmente consolidatesi in dottrina e in giurisprudenza, che si snodano sul solco della più generale bipartizione tra errore motivo ed errore inabilità. Sul primo versante vengono analizzati gli snodi critici legati all’interpretazione degli artt. 47 e 48 c.p., con particolare attenzione alla dimensione applicativa dell’errore su elementi normativi di fattispecie. Sul secondo versante, invece, lo studio ripercorre le intricate relazioni tra le ipotesi di reato aberrante previste dagli artt. 82 e 83 c.p. e il canone del versari in re illicita.

L'errore sul fatto e il reato aberrante

RISICATO, Lucia
2010-01-01

Abstract

La nozione di errore in diritto penale è tanto complessa da essere irriducibile sia ad un’unitaria dimensione semantica che ad un’omogenea considerazione dogmatica. Sul piano semantico, infatti, errore è una falsa rappresentazione della realtà. Come tale, esso dovrebbe essere distinguibile dal contiguo fenomeno dell’ignoranza, che presuppone invece l’assenza di qualunque rappresentazione. Ma una separata valutazione (concettuale e giuridica) di errore ed ignoranza è in effetti impossibile alla stregua dei numerosi dati normativi ‘interferenti’ a nostra disposizione: si pensi alla sovrapposizione tra ignoranza ed errore sulla legge penale, o ancora al problema dell’errore/ignoranza sull’età del soggetto passivo nei delitti contro la libertà sessuale. Implicando la falsa rappresentazione di un elemento costitutivo del fatto tipico, l’errore rappresenta la naturale antitesi del dolo, ovvero il difetto originario e non emendabile di una sua componente fondamentale. Ma anche questa considerazione è in sé solo parzialmente esatta: essa infatti non tiene conto né dei rapporti tra dolo e colpevolezza, che determinano nella prassi una considerazione giuridica più severa dei casi di error iuris, né della possibile rilevanza di un errore nella fase esecutiva del reato, dove si registra piuttosto una discrasia – ritenuta irrilevante dal nostro art. 82 c.p. – tra dimensione astratta e concreta dell’elemento psicologico. La ricognizione generale sull’errore effettuata nel contributo recupera le classificazioni gradualmente consolidatesi in dottrina e in giurisprudenza, che si snodano sul solco della più generale bipartizione tra errore motivo ed errore inabilità. Sul primo versante vengono analizzati gli snodi critici legati all’interpretazione degli artt. 47 e 48 c.p., con particolare attenzione alla dimensione applicativa dell’errore su elementi normativi di fattispecie. Sul secondo versante, invece, lo studio ripercorre le intricate relazioni tra le ipotesi di reato aberrante previste dagli artt. 82 e 83 c.p. e il canone del versari in re illicita.
2010
978-88-348-0926-6
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