Nell’articolo" L’ “allocuzione inversa” nell’italiano meridionale: una chiave interpretativa in base ai modelli pragmatici e cibernetici della comunicazione linguistica" si analizza il fenomeno, nell’italiano regionale meridionale, dell’ “allocuzione inversa”(A.I.), una particolare modalità allocutiva, collocata per lo più alla fine di un enunciato, in cui il parlante (in genere un familiare: padre/madre, zio/zia/ ecc.) si rivolge affettuosamente all’interlocutore nominando se stesso (ad es. in Sicilia, la madre al figlio: mangia, a mamma ). Questo studio è stato condotto, secondo i metodi della ricerca sociolinguistica, in alcuni comuni del Sud Italia, in particolare in Sicilia, dove il costrutto è ancora molto vitale. La ricerca ha un duplice taglio, pragmatico e cibernetico. Da un lato infatti, per lo studio dell’A.I., si è tenuto conto dell’aspetto pragmatico, in quanto le scelte linguistiche dell’emittente, unite alla prosodia, producono effetti di azione e regolazione comportamentale sul destinatario; inoltre la pragmatica mira all’analisi, al di là del suo significato letterale, del senso implicito dell’enunciato, che qui si approfondisce. Per l’analisi del fenomeno sono stati applicati inoltre i principi del modello cibernetico della comunicazione: le dinamiche di “circolarità” che stanno alla base dell’uso dell’A.I. determinano continui ‘aggiustamenti’ linguistico - comunicativi, in quanto i feedback che seguono ad ogni atto linguistico operano un “rinforzo” o una “retroazione” che riducono lo scarto fra gli effetti dell’atto comunicativo e i reali obiettivi che il parlante intende raggiungere. L’allocuzione inversa viene qui inquadrata in un tipo di interazione “metacomplementare” e interpretata, non in base a un modello performativo, come alcuni sostengono, ma come un’ “apposizione” al nome dell’interlocutore, a cui il parlante si rivolge. Tale apposizione/allocuzione ( es. a mamma ‘la mamma’) presuppone come antecedente il nome “coreferenziale” del destinatario, talora espresso all’inizio della frase, ma in genere sottinteso. Si ha una sorta di fusione di identità fra gli interagenti come se entrambi, in simbiosi affettiva, partecipassero simultaneamente alla stessa azione.

L’“allocuzione inversa” nell’italiano meridionale: una chiave interpretativa in base ai modelli pragmatici e cibernetici della comunicazione linguistica

ABBATE, Lucia
2010-01-01

Abstract

Nell’articolo" L’ “allocuzione inversa” nell’italiano meridionale: una chiave interpretativa in base ai modelli pragmatici e cibernetici della comunicazione linguistica" si analizza il fenomeno, nell’italiano regionale meridionale, dell’ “allocuzione inversa”(A.I.), una particolare modalità allocutiva, collocata per lo più alla fine di un enunciato, in cui il parlante (in genere un familiare: padre/madre, zio/zia/ ecc.) si rivolge affettuosamente all’interlocutore nominando se stesso (ad es. in Sicilia, la madre al figlio: mangia, a mamma ). Questo studio è stato condotto, secondo i metodi della ricerca sociolinguistica, in alcuni comuni del Sud Italia, in particolare in Sicilia, dove il costrutto è ancora molto vitale. La ricerca ha un duplice taglio, pragmatico e cibernetico. Da un lato infatti, per lo studio dell’A.I., si è tenuto conto dell’aspetto pragmatico, in quanto le scelte linguistiche dell’emittente, unite alla prosodia, producono effetti di azione e regolazione comportamentale sul destinatario; inoltre la pragmatica mira all’analisi, al di là del suo significato letterale, del senso implicito dell’enunciato, che qui si approfondisce. Per l’analisi del fenomeno sono stati applicati inoltre i principi del modello cibernetico della comunicazione: le dinamiche di “circolarità” che stanno alla base dell’uso dell’A.I. determinano continui ‘aggiustamenti’ linguistico - comunicativi, in quanto i feedback che seguono ad ogni atto linguistico operano un “rinforzo” o una “retroazione” che riducono lo scarto fra gli effetti dell’atto comunicativo e i reali obiettivi che il parlante intende raggiungere. L’allocuzione inversa viene qui inquadrata in un tipo di interazione “metacomplementare” e interpretata, non in base a un modello performativo, come alcuni sostengono, ma come un’ “apposizione” al nome dell’interlocutore, a cui il parlante si rivolge. Tale apposizione/allocuzione ( es. a mamma ‘la mamma’) presuppone come antecedente il nome “coreferenziale” del destinatario, talora espresso all’inizio della frase, ma in genere sottinteso. Si ha una sorta di fusione di identità fra gli interagenti come se entrambi, in simbiosi affettiva, partecipassero simultaneamente alla stessa azione.
2010
9788895044835
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