L’importanza della scelta della raffigurazione del seggio nell’immaginario romano è evidente dalla frequenza dell’impiego sui coni monetali di età repubblicana di seggi vuoti, il cui significato doveva essere pertanto altamente simbolico. La valenza dell’immagine del seggio si esplica proprio nella simbologia della carica, di cui esso rappresenta come una ‘metonimia’, e conseguentemente nella definizione del ruolo del soggetto titolare del seggio stesso. E, secondo noi, è sicuramente questa la chiave di lettura dell’iconografia del seggio, qualsiasi esso sia, in assenza ‘materiale’ del personaggio a cui esso idealmente si ricollega. Il subsellium - identificabile, secondo noi con assoluta sicurezza, sui denari di C. Sulpicio Platorino - sembra assumere, in relazione all’esercizio del potere, la valenza di una ‘celebrazione figurativa’ dell’assunzione di quello che probabilmente per Augusto era uno dei poteri di maggior valore tra le prerogative da lui possedute, cioè della tribunicia potestas (Tac. Ann. 1,2: summum fastigium). La moneta di Augusto e Agrippa seduti su seggi uguali (subsellia) può alludere ad un ruolo paritario e servire da forte argomentazione per i fautori di un potere condiviso tra i due personaggi (Tac. Ann. III 56,2: Agrippa ‘socius eius potestatis’) spesso rappresentati in altre emissioni fortemente somiglianti, ma differenziati nella loro veste ufficiale, rappresentanti l’uno del potere civile l’altro militare. Agrippa sembra rappresentato anche in veste di ‘affiancatore’ al sommo potere, forse in riferimento alla qualità di possibile erede, attraverso la raffigurazione della moglie Iulia, nonché figlia di Augusto e, in quanto tale, legittimatrice della posizione del marito, e attraverso gli eredi Gaio e Lucio, che assicureranno allo Stato una continuità politica legittima, grazie al ruolo affidato al padre Agrippa di ‘traghettamento’ del potere da Augusto a loro due ancora bambini. Oltre all’immagine di due figure sedute su un livello paritetico che esprime sia l’idea di un potere condiviso, sia la scelta dell’erede o degli eredi all’interno delle dinastie imperiali, si codificano altri schemi iconici fissi durante l’Impero già introdotti nelle emissioni augustee - veri e propri topoi iconografici - che dimostrano il perdurare del sistema comunicativo in relazione alla volontà dell’Imperatore in carica di palesare le proprie intenzioni di perpetuazione dinastica: - i ritratti dei successori affiancati, affrontati o accollati, spesso in abbinamento con il volto dell’Imperatore in carica sull’altra faccia della moneta o occupanti ciascuno un verso della moneta; - le due figure stanti fortemente evocative dei personaggi dei Dioscuri, ispiratori dell’idea del potere ‘diarchico’ inteso tale in senso etimologico.

Il seggio e l’ideologia ‘diarchica’. Da Augusto e Agrippa alla fine dell’Impero

PUGLISI, Mariangela
2010-01-01

Abstract

L’importanza della scelta della raffigurazione del seggio nell’immaginario romano è evidente dalla frequenza dell’impiego sui coni monetali di età repubblicana di seggi vuoti, il cui significato doveva essere pertanto altamente simbolico. La valenza dell’immagine del seggio si esplica proprio nella simbologia della carica, di cui esso rappresenta come una ‘metonimia’, e conseguentemente nella definizione del ruolo del soggetto titolare del seggio stesso. E, secondo noi, è sicuramente questa la chiave di lettura dell’iconografia del seggio, qualsiasi esso sia, in assenza ‘materiale’ del personaggio a cui esso idealmente si ricollega. Il subsellium - identificabile, secondo noi con assoluta sicurezza, sui denari di C. Sulpicio Platorino - sembra assumere, in relazione all’esercizio del potere, la valenza di una ‘celebrazione figurativa’ dell’assunzione di quello che probabilmente per Augusto era uno dei poteri di maggior valore tra le prerogative da lui possedute, cioè della tribunicia potestas (Tac. Ann. 1,2: summum fastigium). La moneta di Augusto e Agrippa seduti su seggi uguali (subsellia) può alludere ad un ruolo paritario e servire da forte argomentazione per i fautori di un potere condiviso tra i due personaggi (Tac. Ann. III 56,2: Agrippa ‘socius eius potestatis’) spesso rappresentati in altre emissioni fortemente somiglianti, ma differenziati nella loro veste ufficiale, rappresentanti l’uno del potere civile l’altro militare. Agrippa sembra rappresentato anche in veste di ‘affiancatore’ al sommo potere, forse in riferimento alla qualità di possibile erede, attraverso la raffigurazione della moglie Iulia, nonché figlia di Augusto e, in quanto tale, legittimatrice della posizione del marito, e attraverso gli eredi Gaio e Lucio, che assicureranno allo Stato una continuità politica legittima, grazie al ruolo affidato al padre Agrippa di ‘traghettamento’ del potere da Augusto a loro due ancora bambini. Oltre all’immagine di due figure sedute su un livello paritetico che esprime sia l’idea di un potere condiviso, sia la scelta dell’erede o degli eredi all’interno delle dinastie imperiali, si codificano altri schemi iconici fissi durante l’Impero già introdotti nelle emissioni augustee - veri e propri topoi iconografici - che dimostrano il perdurare del sistema comunicativo in relazione alla volontà dell’Imperatore in carica di palesare le proprie intenzioni di perpetuazione dinastica: - i ritratti dei successori affiancati, affrontati o accollati, spesso in abbinamento con il volto dell’Imperatore in carica sull’altra faccia della moneta o occupanti ciascuno un verso della moneta; - le due figure stanti fortemente evocative dei personaggi dei Dioscuri, ispiratori dell’idea del potere ‘diarchico’ inteso tale in senso etimologico.
2010
9788882680244
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