Nel 1392, il Miserendino entra nella giurisdizione feudale come baronia comprensiva di undici feudi chiamati: Gulfa, Gulfotta, Cannitello, Comuni, Santa Margherita (dove sorgerà il comune di Santa Margherita), Carcara, Ficarazzi, Gipponeri, Serafino, Adrigna e Aquila. L’acquisto a titolo definitivo della baronia e dei suoi undici feudi da parte di Calcerando Corbera segna l’effettiva stabilizzazione di questo casato in Sicilia e il conseguente avvio di una trasmissione del titolo di barone del Miserendino di padre in figlio nel rispetto della linea genealogica. Il saggio focalizza l’attenzione su un segmento della storia del casato dei Corbera, ovvero gli eventi che caratterizzano la successione della baronia dal 1572, anno in cui Antonio Corbera ottiene la licentia populandi, fino al 1668, anno in cui, Maria Corbera, ultima esponente del casato, dona la baronia ad Alessandro Filangeri. Si tratta di un arco di tempo relativamente breve all’interno del quale, però, si concentrano diverse vicende con importanti effetti a breve e lungo termine sul destino della baronia e dei suoi baroni: scandali (come il noto triangolo amoroso tra Calcerando Corbera e Eufrosina e Marco Antonio Colonna 1582), morti premature e spesso misteriose, due licentiae populandi, la stipula di contratti soggiogatari che avranno un peso enorme sulla storia della baronia, il sequestro della baronia per insolvibilità dei debiti, frequenti vendite sub verbo regio per risanare la situazione economica della baronia e, infine, una lunga contesa per il possesso della baronia che vede schierati da un lato la famiglia Corbera, dall’altro un’altra importante famiglia che rivendica i diritti sulla baronia: i Filangeri di Cutò. La vicenda della successione della baronia del Miserendino e il relativo passaggio dai Corbera, i fondatori del comune, ai Filangeri di Cutò, la famiglia che ne risollevò le sorti, è sicuramente uno dei momenti più intensi e cruciali della storia di Santa Margherita Belìce. Inoltre, nuovi e illuminanti ritrovamenti archivistici permettono di rileggere diversamente alcuni momenti di una storia che, a tratti, si rivela essere più controversa e nebulosa del previsto. Le azioni e le strategie messe in atto dai protagonisti di questa storia sono particolarmente esemplari delle convinzioni, delle pratiche, delle modalità di gestione dei patrimoni (e dei matrimoni) e dei comportamenti messi in atto dalla aristocrazia di età moderna per perseguire il suo più importante obiettivo: il mantenimento di un unico e saldo asse patrimoniale.

Il sogno di immortalità della famiglia Corbera. La successione della baronia del Miserendino (1572-1668)

2012-01-01

Abstract

Nel 1392, il Miserendino entra nella giurisdizione feudale come baronia comprensiva di undici feudi chiamati: Gulfa, Gulfotta, Cannitello, Comuni, Santa Margherita (dove sorgerà il comune di Santa Margherita), Carcara, Ficarazzi, Gipponeri, Serafino, Adrigna e Aquila. L’acquisto a titolo definitivo della baronia e dei suoi undici feudi da parte di Calcerando Corbera segna l’effettiva stabilizzazione di questo casato in Sicilia e il conseguente avvio di una trasmissione del titolo di barone del Miserendino di padre in figlio nel rispetto della linea genealogica. Il saggio focalizza l’attenzione su un segmento della storia del casato dei Corbera, ovvero gli eventi che caratterizzano la successione della baronia dal 1572, anno in cui Antonio Corbera ottiene la licentia populandi, fino al 1668, anno in cui, Maria Corbera, ultima esponente del casato, dona la baronia ad Alessandro Filangeri. Si tratta di un arco di tempo relativamente breve all’interno del quale, però, si concentrano diverse vicende con importanti effetti a breve e lungo termine sul destino della baronia e dei suoi baroni: scandali (come il noto triangolo amoroso tra Calcerando Corbera e Eufrosina e Marco Antonio Colonna 1582), morti premature e spesso misteriose, due licentiae populandi, la stipula di contratti soggiogatari che avranno un peso enorme sulla storia della baronia, il sequestro della baronia per insolvibilità dei debiti, frequenti vendite sub verbo regio per risanare la situazione economica della baronia e, infine, una lunga contesa per il possesso della baronia che vede schierati da un lato la famiglia Corbera, dall’altro un’altra importante famiglia che rivendica i diritti sulla baronia: i Filangeri di Cutò. La vicenda della successione della baronia del Miserendino e il relativo passaggio dai Corbera, i fondatori del comune, ai Filangeri di Cutò, la famiglia che ne risollevò le sorti, è sicuramente uno dei momenti più intensi e cruciali della storia di Santa Margherita Belìce. Inoltre, nuovi e illuminanti ritrovamenti archivistici permettono di rileggere diversamente alcuni momenti di una storia che, a tratti, si rivela essere più controversa e nebulosa del previsto. Le azioni e le strategie messe in atto dai protagonisti di questa storia sono particolarmente esemplari delle convinzioni, delle pratiche, delle modalità di gestione dei patrimoni (e dei matrimoni) e dei comportamenti messi in atto dalla aristocrazia di età moderna per perseguire il suo più importante obiettivo: il mantenimento di un unico e saldo asse patrimoniale.
2012
9788896251249
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