Abstract La presenza pervasiva della musica, che permea la vita umana sin dalle sue fasi embrionali, permette di spiegare, in parte, l’importanza che le viene attribuita nel suo determinarsi come accompagnamento sonoro delle nostre esperienze emotive. Ma se è legittimo presupporre la presenza nell’uomo di un codice musicale grammaticale innato che spiegherebbe la capacità dell’ascoltatore di completare, con le “giuste” note, una melodia mai udita prima (Krumhansl e Shepard, 1979), quale vantaggio biologico-evolutivo, se ne esiste alcuno, è possibile rintracciare la condivisione di tonalità edonistiche positive in corrispondenza degli stessi stimoli musicali? La propagazione, attraverso le diverse generazioni, dell’abilità di creare musica, che può essere considerata come un tentativo di penetrare il teatro privato della mente altrui, regolandone le emozioni più intime, rappresenta un tratto costoso, biologicamente parlando, e sembra essere il risultato diretto dell’azione della selezione sessuale piuttosto che di quella naturale (Darwin, 1871). La sua produzione richiede, infatti, tempo e dispiego di energie e risorse, e apparentemente non presenta alcun tipo di beneficio nell’evitare la predazione od ottenere nutrimento. La componente ormonale, inoltre, che individua nel testosterone la principale leva per la rappresentazione dei comportamenti artistico-culturali con finalità di corteggiamento, sembra determinare lo sviluppo di alcune regioni cerebrali che modulano il canto nelle esibizioni melodiche dei maschi di alcune specie di volatili (Nottebohm, 1980). In ultima analisi, se è vero che il testosterone, segnale di un’alta qualità genotipica, la cui presenza indica il possesso di un resistente sistema immunitario e lo sviluppo di un sano ed attraente aspetto fenotipico (Thornhill e Gangestad, 1993), facilita la funzionalità dell’emisfero destro del cervello, cui la produzione di armonie musicali si riferisce, allora dovrebbe corrispondervi un’istintiva ed acuta sensibilità femminile a ricercarne nel potenziale partner qualsiasi elemento indicativo della sua presenza. The pervasive presence of music in human life since its embryonic stages helps to explain, in part, the importance attributed to it as our emotional experiences’ soundtrack. According to Krumhansl and Shepard (1979) we may assume the presence in Man of an inborn musical grammar code, i.e. a possible evolutionary biological advantage, which would explain the listener's ability to complete, with the "right" notes, a melody never heard before. The question is: is it also possible to identify a shared positive hedonistic tone, corresponding to the same musical stimulus? The propagation of the ability to create music throughout generations, which can be considered as an attempt to penetrate the private theatre of other minds, by regulating their most intimate emotions, appears to be expensive, biologically speaking, and directly resulting from the action of sexual rather than natural selection (Darwin, 1871). Its production requires, in fact, time and deployment of energy and resources, and apparently does not produce any kind of benefit in avoiding predation or obtain nourishment. Also, testosterone was shown to be the main factor in determining the development of those brain regions that modulate the melodic singing in males of some bird species (Nottebohm, 1980). Finally, assuming that testosterone, as an index of high genotypic and phenotypic quality (Thornhill and Gangestad, 1993), facilitates the functionality of the right brain hemisphere, i.e. the source of musical harmonies, then we could expect the development in the female of a sharp attitude to identify any element indicative of its presence in the potential partner.

Musica e corteggiamento: un approccio evolutivo

2013-01-01

Abstract

Abstract La presenza pervasiva della musica, che permea la vita umana sin dalle sue fasi embrionali, permette di spiegare, in parte, l’importanza che le viene attribuita nel suo determinarsi come accompagnamento sonoro delle nostre esperienze emotive. Ma se è legittimo presupporre la presenza nell’uomo di un codice musicale grammaticale innato che spiegherebbe la capacità dell’ascoltatore di completare, con le “giuste” note, una melodia mai udita prima (Krumhansl e Shepard, 1979), quale vantaggio biologico-evolutivo, se ne esiste alcuno, è possibile rintracciare la condivisione di tonalità edonistiche positive in corrispondenza degli stessi stimoli musicali? La propagazione, attraverso le diverse generazioni, dell’abilità di creare musica, che può essere considerata come un tentativo di penetrare il teatro privato della mente altrui, regolandone le emozioni più intime, rappresenta un tratto costoso, biologicamente parlando, e sembra essere il risultato diretto dell’azione della selezione sessuale piuttosto che di quella naturale (Darwin, 1871). La sua produzione richiede, infatti, tempo e dispiego di energie e risorse, e apparentemente non presenta alcun tipo di beneficio nell’evitare la predazione od ottenere nutrimento. La componente ormonale, inoltre, che individua nel testosterone la principale leva per la rappresentazione dei comportamenti artistico-culturali con finalità di corteggiamento, sembra determinare lo sviluppo di alcune regioni cerebrali che modulano il canto nelle esibizioni melodiche dei maschi di alcune specie di volatili (Nottebohm, 1980). In ultima analisi, se è vero che il testosterone, segnale di un’alta qualità genotipica, la cui presenza indica il possesso di un resistente sistema immunitario e lo sviluppo di un sano ed attraente aspetto fenotipico (Thornhill e Gangestad, 1993), facilita la funzionalità dell’emisfero destro del cervello, cui la produzione di armonie musicali si riferisce, allora dovrebbe corrispondervi un’istintiva ed acuta sensibilità femminile a ricercarne nel potenziale partner qualsiasi elemento indicativo della sua presenza. The pervasive presence of music in human life since its embryonic stages helps to explain, in part, the importance attributed to it as our emotional experiences’ soundtrack. According to Krumhansl and Shepard (1979) we may assume the presence in Man of an inborn musical grammar code, i.e. a possible evolutionary biological advantage, which would explain the listener's ability to complete, with the "right" notes, a melody never heard before. The question is: is it also possible to identify a shared positive hedonistic tone, corresponding to the same musical stimulus? The propagation of the ability to create music throughout generations, which can be considered as an attempt to penetrate the private theatre of other minds, by regulating their most intimate emotions, appears to be expensive, biologically speaking, and directly resulting from the action of sexual rather than natural selection (Darwin, 1871). Its production requires, in fact, time and deployment of energy and resources, and apparently does not produce any kind of benefit in avoiding predation or obtain nourishment. Also, testosterone was shown to be the main factor in determining the development of those brain regions that modulate the melodic singing in males of some bird species (Nottebohm, 1980). Finally, assuming that testosterone, as an index of high genotypic and phenotypic quality (Thornhill and Gangestad, 1993), facilitates the functionality of the right brain hemisphere, i.e. the source of musical harmonies, then we could expect the development in the female of a sharp attitude to identify any element indicative of its presence in the potential partner.
2013
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