Pascoli appare, al contempo, affascinato e riluttante dinanzi alla prospettiva di un successo ampio e popolare. Fuori discussione è l’aspirazione del poeta romagnolo all’alloro poetico, come pure irredimibile è la coscienza di non poter (o forse per colpevole accidia, non volere) contendere a D’Annunzio l’eredità carducciana. Nel gioco delle antinomie pascoliate (il cavolo e la vite, il rospo e il rosignolo, Belacqua e Dante), al poeta tocca sempre l’umbratile ruolo del “chi s’accontenta gode”.

Il rospo e la siepe. Un'apoteosi freak per Giovanni Pascoli

TOMASELLO, Dario
2013-01-01

Abstract

Pascoli appare, al contempo, affascinato e riluttante dinanzi alla prospettiva di un successo ampio e popolare. Fuori discussione è l’aspirazione del poeta romagnolo all’alloro poetico, come pure irredimibile è la coscienza di non poter (o forse per colpevole accidia, non volere) contendere a D’Annunzio l’eredità carducciana. Nel gioco delle antinomie pascoliate (il cavolo e la vite, il rospo e il rosignolo, Belacqua e Dante), al poeta tocca sempre l’umbratile ruolo del “chi s’accontenta gode”.
2013
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