Assai scarse sono le testimonianze sulle professioni educative e sulla didattica che si svolgeva nelle scuole popolari siciliane nel periodo borbonico. Se si prescinde, infatti, da una serie di lavori che contribuiscono a fornire un quadro dell'articolata situazione nella quale versava il comparto scolastico, le ricerche sono assai carenti riguardo alla funzione che ebbero sul processo di crescita culturale dell'isola non solo i maestri e le maestre ma anche altri agenti della vita scolastica la cui attività, a tutt'oggi, resta praticamente del tutto sconosciuta. Il presente contributo, attraverso l’analisi di una ricca selezione di lettere e di relazioni scolastiche redatte da Angelo Maria Vita, direttore dal 1822 al 1841 della scuola di metodo per la formazione dei maestri della provincia di Caltanissetta, intende tracciare il profilo di questa professione e chiarire se la funzione direttiva ebbe un’incidenza sul processo di scolarizzazione. La corrispondenza di A. M. Vita (di cui abbiamo rintracciato negli archivi dell’isola ben 375 missive scritte tra il 1823 ed il 1846), le sue relazioni sulle visite periodiche effettuate alle scuole popolari della provincia, le minute ed i promemoria personali ci raccontano la storia di una professione parecchio complessa e del tutto nuova per la Sicilia; si tratta di una professione, infatti, che implica non solo l’assolvimento di compiti di natura pedagogica, di sostegno agli insegnanti e, più in generale, di natura organizzativa, ma anche una capacità prettamente “politica” che si esplica, in particolar modo, nella capacità di ‘sollecitare’ le istituzioni per i bisogni delle scuole, di ‘argomentare’ sulla ‘cosa pubblica’ e di ‘mediare’ tra gli ‘attori’ della vita scolastica (allievi, maestri, famiglie, sindaci, istituzioni pubbliche e governo).

Angelo Maria Vita e la funzione dei direttori delle Scuole centrali di metodo di Sicilia (1823-1846)

SINDONI, Caterina
2013-01-01

Abstract

Assai scarse sono le testimonianze sulle professioni educative e sulla didattica che si svolgeva nelle scuole popolari siciliane nel periodo borbonico. Se si prescinde, infatti, da una serie di lavori che contribuiscono a fornire un quadro dell'articolata situazione nella quale versava il comparto scolastico, le ricerche sono assai carenti riguardo alla funzione che ebbero sul processo di crescita culturale dell'isola non solo i maestri e le maestre ma anche altri agenti della vita scolastica la cui attività, a tutt'oggi, resta praticamente del tutto sconosciuta. Il presente contributo, attraverso l’analisi di una ricca selezione di lettere e di relazioni scolastiche redatte da Angelo Maria Vita, direttore dal 1822 al 1841 della scuola di metodo per la formazione dei maestri della provincia di Caltanissetta, intende tracciare il profilo di questa professione e chiarire se la funzione direttiva ebbe un’incidenza sul processo di scolarizzazione. La corrispondenza di A. M. Vita (di cui abbiamo rintracciato negli archivi dell’isola ben 375 missive scritte tra il 1823 ed il 1846), le sue relazioni sulle visite periodiche effettuate alle scuole popolari della provincia, le minute ed i promemoria personali ci raccontano la storia di una professione parecchio complessa e del tutto nuova per la Sicilia; si tratta di una professione, infatti, che implica non solo l’assolvimento di compiti di natura pedagogica, di sostegno agli insegnanti e, più in generale, di natura organizzativa, ma anche una capacità prettamente “politica” che si esplica, in particolar modo, nella capacità di ‘sollecitare’ le istituzioni per i bisogni delle scuole, di ‘argomentare’ sulla ‘cosa pubblica’ e di ‘mediare’ tra gli ‘attori’ della vita scolastica (allievi, maestri, famiglie, sindaci, istituzioni pubbliche e governo).
2013
Théke
9788886038959
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