Introduzione La Coerenza Centrale (CC), deputata all’elaborazione delle informazioni percettive, permette di raggrupparle per costruire sempre più alti livelli di contesto del significato presupponendo la necessità di comprendere il significato stesso (Frith e Happé 1994, Vulchanova et al, 2012). La CC influisce sia sulla percezione degli stimoli ambientali sia sui processi di codifica percettiva che coinvolgono anche le attività attentive. Secondo il modello della Debole Coerenza Centrale, il funzionamento mentale di tipo autistico è caratterizzato da una frammentazione dell’ambiente circostante a cui non viene attribuito nessun senso causando un danno nell’integrare le informazioni a differenti livelli (Jolliffe T., Baron-Cohen S., 2001). Le difficoltà di trasferire dal locale al globale sono, anche, il riflesso di un deficit nel controllo esecutivo (Harris, Leevers, 2000; Rinehart et al., 2000) che, come avviene solitamente nei bambini con ADHD, rende difficoltosa l’elaborazione degli stimoli per disattenzione/impulsività (Booth e Happé, 2010). A differenza di altri studi che prediligono la somministrazione di prove percettive per indagare la CC (Booth e Happè 2010), lo scopo di questo lavoro è analizzarla sia relativamente all’elaborazione percettiva sia a quella semantica degli stimoli. Inoltre, propone l’analisi della capacità di utilizzare il contesto per il completamento di storie che implicano l’attribuzione di stati mentali al loro protagonista. Metodo e Risultati In questo studio, si indaga la CC in 10 bambini con autismo ad alto funzionamento, in 10 con ADHD ed in 10 con sviluppo tipico, per verificare quale delle diverse compromissioni, iperselettività o impulsività, possa produrre differenze nella capacità di organizzazione ed elaborazione delle informazioni. Per valutare l’abilità di risolvere problemi cognitivi, proposti in maniera visiva tramite oggetti e/o figure, sono stati utilizzati i Coloured Progressive Matrices Test (Raven et al.,1998) e il subtest di Ricostruzione di Oggetti (WISC III; Wechsler, 1991 – versione italiana). Per ciò che concerne l’ambito semantico, è stato utilizzato il “Local Inference Test” (Filippello, Marino, manoscritto non pubblicato), strutturato per valutare la capacità di collegare due eventi e di utilizzare il contesto per dedurre l’informazione mancante. Per indagare la capacità di attribuire stati mentali e di completare la descrizione di frammenti di una storia utilizzando il contesto di riferimento, è stato utilizzato il “Mental States Test” (versione bambini) (Filippello, Marino, manoscritto non pubblicato), creato appositamente, perché, nonostante in letteratura esistano validi strumenti finalizzati a valutare le capacità di riconoscere ed attribuire stati mentali (Blijd-Hoogewys, van Geert, Serra, & Minderaa, 2008), nessuno di questi è strutturato in modo da garantire che le risposte siano guidate dal contesto. L'analisi dei dati ha fatto emergere differenze significative nei punteggi ottenuti dai tre gruppi (ASD, ADHD e CTRL ASD-ADHD) nei compiti previsti. I gruppi dei soggetti con ASD e ADHD hanno esibito performances significativamente peggiori, in tutte e quattro le prove rispetto ai loro coetanei con sviluppo tipico. È emerso, però, che tra i due gruppi clinici sono i soggetti con ADHD ad ottenere punteggi inferiori, rispetto al gruppo con ASD, nelle prove proposte per analizzare le abilità di CC rispetto a stimoli percettivi. Discussione La ricerca ha avuto lo scopo di indagare eventuali differenze significative fra bambini autistici ad alto funzionamento e bambini con ADHD. Il confronto tra questi soggetti è avvenuto su prove che misurassero la CC e la capacità di dare senso e coerenza ad elementi frammentati e di attribuire stati psicologici in funzione dell’analisi del contesto. La scelta di confrontare due gruppi clinici, ha permesso di evidenziare che la disattenzione, rispetto alla iperselettività, può costituire un fattore di maggiore rischio di fallimento in compiti che richiedono l’uso del contesto per elaborare stimoli percettivi. Sembrerebbe che queste caratteristiche comportamentali inibiscano la capacità di utilizzare il contesto per attribuire significato all’esperienza. Relativamente alla tipologia di compiti proposti, i dati mostrano che i bambini con ADHD siano maggiormente inibiti nello sviluppo della Coerenza Centrale, in quanto falliscono sia nelle prove di elaborazione percettiva sia in quelle di tipo semantico; inoltre, mostrano povere capacità di utilizzare il contesto per attribuire stati mentali ai protagonisti di un’interazione. Di conseguenza, dal punto di vista educativo, si ritiene importante la realizzazione di training che mirino a ridurre l’impulsività e ad incrementare il controllo inibitorio e, conseguentemente, i tempi di attenzione per incentivare i processi di elaborazione coerente delle informazioni ambientali.

Coerenza centrale in bambini con autismo e ADHD

MARINO, FLAVIA;FILIPPELLO, Giuseppa
2012-01-01

Abstract

Introduzione La Coerenza Centrale (CC), deputata all’elaborazione delle informazioni percettive, permette di raggrupparle per costruire sempre più alti livelli di contesto del significato presupponendo la necessità di comprendere il significato stesso (Frith e Happé 1994, Vulchanova et al, 2012). La CC influisce sia sulla percezione degli stimoli ambientali sia sui processi di codifica percettiva che coinvolgono anche le attività attentive. Secondo il modello della Debole Coerenza Centrale, il funzionamento mentale di tipo autistico è caratterizzato da una frammentazione dell’ambiente circostante a cui non viene attribuito nessun senso causando un danno nell’integrare le informazioni a differenti livelli (Jolliffe T., Baron-Cohen S., 2001). Le difficoltà di trasferire dal locale al globale sono, anche, il riflesso di un deficit nel controllo esecutivo (Harris, Leevers, 2000; Rinehart et al., 2000) che, come avviene solitamente nei bambini con ADHD, rende difficoltosa l’elaborazione degli stimoli per disattenzione/impulsività (Booth e Happé, 2010). A differenza di altri studi che prediligono la somministrazione di prove percettive per indagare la CC (Booth e Happè 2010), lo scopo di questo lavoro è analizzarla sia relativamente all’elaborazione percettiva sia a quella semantica degli stimoli. Inoltre, propone l’analisi della capacità di utilizzare il contesto per il completamento di storie che implicano l’attribuzione di stati mentali al loro protagonista. Metodo e Risultati In questo studio, si indaga la CC in 10 bambini con autismo ad alto funzionamento, in 10 con ADHD ed in 10 con sviluppo tipico, per verificare quale delle diverse compromissioni, iperselettività o impulsività, possa produrre differenze nella capacità di organizzazione ed elaborazione delle informazioni. Per valutare l’abilità di risolvere problemi cognitivi, proposti in maniera visiva tramite oggetti e/o figure, sono stati utilizzati i Coloured Progressive Matrices Test (Raven et al.,1998) e il subtest di Ricostruzione di Oggetti (WISC III; Wechsler, 1991 – versione italiana). Per ciò che concerne l’ambito semantico, è stato utilizzato il “Local Inference Test” (Filippello, Marino, manoscritto non pubblicato), strutturato per valutare la capacità di collegare due eventi e di utilizzare il contesto per dedurre l’informazione mancante. Per indagare la capacità di attribuire stati mentali e di completare la descrizione di frammenti di una storia utilizzando il contesto di riferimento, è stato utilizzato il “Mental States Test” (versione bambini) (Filippello, Marino, manoscritto non pubblicato), creato appositamente, perché, nonostante in letteratura esistano validi strumenti finalizzati a valutare le capacità di riconoscere ed attribuire stati mentali (Blijd-Hoogewys, van Geert, Serra, & Minderaa, 2008), nessuno di questi è strutturato in modo da garantire che le risposte siano guidate dal contesto. L'analisi dei dati ha fatto emergere differenze significative nei punteggi ottenuti dai tre gruppi (ASD, ADHD e CTRL ASD-ADHD) nei compiti previsti. I gruppi dei soggetti con ASD e ADHD hanno esibito performances significativamente peggiori, in tutte e quattro le prove rispetto ai loro coetanei con sviluppo tipico. È emerso, però, che tra i due gruppi clinici sono i soggetti con ADHD ad ottenere punteggi inferiori, rispetto al gruppo con ASD, nelle prove proposte per analizzare le abilità di CC rispetto a stimoli percettivi. Discussione La ricerca ha avuto lo scopo di indagare eventuali differenze significative fra bambini autistici ad alto funzionamento e bambini con ADHD. Il confronto tra questi soggetti è avvenuto su prove che misurassero la CC e la capacità di dare senso e coerenza ad elementi frammentati e di attribuire stati psicologici in funzione dell’analisi del contesto. La scelta di confrontare due gruppi clinici, ha permesso di evidenziare che la disattenzione, rispetto alla iperselettività, può costituire un fattore di maggiore rischio di fallimento in compiti che richiedono l’uso del contesto per elaborare stimoli percettivi. Sembrerebbe che queste caratteristiche comportamentali inibiscano la capacità di utilizzare il contesto per attribuire significato all’esperienza. Relativamente alla tipologia di compiti proposti, i dati mostrano che i bambini con ADHD siano maggiormente inibiti nello sviluppo della Coerenza Centrale, in quanto falliscono sia nelle prove di elaborazione percettiva sia in quelle di tipo semantico; inoltre, mostrano povere capacità di utilizzare il contesto per attribuire stati mentali ai protagonisti di un’interazione. Di conseguenza, dal punto di vista educativo, si ritiene importante la realizzazione di training che mirino a ridurre l’impulsività e ad incrementare il controllo inibitorio e, conseguentemente, i tempi di attenzione per incentivare i processi di elaborazione coerente delle informazioni ambientali.
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