Quale sarà il futuro delle relazioni industriali nell’era post-fordista e dell’indebolimento degli Stati-nazione? E quale prospettiva per i sindacati nella globalizzazione? La crisi del taylorismo-fordismo avviene nei settori produttivi più tradizionalmente sindacalizzati, quelli dei grandi insediamenti industriali. L’industria fordista, il cui sviluppo è avvenuto nell’ambito della sovranità in materia economica e sociale degli Stati-nazione, basata su grandi economie di scala e masse di salariati addetti a lavori ripetitivi, e non qualificati, prefigurava ad un tempo la futura gestione pianificata dell'economia e il luogo dove si formava la coscienza della classe operaia, assurgendo a idealtipo delle lotte sindacali. In questo scenario si è compiuta in Italia una sorta di parabola delle relazioni sindacali, che dagli anni Novanta del secolo scorso, caratterizzati dalla concertazione tra istituzioni pubbliche e attori sociali con un ruolo di sindacato “soggetto politico”, che sembra condurre alla destrutturazione di un sistema giuslavoristico segnato storicamente dal primato del contratto collettivo nazionale di lavoro e della complessa strumentazione dottrinale e giurisprudenziale sviluppatasi per garantirne l’efficacia, e dallo sciopero come diritto costituzionale, in cui legge e autonomia collettiva, anche grazie alle feconde elaborazioni dottrinali nel nostro Paese, hanno trovato un significativo equilibrio giuridico; un sistema sindacale che è sembrato risolvere il confronto dialettico tra intervento statale nella sfera della contrattazione collettiva e, più in generale, sul terreno costitutivo dell'autonomia della rappresentanza e della condotta sindacale, e il collective bargaining, Gli accordi alla Fiat in Italia hanno determinato, più di recente, il tentativo di importare nelle relazioni industriali italiane il modello produttivo già sperimentato nell’ultimo decennio del ‘900 a livello planetario, basato sulla delocalizzazione delle produzioni da parte delle multinazionali, esternalizzazioni o outsourcing, parcellizzazione delle fasi di produzione, con la perdita di controllo sull’organizzazione del lavoro ovvero sulle stesse condizioni di lavoro da parte dei sindacati e l’indebolimento della loro azione, con la conseguente svalorizzazione del valore del lavoro e la sua riduzione a puro elemento economicistico della competizione globale. L’accordo del 2013 e il successivo Testo Unico interconfederale del 2014 sulle “regole della rappresentanza”, sul piano giussindacale hanno rilanciato la funzione dell’autonomia collettiva, proprio in una fase storica in cui si ripropongono in dottrina e nella politica del diritto tendenze favorevoli ad interventi legislativi in materia di efficacia erga omnes dei contratti collettivi nazionali e di disciplina dei sindacati, per dare attuazione all’art. 39 della Costituzione. La tendenza delle relazioni industriali conseguente al modello produttivistico alla Fiat, mette in discussione i paradigmi fondativi del diritto del lavoro (e di quello sindacale) in Italia, sintetizzabili nel primato degli interessi collettivi rispetto a quelli individuali, in quanto rappresentati da quelle formazioni sociali come il sindacato.

Il futuro delle relazioni industriali

BALLISTRERI, Gandolfo Maurizio
2015-01-01

Abstract

Quale sarà il futuro delle relazioni industriali nell’era post-fordista e dell’indebolimento degli Stati-nazione? E quale prospettiva per i sindacati nella globalizzazione? La crisi del taylorismo-fordismo avviene nei settori produttivi più tradizionalmente sindacalizzati, quelli dei grandi insediamenti industriali. L’industria fordista, il cui sviluppo è avvenuto nell’ambito della sovranità in materia economica e sociale degli Stati-nazione, basata su grandi economie di scala e masse di salariati addetti a lavori ripetitivi, e non qualificati, prefigurava ad un tempo la futura gestione pianificata dell'economia e il luogo dove si formava la coscienza della classe operaia, assurgendo a idealtipo delle lotte sindacali. In questo scenario si è compiuta in Italia una sorta di parabola delle relazioni sindacali, che dagli anni Novanta del secolo scorso, caratterizzati dalla concertazione tra istituzioni pubbliche e attori sociali con un ruolo di sindacato “soggetto politico”, che sembra condurre alla destrutturazione di un sistema giuslavoristico segnato storicamente dal primato del contratto collettivo nazionale di lavoro e della complessa strumentazione dottrinale e giurisprudenziale sviluppatasi per garantirne l’efficacia, e dallo sciopero come diritto costituzionale, in cui legge e autonomia collettiva, anche grazie alle feconde elaborazioni dottrinali nel nostro Paese, hanno trovato un significativo equilibrio giuridico; un sistema sindacale che è sembrato risolvere il confronto dialettico tra intervento statale nella sfera della contrattazione collettiva e, più in generale, sul terreno costitutivo dell'autonomia della rappresentanza e della condotta sindacale, e il collective bargaining, Gli accordi alla Fiat in Italia hanno determinato, più di recente, il tentativo di importare nelle relazioni industriali italiane il modello produttivo già sperimentato nell’ultimo decennio del ‘900 a livello planetario, basato sulla delocalizzazione delle produzioni da parte delle multinazionali, esternalizzazioni o outsourcing, parcellizzazione delle fasi di produzione, con la perdita di controllo sull’organizzazione del lavoro ovvero sulle stesse condizioni di lavoro da parte dei sindacati e l’indebolimento della loro azione, con la conseguente svalorizzazione del valore del lavoro e la sua riduzione a puro elemento economicistico della competizione globale. L’accordo del 2013 e il successivo Testo Unico interconfederale del 2014 sulle “regole della rappresentanza”, sul piano giussindacale hanno rilanciato la funzione dell’autonomia collettiva, proprio in una fase storica in cui si ripropongono in dottrina e nella politica del diritto tendenze favorevoli ad interventi legislativi in materia di efficacia erga omnes dei contratti collettivi nazionali e di disciplina dei sindacati, per dare attuazione all’art. 39 della Costituzione. La tendenza delle relazioni industriali conseguente al modello produttivistico alla Fiat, mette in discussione i paradigmi fondativi del diritto del lavoro (e di quello sindacale) in Italia, sintetizzabili nel primato degli interessi collettivi rispetto a quelli individuali, in quanto rappresentati da quelle formazioni sociali come il sindacato.
2015
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