Il terzo medio del volto è una struttura fondamentale sia da un punto di vista estetico che da funzionale. È noto come esso ricopra un ruolo fondamentale nella respirazione, nella fonazione, nella deglutizione,nella vista nell’olfatto. Il terzo medio è un complesso strutturale nel quale sono presenti una serie di pilastri di resistenza, verticali e orizzontali, fondamentali che proteggono il complesso stesso dai traumi. Il management delle fratture del terzo medio del volto è articolato ed ancora in evoluzione. Esistono diversi approcci e tecniche chirurgica dello scheletro facciale in relazione all’area di aggressione ed alla finalità di trattamento. Al fine di avere un risultato stabile e riproducibile è necessario un’accurata conoscenza degli approcci esterni, transorali o endoscopici, oltre che una corretta conoscenza delle indicazioni, dell’anatomia, delle limitazioni e delle potenziali complicanze. Scopo del lavoro: Lo scopo è di valutare i dati di letteratura e mettere a confronto gli approcci e le tecniche chirurgiche al fine di avere un risultato stabile e più facilmente riproducibile. Diversi studi negli ultimi 10 anni hanno analizzato i molteplici approcci al terzo medio, molti dei quali erano focalizzati su pazienti traumatizzati. Materiali e metodi È stata condotta un’indagine sulla nostra esperienza degli ultimi 10 anni; sono stati rivisti 1102 interventi in cui era coinvolto il III medio .Di questi il 95% riguardava pazienti affetti da traumi. I rusultati sono stati riassunti e comparati con la letteratura (sono stati presi in considerazione contributi scientifici pubblicati su Scopus che prevedevano un numero minimo di 10 casi ) inerente gli approcci e le tecniche per i medesimi distretti. Risultati e discussione: i dati emersi dalla letteratura fanno emergere la presenza di sette fattori principali che influenzano la decisione del chirurgo nella scelta dell’approccio e della tecnica da adottare: enoftalmo, ipoglobo, alterazioni della motilità, diplopia persistente, difetti di dimensione, test delle duzioni forzate, rispetto dell’estetica. Riguardo la nostra esperienza i fattori che hanno maggiormente influenzato la scelta del tipo di approccio e tecnica chirurgica sono stati in linea con quanto prevede la letteratura. Tuttavia le tecniche chirurgiche utilizzate dal nostro gruppo di ricerca non hanno previsto l’uso delle tecniche endoscopiche; per di più la scelta tra l’approccio endorale rispetto a quello extraorale è stata ispirata alla massima preservazione dei tessuti molli e dell’estetica, i risultati che si sono ottenuti sono stati soddisfacenti sia in termini di ripristino di funzioe e salvaguardia dell’estetica. Anche per questo sia nella nostra esperienza sia in letteratura vi è una maggiore evidenza nell’utilizzo di materiali alloplastici per le ricostruzioni nei vari distretti oltre l’ormai prevalente uso della fissazione rigida interna (RIF). In ogni caso la scelta dell’approccio e della tecnica dipende esclusivamente da due fattori, il tipo di patologia del paziente e l’esperienza dell’operatore.

Le fratture del III medio : metodiche a confronto.

MICALI, GREGORIO;CRIMI, SALVATORE;MATYASOVA, JANA;CALVO, ALESSANDRO;D'ALESSANDRO, BIANCA;RUNCI, MICHELE;CATALFAMO, Luciano Maria;DE PONTE, Francesco Saverio
2015-01-01

Abstract

Il terzo medio del volto è una struttura fondamentale sia da un punto di vista estetico che da funzionale. È noto come esso ricopra un ruolo fondamentale nella respirazione, nella fonazione, nella deglutizione,nella vista nell’olfatto. Il terzo medio è un complesso strutturale nel quale sono presenti una serie di pilastri di resistenza, verticali e orizzontali, fondamentali che proteggono il complesso stesso dai traumi. Il management delle fratture del terzo medio del volto è articolato ed ancora in evoluzione. Esistono diversi approcci e tecniche chirurgica dello scheletro facciale in relazione all’area di aggressione ed alla finalità di trattamento. Al fine di avere un risultato stabile e riproducibile è necessario un’accurata conoscenza degli approcci esterni, transorali o endoscopici, oltre che una corretta conoscenza delle indicazioni, dell’anatomia, delle limitazioni e delle potenziali complicanze. Scopo del lavoro: Lo scopo è di valutare i dati di letteratura e mettere a confronto gli approcci e le tecniche chirurgiche al fine di avere un risultato stabile e più facilmente riproducibile. Diversi studi negli ultimi 10 anni hanno analizzato i molteplici approcci al terzo medio, molti dei quali erano focalizzati su pazienti traumatizzati. Materiali e metodi È stata condotta un’indagine sulla nostra esperienza degli ultimi 10 anni; sono stati rivisti 1102 interventi in cui era coinvolto il III medio .Di questi il 95% riguardava pazienti affetti da traumi. I rusultati sono stati riassunti e comparati con la letteratura (sono stati presi in considerazione contributi scientifici pubblicati su Scopus che prevedevano un numero minimo di 10 casi ) inerente gli approcci e le tecniche per i medesimi distretti. Risultati e discussione: i dati emersi dalla letteratura fanno emergere la presenza di sette fattori principali che influenzano la decisione del chirurgo nella scelta dell’approccio e della tecnica da adottare: enoftalmo, ipoglobo, alterazioni della motilità, diplopia persistente, difetti di dimensione, test delle duzioni forzate, rispetto dell’estetica. Riguardo la nostra esperienza i fattori che hanno maggiormente influenzato la scelta del tipo di approccio e tecnica chirurgica sono stati in linea con quanto prevede la letteratura. Tuttavia le tecniche chirurgiche utilizzate dal nostro gruppo di ricerca non hanno previsto l’uso delle tecniche endoscopiche; per di più la scelta tra l’approccio endorale rispetto a quello extraorale è stata ispirata alla massima preservazione dei tessuti molli e dell’estetica, i risultati che si sono ottenuti sono stati soddisfacenti sia in termini di ripristino di funzioe e salvaguardia dell’estetica. Anche per questo sia nella nostra esperienza sia in letteratura vi è una maggiore evidenza nell’utilizzo di materiali alloplastici per le ricostruzioni nei vari distretti oltre l’ormai prevalente uso della fissazione rigida interna (RIF). In ogni caso la scelta dell’approccio e della tecnica dipende esclusivamente da due fattori, il tipo di patologia del paziente e l’esperienza dell’operatore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3060297
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