Nel saggio vengono messi in evidenza gli anacronismi che caratterizzano la vicenda storica dei due grandi imperi multinazionali, l'Austria-Ungheria e l'Impero ottomano, che ancora all’inizio del XX secolo dominano nell’area danubiano-balcanica, in un contesto politico e sociale in cui la convivenza di etnie, lingue, fedi e culture diverse è diventata ormai sempre più difficile, da una parte scontrandosi con la sostanziale refrattarietà di questi sistemi imperiali a varare riforme che diano finalmente pari dignità e uguali diritti alle nazionalità cosiddette “minori” e dall’altra venendo irrimediabilmente compromessa per effetto della pressante propaganda condotta dai gruppi nazionalisti e irredentisti che propugnano il “sacro” diritto di elevare la propria nazione oppressa a Stato oppure di ricongiungersi ai fratelli di sangue viventi in uno Stato già costituito. E se la cecità politica delle classi dirigenti di Vienna e Budapest si manifesta nell’incapacità di comprendere il profondo cambiamento dei tempi nonostante il grido d’allarme lanciato da poche ma autorevoli voci dissenzienti (O. Jászi e T.G. Masaryk, per esempio), l’Impero ottomano conosce il suo irreversibile declino sia a causa del sostanziale fallimento delle riforme tentate nei decenni precedenti e sia per la conseguente crisi istituzionale, accelerata e aggravata dall'emergere, come fattore di novità, di un intransigente nazionalismo turco che finisce per compromettere definitivamente il già difficile rapporto con le nazionalità allogene. Con lo scoppio della prima guerra balcanica, nell’ottobre del 1912, la grande macchina bellica si è ormai messa in moto e nessuno, malgrado la denuncia di pochi idealisti e pacifisti, riuscirà più a fermarla. Ai piccoli imperialismi balcanici si affiancheranno e si sostituiranno i collaudati imperialismi delle grandi potenze europee: inizia così la tragedia della Grande Guerra.

Naționalități și imperii în conflict în zona central orientală şi balcanică

FORNARO, Pasquale
2015-01-01

Abstract

Nel saggio vengono messi in evidenza gli anacronismi che caratterizzano la vicenda storica dei due grandi imperi multinazionali, l'Austria-Ungheria e l'Impero ottomano, che ancora all’inizio del XX secolo dominano nell’area danubiano-balcanica, in un contesto politico e sociale in cui la convivenza di etnie, lingue, fedi e culture diverse è diventata ormai sempre più difficile, da una parte scontrandosi con la sostanziale refrattarietà di questi sistemi imperiali a varare riforme che diano finalmente pari dignità e uguali diritti alle nazionalità cosiddette “minori” e dall’altra venendo irrimediabilmente compromessa per effetto della pressante propaganda condotta dai gruppi nazionalisti e irredentisti che propugnano il “sacro” diritto di elevare la propria nazione oppressa a Stato oppure di ricongiungersi ai fratelli di sangue viventi in uno Stato già costituito. E se la cecità politica delle classi dirigenti di Vienna e Budapest si manifesta nell’incapacità di comprendere il profondo cambiamento dei tempi nonostante il grido d’allarme lanciato da poche ma autorevoli voci dissenzienti (O. Jászi e T.G. Masaryk, per esempio), l’Impero ottomano conosce il suo irreversibile declino sia a causa del sostanziale fallimento delle riforme tentate nei decenni precedenti e sia per la conseguente crisi istituzionale, accelerata e aggravata dall'emergere, come fattore di novità, di un intransigente nazionalismo turco che finisce per compromettere definitivamente il già difficile rapporto con le nazionalità allogene. Con lo scoppio della prima guerra balcanica, nell’ottobre del 1912, la grande macchina bellica si è ormai messa in moto e nessuno, malgrado la denuncia di pochi idealisti e pacifisti, riuscirà più a fermarla. Ai piccoli imperialismi balcanici si affiancheranno e si sostituiranno i collaudati imperialismi delle grandi potenze europee: inizia così la tragedia della Grande Guerra.
2015
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