Il papilloma virus umano (HPV, dall’inglese Human Papilloma Virus) è un virus a DNA, appartenente alla famiglia dei Papovaviridae, che si replica esclusivamente su cute e mucose. In Italia la prevalenza dell’infezione varia tra il 7 ed il 16%: ogni anno vengono diagnosticati circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice e circa 1.000 donne muoiono a causa di questa patologia. Studi epidemiologici affermano che circa il 75% della popolazione sessualmente attiva venga a contatto con il papilloma virus durante il corso della propria vita. Sono conosciuti più di 100 tipi virali, ognuno identificato con un numero, distinti in base al loro potenziale oncogeno: i tipi a basso rischio oncogeno (6 e 11) sono responsabili di lesioni benigne (condilomi genitali), mentre i tipi ad alto rischio (16 e 18), sono responsabili di lesioni precancerose, sia di basso che di alto grado. Dal momento che l’HPV è presente nel 99.7% di tutti i casi di cancro della cervice uterina, l’infezione persistente determinata da tipi ad alto rischio di HPV è considerata uno step necessario allo sviluppo tumorale. Pertanto l’American Cancer Society raccomanda lo screening del carcinoma della cervice uterina, mediante Pap Test, a partire dai 21 anni di età o dopo 3 anni dall’inizio dei primi rapporti sessuali. Il carcinoma della cervice uterina è il primo cancro ad essere riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile ad un’infezione: quella da tipi oncogeni da HPV. L’EMEA (European Medicines Agency) ha autorizzato il 20 ottobre 2006 il primo vaccino (vaccino quadrivalente) che previene le lesioni causate da HPV 16 e 18 (responsabili del 70% circa dei carcinomi della cervice) e 6 e 11 (responsabili di circa il 90% circa dei condilomi genitali). Il vaccino non ha però alcun effetto terapeutico su tali virus, e sulle loro conseguenze una volta che essi siano già presenti nell’organismo (tumore della cervice uterina e lesioni condilomatose).

HPV, ruolo dello screening e nuove prospettive di prevenzione: il vaccino

Vitale, S. G.;
2009-01-01

Abstract

Il papilloma virus umano (HPV, dall’inglese Human Papilloma Virus) è un virus a DNA, appartenente alla famiglia dei Papovaviridae, che si replica esclusivamente su cute e mucose. In Italia la prevalenza dell’infezione varia tra il 7 ed il 16%: ogni anno vengono diagnosticati circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice e circa 1.000 donne muoiono a causa di questa patologia. Studi epidemiologici affermano che circa il 75% della popolazione sessualmente attiva venga a contatto con il papilloma virus durante il corso della propria vita. Sono conosciuti più di 100 tipi virali, ognuno identificato con un numero, distinti in base al loro potenziale oncogeno: i tipi a basso rischio oncogeno (6 e 11) sono responsabili di lesioni benigne (condilomi genitali), mentre i tipi ad alto rischio (16 e 18), sono responsabili di lesioni precancerose, sia di basso che di alto grado. Dal momento che l’HPV è presente nel 99.7% di tutti i casi di cancro della cervice uterina, l’infezione persistente determinata da tipi ad alto rischio di HPV è considerata uno step necessario allo sviluppo tumorale. Pertanto l’American Cancer Society raccomanda lo screening del carcinoma della cervice uterina, mediante Pap Test, a partire dai 21 anni di età o dopo 3 anni dall’inizio dei primi rapporti sessuali. Il carcinoma della cervice uterina è il primo cancro ad essere riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile ad un’infezione: quella da tipi oncogeni da HPV. L’EMEA (European Medicines Agency) ha autorizzato il 20 ottobre 2006 il primo vaccino (vaccino quadrivalente) che previene le lesioni causate da HPV 16 e 18 (responsabili del 70% circa dei carcinomi della cervice) e 6 e 11 (responsabili di circa il 90% circa dei condilomi genitali). Il vaccino non ha però alcun effetto terapeutico su tali virus, e sulle loro conseguenze una volta che essi siano già presenti nell’organismo (tumore della cervice uterina e lesioni condilomatose).
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