Nell’ultima decade i nanomateriali ingegnerizzati (NMs) hanno sollevato una particolare curiosità ed un elevato interesse in virtù delle loro proprietà e dei pleiotropici risvolti tecnologici. Tuttavia, se da un lato le nanotecnologie avanzano a passi da gigante, dall’altra parte le sparute conoscenze in merito alle possibili interazioni delle nanostrutture con i diversi sistemi biologici e gli ecosistemi non consentono ad oggi di stilare un’appropriata e particolareggiata valutazione dei rischi ambientali e connessi alla salute umana. Tra i differenti nanomateriali ad oggi largamente utilizzati ritroviamo sicuramente le nanoparticelle d’argento, presenti in moltissimi prodotti di consumo per la medicina e la farmacologia, in virtù delle loro attività antimicrobica ed impiegate anche in altri ambiti come l’elettronica e l’ingegneria energetica per via delle loro proprietà fisico-chimiche. Sfortunatamente il loro utilizzo sta oggi suscitando una notevole preoccupazione in relazione alle interazioni con i sistemi biologici, soprattutto per la notevole attività ossidativa responsabile di manifestazioni citotossiche e genotossiche. Nella presente tesi abbiamo dunque valutato la tossicità di nanoparticelle d’argento su un modello animale acquatico (Danio rerio). Gli zebrafish sono stati esposti per 30 giorni a 3 diverse concentrazioni di nanoparticelle d’argento mediante un modello di esposizione semistatica e sono state valutate le alterazione fisiologiche di intestino, fegato e branchie. I risultati ottenuti mostravano diversi pattern lesivi a carico degli zebrafish esposti a diverse concentrazioni. Nello specifico si osservavano teleangectasia branchiale, edema sub-epiteliale, iperplasia dell’epitelio branchiale e conseguente fusione delle lamelle secondarie, estesa necrosi dell’epitelio di rivestimento dell’intestino nei gruppi esposti ad una concentrazione di AgNps pari a 8 μg/L e 40 μg/L, mentre elevati livelli di MT1 venivano rilevati a livello di fegato e branchie nei soggetti trattati rispetto al gruppo controllo. Tali risultati correlati all’analisi ICP-MS permettono di affermare in via del tutto preliminare che la tossicità delle nanoparticelle d’argento potrebbe essere legata alla dimensione ed al loro stato di aggregazione più che alle concentrazioni di esposizione.

Zebrafish (Danio rerio): una valida piattaforma per lo studio della tossicità dei nanomateriali ingegnerizzati

DI CARO, GIANFRANCO
2018-11-30

Abstract

Nell’ultima decade i nanomateriali ingegnerizzati (NMs) hanno sollevato una particolare curiosità ed un elevato interesse in virtù delle loro proprietà e dei pleiotropici risvolti tecnologici. Tuttavia, se da un lato le nanotecnologie avanzano a passi da gigante, dall’altra parte le sparute conoscenze in merito alle possibili interazioni delle nanostrutture con i diversi sistemi biologici e gli ecosistemi non consentono ad oggi di stilare un’appropriata e particolareggiata valutazione dei rischi ambientali e connessi alla salute umana. Tra i differenti nanomateriali ad oggi largamente utilizzati ritroviamo sicuramente le nanoparticelle d’argento, presenti in moltissimi prodotti di consumo per la medicina e la farmacologia, in virtù delle loro attività antimicrobica ed impiegate anche in altri ambiti come l’elettronica e l’ingegneria energetica per via delle loro proprietà fisico-chimiche. Sfortunatamente il loro utilizzo sta oggi suscitando una notevole preoccupazione in relazione alle interazioni con i sistemi biologici, soprattutto per la notevole attività ossidativa responsabile di manifestazioni citotossiche e genotossiche. Nella presente tesi abbiamo dunque valutato la tossicità di nanoparticelle d’argento su un modello animale acquatico (Danio rerio). Gli zebrafish sono stati esposti per 30 giorni a 3 diverse concentrazioni di nanoparticelle d’argento mediante un modello di esposizione semistatica e sono state valutate le alterazione fisiologiche di intestino, fegato e branchie. I risultati ottenuti mostravano diversi pattern lesivi a carico degli zebrafish esposti a diverse concentrazioni. Nello specifico si osservavano teleangectasia branchiale, edema sub-epiteliale, iperplasia dell’epitelio branchiale e conseguente fusione delle lamelle secondarie, estesa necrosi dell’epitelio di rivestimento dell’intestino nei gruppi esposti ad una concentrazione di AgNps pari a 8 μg/L e 40 μg/L, mentre elevati livelli di MT1 venivano rilevati a livello di fegato e branchie nei soggetti trattati rispetto al gruppo controllo. Tali risultati correlati all’analisi ICP-MS permettono di affermare in via del tutto preliminare che la tossicità delle nanoparticelle d’argento potrebbe essere legata alla dimensione ed al loro stato di aggregazione più che alle concentrazioni di esposizione.
30-nov-2018
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