Il lavoro si sofferma sul diritto di conoscere le proprie origini e su alcune interessanti pronunce relative al diritto del figlio di conoscere le proprie origini, nel caso in cui la madre al momento del parto abbia scelto di rimanere anonima, sottolineando il differente ruolo della Corte costituzionale italiana rispetto alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Infatti, il difficile dialogo e le evoluzioni e/o involuzioni della giurisprudenza interna e sovranazionale, sebbene vadano incontro a notevoli critiche da parte della dottrina, in realtà, talvolta sono ascrivibili ad una molteplicità di fattori, che determinano effetti imprevedibili e non sempre soddisfacenti alla luce di un (mancato) bilanciamento tra molteplici diritti parimenti degni di tutela. Come è noto, l’intervento della Corte costituzionale avviene su input del giudice a quo che promuove la questione di legittimità costituzionale, la cui corretta impostazione avrà una ricaduta sulla susseguente risposta del Giudice delle leggi unitamente alle relative motivazioni. La decisione, infatti, è sempre dipendente da un determinato contesto e dal background culturale in cui si implementa e, quindi, condizionata dal momento storico in cui si inserisce, sino a comprendere, in anni più recenti, anche il rilievo delle ricerche scientifiche e degli eventuali sviluppi che incidono sull'evoluzione di un determinato diritto. il sindacato della Corte EDU, nell’insieme più complesso, è normalmente filtrato da un dato politico, cioè dal consolidamento degli orientamenti e dall’incidenza che quel diritto garantito dalla CEDU ha nella maggior parte degli Stati aderenti, di cui solo ventotto appartengono all’Unione europea. Anche relativamente al diritto della madre di partorire in anonimato, l’originaria valutazione del legislatore italiano, su alcune problematiche, non è più condivisibile in tutto o in parte e in via giurisprudenziale è superata da un bilanciamento con altri diritti fondamentali ugualmente meritevoli di tutela. La giurisprudenza interna dopo la sent. Godelli c. Italia del 2012 e a sent. n. 278 del 2013 della Corte costituzionale italiana.

Il diritto di conoscere le proprie origini come caso emblematico dell'interlocuzione tra Corti sovranazionali e Corti nazionali... con il legislatore statale come convitato di pietra

Maria Letteria Quattrocchi
2019-01-01

Abstract

Il lavoro si sofferma sul diritto di conoscere le proprie origini e su alcune interessanti pronunce relative al diritto del figlio di conoscere le proprie origini, nel caso in cui la madre al momento del parto abbia scelto di rimanere anonima, sottolineando il differente ruolo della Corte costituzionale italiana rispetto alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Infatti, il difficile dialogo e le evoluzioni e/o involuzioni della giurisprudenza interna e sovranazionale, sebbene vadano incontro a notevoli critiche da parte della dottrina, in realtà, talvolta sono ascrivibili ad una molteplicità di fattori, che determinano effetti imprevedibili e non sempre soddisfacenti alla luce di un (mancato) bilanciamento tra molteplici diritti parimenti degni di tutela. Come è noto, l’intervento della Corte costituzionale avviene su input del giudice a quo che promuove la questione di legittimità costituzionale, la cui corretta impostazione avrà una ricaduta sulla susseguente risposta del Giudice delle leggi unitamente alle relative motivazioni. La decisione, infatti, è sempre dipendente da un determinato contesto e dal background culturale in cui si implementa e, quindi, condizionata dal momento storico in cui si inserisce, sino a comprendere, in anni più recenti, anche il rilievo delle ricerche scientifiche e degli eventuali sviluppi che incidono sull'evoluzione di un determinato diritto. il sindacato della Corte EDU, nell’insieme più complesso, è normalmente filtrato da un dato politico, cioè dal consolidamento degli orientamenti e dall’incidenza che quel diritto garantito dalla CEDU ha nella maggior parte degli Stati aderenti, di cui solo ventotto appartengono all’Unione europea. Anche relativamente al diritto della madre di partorire in anonimato, l’originaria valutazione del legislatore italiano, su alcune problematiche, non è più condivisibile in tutto o in parte e in via giurisprudenziale è superata da un bilanciamento con altri diritti fondamentali ugualmente meritevoli di tutela. La giurisprudenza interna dopo la sent. Godelli c. Italia del 2012 e a sent. n. 278 del 2013 della Corte costituzionale italiana.
2019
978-88-9211-888-1
978-84-1313-555-7
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Descrizione: La tutela multilivello dei diritti fondamentali: il diritto di conocere le proprie origini e il diritto all'anonimato della madre
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