Nell’ultimo decennio le sempre più complete metodologie e tecniche dell’indagine etologica applicata hanno reso possibile il monitoraggio oggettivo e la valutazione delle reattività animale utilizzando un insieme di parametri considerati validi indicatori di benessere, inteso non più solo come la condizione di salvaguardia e tutela delle condizioni che garantiscano il soddisfacimento dei più elementari bisogni fisiologici (fame e sete) ma, in maniera più compiuta, come lo stato nel quale viene a realizzarsi l’omeostasi motivazionale ed emozionale dell’individuo nel rispetto delle caratteristiche non solo specie-specifiche ma anche di quelle tipologiche costituzionali e attitudinali. Le condizioni di management rappresentate dal tradizionale monotono box influenzano negativamente i livelli d’interazione sociale e di espressione del repertorio comportamentale proprio della natura gregaria del cavallo, che risultano impoveriti o del tutto assenti. La privazione di specifici moduli comportamentali ingenera situazioni di sofferenza centrale il cui epifenomeno è rappresentato dalle atipie (ballo dell’orso, tic d’appoggio, gioco di bocca) per come ormai estesamente dimostrato non solo nel cavallo ma anche e ancor di più nei bovini, nei suini, nelle galline ovaiole e nei conigli allevati in modo intensivo. Gli effetti di un ambiente ipostimolante, dell’ipocinesia, della monotonia sociale e dell’impoverimento sensoriale, risultano ancora più deleteri se a subirli sono i puledri sin dalla loro nascita, ingenerando tare comportamentali che nell’animale adulto andranno a concretizzarsi come “ombrosità”, “diffidenza”, “imprevedibilità”. Poiché è ormai nota l’influenza delle condizioni di management sui livelli d’addestrabilità e di performance dei soggetti da adibire ai differenti servizi richiesti, è necessario che dalle organiche conoscenze di etologia equina derivi un modus operandi che riconosca al cavallo la centralità del suo ruolo e l’importanza del suo mondo percettivo affinché i maneggi ritornino ad essere a misura di cavallo. Dall’altra parte, se l’ambiente, inteso in senso alto presenta caratteristiche tali da assecondare o favorire l’espressione delle potenzialità cognitive dell’animale, esso si troverà in armonia con l’ambiente, altrimenti ne risulteranno limitazioni più o meno severe alla espressività delle potenziali capacità di apprendimento. La condizione ambientale favorevole a tale espressività viene comunemente compresa nel termine di arricchimento sensoriale che, a sua volta, agevola il mantenimento di un elevato livello operante, inteso come frequenza di emissione di base delle risposte comportamentali. Ben si comprende come un ambiente consono alle caratteristiche di plasticità comportamentale del cavallo, agendo positivamente sul livello operante, consenta di garantire quella tonicità reattiva tanto invocata dagli ippologi classici.

Il cavallo: caratteristiche etologiche

Panzera Michele
2019-01-01

Abstract

Nell’ultimo decennio le sempre più complete metodologie e tecniche dell’indagine etologica applicata hanno reso possibile il monitoraggio oggettivo e la valutazione delle reattività animale utilizzando un insieme di parametri considerati validi indicatori di benessere, inteso non più solo come la condizione di salvaguardia e tutela delle condizioni che garantiscano il soddisfacimento dei più elementari bisogni fisiologici (fame e sete) ma, in maniera più compiuta, come lo stato nel quale viene a realizzarsi l’omeostasi motivazionale ed emozionale dell’individuo nel rispetto delle caratteristiche non solo specie-specifiche ma anche di quelle tipologiche costituzionali e attitudinali. Le condizioni di management rappresentate dal tradizionale monotono box influenzano negativamente i livelli d’interazione sociale e di espressione del repertorio comportamentale proprio della natura gregaria del cavallo, che risultano impoveriti o del tutto assenti. La privazione di specifici moduli comportamentali ingenera situazioni di sofferenza centrale il cui epifenomeno è rappresentato dalle atipie (ballo dell’orso, tic d’appoggio, gioco di bocca) per come ormai estesamente dimostrato non solo nel cavallo ma anche e ancor di più nei bovini, nei suini, nelle galline ovaiole e nei conigli allevati in modo intensivo. Gli effetti di un ambiente ipostimolante, dell’ipocinesia, della monotonia sociale e dell’impoverimento sensoriale, risultano ancora più deleteri se a subirli sono i puledri sin dalla loro nascita, ingenerando tare comportamentali che nell’animale adulto andranno a concretizzarsi come “ombrosità”, “diffidenza”, “imprevedibilità”. Poiché è ormai nota l’influenza delle condizioni di management sui livelli d’addestrabilità e di performance dei soggetti da adibire ai differenti servizi richiesti, è necessario che dalle organiche conoscenze di etologia equina derivi un modus operandi che riconosca al cavallo la centralità del suo ruolo e l’importanza del suo mondo percettivo affinché i maneggi ritornino ad essere a misura di cavallo. Dall’altra parte, se l’ambiente, inteso in senso alto presenta caratteristiche tali da assecondare o favorire l’espressione delle potenzialità cognitive dell’animale, esso si troverà in armonia con l’ambiente, altrimenti ne risulteranno limitazioni più o meno severe alla espressività delle potenziali capacità di apprendimento. La condizione ambientale favorevole a tale espressività viene comunemente compresa nel termine di arricchimento sensoriale che, a sua volta, agevola il mantenimento di un elevato livello operante, inteso come frequenza di emissione di base delle risposte comportamentali. Ben si comprende come un ambiente consono alle caratteristiche di plasticità comportamentale del cavallo, agendo positivamente sul livello operante, consenta di garantire quella tonicità reattiva tanto invocata dagli ippologi classici.
2019
1123-3117
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