Accoglienza dei migranti e valorizzazione dei borghi: autorappresentazioni “marginali” e strategie culturali in due casi studio Il moltiplicarsi delle iniziative di animazione civica e sociale che coinvolgono i piccoli centri a rischio di spopolamento offre l’occasione per verificare empiricamente la tenuta, il funzionamento e gli esiti di diverse ipotesi “per immaginare un futuro diverso”. In particolare, ci si concentra sulle “strategie culturali” (ZUKIN 1995): interventi che agiscono sul piano delle rappresentazioni e dei simboli per contrastare tendenze marginalizzanti e innescare processi di valorizzazione e promozione locale. Se l’analisi di tali strategie costituisce un filone di studi consolidato rispetto ai contesti urbani (CITRONI 2016), la loro implementazione in altri tipi di territori necessita di essere adeguatamente sviluppata. Il contributo affronta questo compito comparando due casi-studio: uno è la sperimentazione del modello Sprar di accoglienza diffusa per rifugiati e richiedenti asilo in un paese dell’Aspromonte reggino, Sant’Alessio (TARSIA 2018). In questa esperienza si incontrano un modello di gestione originale sostenuto dall’ibridazione di diverse subculture professionali e associative, una certa riconoscibilità dell’apporto del personale originario del paese e un investimento proattivo di diversi attori territoriali. L’altro è il caso di Nosedo, antico borgo situato fra l’area rurale del Parco Agricolo Sud Milano e la metropoli lombarda; qui l’associazione Nocetum ha attinto al passato medievale monastico locale per promuovere una varietà d’iniziative sociali e culturali che hanno accolto gruppi sociali fragili (p. es. Rom, madri sole con i figli), promosso dinamiche di sviluppo locale e contrastato l’abbandono e il degrado dell’area. Si metteranno così in dialogo due strategie culturali di promozione tra loro eterogenee per le zone su cui insistono (area rurale meridionale e nordica periurbana) e per gli elementi attraverso cui si sviluppano (accoglienza dei rifugiati e passato medioevale). Il dialogo fra casi tanto diversi consente di evidenziare caratteristiche e condizioni di possibilità tipiche dell’attivazione di strategie culturali di valorizzazione in contesti non urbani, ricorrenti nella forma di questi interventi, indipendentemente dal loro contenuto. In primo luogo, il fatto che le culture organizzative e gli stili associativi (CITRONI 2015) dei soggetti che promuovono le azioni di riconoscimento e valorizzazione di questi luoghi sono il frutto di più livelli di negoziazione, in funzione anche della capacità e possibilità di imbastire percorsi di implementazione della propria reputazione e credibilità (LAMBOGLIA, D’ONZA, 2013). In secondo luogo, l’analisi comparativa illustrerà l’ambiguo ruolo giocato dalle rappresentazioni di cui i territori analizzati sono tradizionalmente oggetto, mostrando come esse costituiscano condizioni locali ineludibili per chiunque voglia promuovere processi di valorizzazione attraverso strategie culturali. Refugees Welcoming and Enhancement of Villages: “Marginal” Self-representations and Cultural Strategies in Two Examples Civic and social initiatives involving small towns at risk of depopulation are increasingly offering the opportunity to empirically grasp patterns and outcomes of different paths “to imagine a different future”. In particular, we focus on “cultural strategies” (ZUKIN 1995): interventions drawing on collective representations and symbols to fight marginalizing trends and trigger processes of local development. While the analysis of such strategies constitutes a consolidated line of studies with respect to urban contexts, their implementation in other types of territories needs to be developed (CITRONI 2016). The contribution tackles this task by comparing two case studies: one is the experimentation of the Sprar model of widespread reception for refugees and asylum seekers in a small village of Calabrian Appennino, Sant’Alessio d’Aspromonte (TARSIA 2018). In this experience we find an original management model supported by the hybridization of various professional and associative subcultures, an original contribution by the staff members recruited in the village, a proactive investment by different territorial actors. The other is the case of Nosedo, a former agricultural village situated between the rural area Parco Agricolo Sud Milano and Milan; here Associazione Nocetum has drawn in the monastic medieval past of the village to promote a variety of social and cultural initiatives that have welcomed fragile social groups (e.g. roma, left alone women with their children), promoted local development and contrasted the state of abandon. The selected cultural strategies are heterogeneous among themselves because of the areas on which they insist (rural southern and northern periurban area) and the topics they focus on (refugees reception and medieval past). Nevertheless, both cases will make evident two recurring mechanisms: first, the fact that associative styles (CITRONI 2015) and organizational cultures are in both cases the result of multiple levels of negotiation, in which local leaders are engaged in many ways to implement reputation of the project but also of the whole community (LAMBOGLIA, D’ONZA 2013); second, it will be shown the ambiguous role played by the traditional collective representations concerning the analyzed local communities, thus illustrating how such representations are unavoidable conditions for anyone promoting cultural strategies in those communities.

Accoglienza dei migranti e valorizzazione dei borghi: autorappresentazioni "marginali" e strategie culturali in due casi studio

Schirripa V.;Tarsia T.
2018-01-01

Abstract

Accoglienza dei migranti e valorizzazione dei borghi: autorappresentazioni “marginali” e strategie culturali in due casi studio Il moltiplicarsi delle iniziative di animazione civica e sociale che coinvolgono i piccoli centri a rischio di spopolamento offre l’occasione per verificare empiricamente la tenuta, il funzionamento e gli esiti di diverse ipotesi “per immaginare un futuro diverso”. In particolare, ci si concentra sulle “strategie culturali” (ZUKIN 1995): interventi che agiscono sul piano delle rappresentazioni e dei simboli per contrastare tendenze marginalizzanti e innescare processi di valorizzazione e promozione locale. Se l’analisi di tali strategie costituisce un filone di studi consolidato rispetto ai contesti urbani (CITRONI 2016), la loro implementazione in altri tipi di territori necessita di essere adeguatamente sviluppata. Il contributo affronta questo compito comparando due casi-studio: uno è la sperimentazione del modello Sprar di accoglienza diffusa per rifugiati e richiedenti asilo in un paese dell’Aspromonte reggino, Sant’Alessio (TARSIA 2018). In questa esperienza si incontrano un modello di gestione originale sostenuto dall’ibridazione di diverse subculture professionali e associative, una certa riconoscibilità dell’apporto del personale originario del paese e un investimento proattivo di diversi attori territoriali. L’altro è il caso di Nosedo, antico borgo situato fra l’area rurale del Parco Agricolo Sud Milano e la metropoli lombarda; qui l’associazione Nocetum ha attinto al passato medievale monastico locale per promuovere una varietà d’iniziative sociali e culturali che hanno accolto gruppi sociali fragili (p. es. Rom, madri sole con i figli), promosso dinamiche di sviluppo locale e contrastato l’abbandono e il degrado dell’area. Si metteranno così in dialogo due strategie culturali di promozione tra loro eterogenee per le zone su cui insistono (area rurale meridionale e nordica periurbana) e per gli elementi attraverso cui si sviluppano (accoglienza dei rifugiati e passato medioevale). Il dialogo fra casi tanto diversi consente di evidenziare caratteristiche e condizioni di possibilità tipiche dell’attivazione di strategie culturali di valorizzazione in contesti non urbani, ricorrenti nella forma di questi interventi, indipendentemente dal loro contenuto. In primo luogo, il fatto che le culture organizzative e gli stili associativi (CITRONI 2015) dei soggetti che promuovono le azioni di riconoscimento e valorizzazione di questi luoghi sono il frutto di più livelli di negoziazione, in funzione anche della capacità e possibilità di imbastire percorsi di implementazione della propria reputazione e credibilità (LAMBOGLIA, D’ONZA, 2013). In secondo luogo, l’analisi comparativa illustrerà l’ambiguo ruolo giocato dalle rappresentazioni di cui i territori analizzati sono tradizionalmente oggetto, mostrando come esse costituiscano condizioni locali ineludibili per chiunque voglia promuovere processi di valorizzazione attraverso strategie culturali. Refugees Welcoming and Enhancement of Villages: “Marginal” Self-representations and Cultural Strategies in Two Examples Civic and social initiatives involving small towns at risk of depopulation are increasingly offering the opportunity to empirically grasp patterns and outcomes of different paths “to imagine a different future”. In particular, we focus on “cultural strategies” (ZUKIN 1995): interventions drawing on collective representations and symbols to fight marginalizing trends and trigger processes of local development. While the analysis of such strategies constitutes a consolidated line of studies with respect to urban contexts, their implementation in other types of territories needs to be developed (CITRONI 2016). The contribution tackles this task by comparing two case studies: one is the experimentation of the Sprar model of widespread reception for refugees and asylum seekers in a small village of Calabrian Appennino, Sant’Alessio d’Aspromonte (TARSIA 2018). In this experience we find an original management model supported by the hybridization of various professional and associative subcultures, an original contribution by the staff members recruited in the village, a proactive investment by different territorial actors. The other is the case of Nosedo, a former agricultural village situated between the rural area Parco Agricolo Sud Milano and Milan; here Associazione Nocetum has drawn in the monastic medieval past of the village to promote a variety of social and cultural initiatives that have welcomed fragile social groups (e.g. roma, left alone women with their children), promoted local development and contrasted the state of abandon. The selected cultural strategies are heterogeneous among themselves because of the areas on which they insist (rural southern and northern periurban area) and the topics they focus on (refugees reception and medieval past). Nevertheless, both cases will make evident two recurring mechanisms: first, the fact that associative styles (CITRONI 2015) and organizational cultures are in both cases the result of multiple levels of negotiation, in which local leaders are engaged in many ways to implement reputation of the project but also of the whole community (LAMBOGLIA, D’ONZA 2013); second, it will be shown the ambiguous role played by the traditional collective representations concerning the analyzed local communities, thus illustrating how such representations are unavoidable conditions for anyone promoting cultural strategies in those communities.
2018
9788885479012
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