La ricerca sul campo riguarda l’analisi dei processi di trasformazione e di adattamento del ruolo, degli obiettivi e delle funzioni degli assistenti sociali all’interno dei servizi Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) dell’area dello Stretto. I servizi Sprar sono considerati, in questa ricerca, spazio di analisi della corrispondenza tra le competenze ivi richieste all’assistente sociale e quelle acquisite in sede di formazione o aggiornamento. Il mandato dello Sprar è quello di far intraprendere ai rifugiati percorsi di autonomia dopo l’impatto con la prima accoglienza per cui agli assistenti sociali viene chiesto, per mandato istituzionale, di concretizzare il principio di autodeterminazione degli utenti in un sistema di welfare che, al contrario, sembra sempre più proiettato a fornire risposte immediate e veloci. Dalla ricerca emergono le potenzialità e i limiti dell’uso di alcuni strumenti e categorie operative proprie del servizio sociale (colloquio, metodologia della rete, supervisione, lavoro di équipe, lavoro per progetti) con l’intento di comprendere come la professione si colloca nei servizi dedicati ai rifugiati e come ogni assistente sociale interpreta e agisce il proprio ruolo professionale. In tal senso sono state verificate le modalità di interrelazione con gli altri operatori focalizzando l’attenzione sulle categorie del potere e del riconoscimento. I due principali strumenti di ricerca utilizzati sono: le storie di vita professionali e il focus group. Sono state coniugate le biografie dei professionisti ascoltati con le criticità, i punti di forza, i rischi e le minacce (analisi SWOT) del servizio di seconda accoglienza. Già dai primi risultati è possibile individuare tre nodi di maggiore implicazione nella pratica professionale: 1) il ruolo professionale agito e percepito nel lavorare, con organizzazioni di Terzo settore o con rapporti di lavoro autonomo, fronteggiando un impegno che può generare stress lavorativo perché spesso precario e allo stesso tempo totalizzante; 2)messa in comune di strategie di azione e di buone prassi in relazione ad una popolazione di utenti eterogenea e complessa che hanno come obiettivo comune quello di sviluppare expertises utili ad una integrazione sostenibile nel tempo; 3)assunzione del ruolo di policy maker nell’ambito delle politiche sociali rivolte al fenomeno migratorio.

L’assistente sociale nei servizi Sprar

Tarsia T.
2017-01-01

Abstract

La ricerca sul campo riguarda l’analisi dei processi di trasformazione e di adattamento del ruolo, degli obiettivi e delle funzioni degli assistenti sociali all’interno dei servizi Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) dell’area dello Stretto. I servizi Sprar sono considerati, in questa ricerca, spazio di analisi della corrispondenza tra le competenze ivi richieste all’assistente sociale e quelle acquisite in sede di formazione o aggiornamento. Il mandato dello Sprar è quello di far intraprendere ai rifugiati percorsi di autonomia dopo l’impatto con la prima accoglienza per cui agli assistenti sociali viene chiesto, per mandato istituzionale, di concretizzare il principio di autodeterminazione degli utenti in un sistema di welfare che, al contrario, sembra sempre più proiettato a fornire risposte immediate e veloci. Dalla ricerca emergono le potenzialità e i limiti dell’uso di alcuni strumenti e categorie operative proprie del servizio sociale (colloquio, metodologia della rete, supervisione, lavoro di équipe, lavoro per progetti) con l’intento di comprendere come la professione si colloca nei servizi dedicati ai rifugiati e come ogni assistente sociale interpreta e agisce il proprio ruolo professionale. In tal senso sono state verificate le modalità di interrelazione con gli altri operatori focalizzando l’attenzione sulle categorie del potere e del riconoscimento. I due principali strumenti di ricerca utilizzati sono: le storie di vita professionali e il focus group. Sono state coniugate le biografie dei professionisti ascoltati con le criticità, i punti di forza, i rischi e le minacce (analisi SWOT) del servizio di seconda accoglienza. Già dai primi risultati è possibile individuare tre nodi di maggiore implicazione nella pratica professionale: 1) il ruolo professionale agito e percepito nel lavorare, con organizzazioni di Terzo settore o con rapporti di lavoro autonomo, fronteggiando un impegno che può generare stress lavorativo perché spesso precario e allo stesso tempo totalizzante; 2)messa in comune di strategie di azione e di buone prassi in relazione ad una popolazione di utenti eterogenea e complessa che hanno come obiettivo comune quello di sviluppare expertises utili ad una integrazione sostenibile nel tempo; 3)assunzione del ruolo di policy maker nell’ambito delle politiche sociali rivolte al fenomeno migratorio.
2017
9788894470611
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3143563
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact