Il presente lavoro è dedicato ad un'analisi degli scritti botanici di "Historia plantarum" e "De causis plantarum". L'obiettivo è comprendere le caratteristiche peculiari della sua indagine sulle piante a partire dal retroterra culturale, in particolare la biologia aristotelica. La botanica di Teofrasto si pone a mio avviso in continuità con gli studi aristotelici sul vivente, ma se ne discosta nella considerazione delle potenzialità della vita vegetale. In Aristotele le piante rappresentano infatti una sorta di livello zero del vivente, un discrimine tra ciò che è dotato di vita/anima (psyché) e ciò che non lo è. Per tale ragione, esse sono in grado di compiere esclusivamente le funzioni metaboliche basali (nutrizione, crescita, riproduzione), gestite dall'anima nutritiva. Teofrasto sembra riconoscere alle piante maggiori potenzialità, come la capacità di distinguere sensazioni piacevoli e dolorose, facoltà locomotorie minime, forme di interazione e aiuto reciproco. Le piante non sono intese da Teofrasto come una categoria astratta e uniforme, ma come un insieme variegato di organismi dotato ognuno di peculiarità. Per tale ragione, la botanica di Teofrasto è un'indagine filosofica sulla natura propria (idia physis) di ciascuna pianta e sulle differenze. L'attenzione di Teofrasto alle piante come organismi attivi, in grado di interagire con l'ambiente, irriducibili a categorie astratte, pone a mio avviso il filosofo in continuità con la botanica filosofica e le filosofie ecologiche contemporanee.

La botanica di Teofrasto. Un manifesto per una concezione ecologica e non antropocentrica del vivente

PIGNATONE, MARCO ANTONIO
2019-11-25

Abstract

Il presente lavoro è dedicato ad un'analisi degli scritti botanici di "Historia plantarum" e "De causis plantarum". L'obiettivo è comprendere le caratteristiche peculiari della sua indagine sulle piante a partire dal retroterra culturale, in particolare la biologia aristotelica. La botanica di Teofrasto si pone a mio avviso in continuità con gli studi aristotelici sul vivente, ma se ne discosta nella considerazione delle potenzialità della vita vegetale. In Aristotele le piante rappresentano infatti una sorta di livello zero del vivente, un discrimine tra ciò che è dotato di vita/anima (psyché) e ciò che non lo è. Per tale ragione, esse sono in grado di compiere esclusivamente le funzioni metaboliche basali (nutrizione, crescita, riproduzione), gestite dall'anima nutritiva. Teofrasto sembra riconoscere alle piante maggiori potenzialità, come la capacità di distinguere sensazioni piacevoli e dolorose, facoltà locomotorie minime, forme di interazione e aiuto reciproco. Le piante non sono intese da Teofrasto come una categoria astratta e uniforme, ma come un insieme variegato di organismi dotato ognuno di peculiarità. Per tale ragione, la botanica di Teofrasto è un'indagine filosofica sulla natura propria (idia physis) di ciascuna pianta e sulle differenze. L'attenzione di Teofrasto alle piante come organismi attivi, in grado di interagire con l'ambiente, irriducibili a categorie astratte, pone a mio avviso il filosofo in continuità con la botanica filosofica e le filosofie ecologiche contemporanee.
25-nov-2019
Teofrasto, Aristotele, botanica, Historia plantarum, De causis plantarum, botanica, botanica filosofica, piante, anima, anima nutritiva, piacere, dolore, nutrizione, differenza, specificità, natura, natura propria, ecologia, Plant Revolution, Plant Blindness, neurobiologia vegetale
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