Antico quanto la domesticazione di ovini, caprini, bovini è il consumo del latte con la correlata produzione casearia. Sul piano generale, inoltre, il latte si configura come alimento primo e fisiologico per gli esseri viventi, non stupisce pertanto che nella teoresi politico-istituzionale di Aristotele compaia il termine ‘collattanei’ (homogalaktes) per indicare le komai, ovvero quelle formazioni comunitarie costituite ‘per natura’ da più oikoi “in vista di bisogni non quotidiani”. La Sicilia antica, se accettiamo la ambientazione insulare di alcune delle peripezie che scandirono il difficile nostos di Odisseo, propone assai precocemente un ambiente e una prassi pastorale –ben poco ‘bucolica’– nei versi relativi all’incontro con Polifemo. Sono qui presentati spazi ed attività tipiche che fotografano ma anche canonizzano una precettistica pastorale; nel contempo si individuano anche i semi di quella contrapposizione tra pastorizia e agricoltura che, assai per tempo, nella mentalità greca individuò il phyteuein e la produzione ‘pilotata’ come segno di superiore capacità organizzativa, produttiva di periousia tes trophes. Se da un lato Omero cantava di popoli consumatori del latte delle loro cavalle, dall’altro egli faceva del formaggio grattugiato nel vino pramnio misto a farina una bevanda lenitiva per eroi provati dagli scontri sotto le mura di Troia. Quanto al formaggio siciliano, per tutti basti rievocare i versi di Aristofane in cui katesikelizein significa mangiare quei ‘doc’ isolani che erano la trophalis e l’opias. L’evidenza archeologica nell’isola inoltre fornisce una cospicua presenza di grattugie in contesti funerari, domestici e connessi a riti tesmoforici.

Un "candore" versatile: latte e formaggi nella Sicilia greca

CARMELA RACCUIA
2019-01-01

Abstract

Antico quanto la domesticazione di ovini, caprini, bovini è il consumo del latte con la correlata produzione casearia. Sul piano generale, inoltre, il latte si configura come alimento primo e fisiologico per gli esseri viventi, non stupisce pertanto che nella teoresi politico-istituzionale di Aristotele compaia il termine ‘collattanei’ (homogalaktes) per indicare le komai, ovvero quelle formazioni comunitarie costituite ‘per natura’ da più oikoi “in vista di bisogni non quotidiani”. La Sicilia antica, se accettiamo la ambientazione insulare di alcune delle peripezie che scandirono il difficile nostos di Odisseo, propone assai precocemente un ambiente e una prassi pastorale –ben poco ‘bucolica’– nei versi relativi all’incontro con Polifemo. Sono qui presentati spazi ed attività tipiche che fotografano ma anche canonizzano una precettistica pastorale; nel contempo si individuano anche i semi di quella contrapposizione tra pastorizia e agricoltura che, assai per tempo, nella mentalità greca individuò il phyteuein e la produzione ‘pilotata’ come segno di superiore capacità organizzativa, produttiva di periousia tes trophes. Se da un lato Omero cantava di popoli consumatori del latte delle loro cavalle, dall’altro egli faceva del formaggio grattugiato nel vino pramnio misto a farina una bevanda lenitiva per eroi provati dagli scontri sotto le mura di Troia. Quanto al formaggio siciliano, per tutti basti rievocare i versi di Aristofane in cui katesikelizein significa mangiare quei ‘doc’ isolani che erano la trophalis e l’opias. L’evidenza archeologica nell’isola inoltre fornisce una cospicua presenza di grattugie in contesti funerari, domestici e connessi a riti tesmoforici.
2019
978-88-8243-483-0
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