Questo contributo ha inteso analizzare i romanzi della scrittrice Edith Bruck. Nata in un piccolo villaggio ungherese, costretta a 12 anni alla deportazione in vari lager nazisti Edith Bruck continuerà a vagare per l’Europa, dopo la liberazione. Ritornata in Ungheria, poi in Cecoslovacchia, successivamente in Israele e in altri luoghi ancora, fino al suo arrivo in Italia nel 1954, personificando l’impossibile conquista di una Heimat che la sostenga nel suo impervio nomadismo esistenziale e linguistico, cifra rude e graffiante della scomparsa di un mondo in cui finalmente abitare. Scegliendo nei suoi romanzi la forma autobiografica, farà del suo vissuto l’unica garanzia identitaria di una scrittura tagliente e impietosa, con la quale ricercherà una impossibile oggettivazione del dolore e della sconfitta. Attraverso l’analisi di alcuni suoi romanzi, perlopiù legati all’esperienza concentrazionaria, ma non solo, si cercherà di analizzare il suo percorso letterario, espresso nella lingua italiana, mai ritenuta sua, e con cui continua anche oggi a riflettere sulla sua radicale estraneità, da se stessa, dalle proprie radici strappate e dal sogno ormai abbandonato di una possibile rifondazione dell’identità.
Per una scrittura dello sradicamento e della perdita. La voce di Edith Bruck
Ricci, Paola
2019-01-01
Abstract
Questo contributo ha inteso analizzare i romanzi della scrittrice Edith Bruck. Nata in un piccolo villaggio ungherese, costretta a 12 anni alla deportazione in vari lager nazisti Edith Bruck continuerà a vagare per l’Europa, dopo la liberazione. Ritornata in Ungheria, poi in Cecoslovacchia, successivamente in Israele e in altri luoghi ancora, fino al suo arrivo in Italia nel 1954, personificando l’impossibile conquista di una Heimat che la sostenga nel suo impervio nomadismo esistenziale e linguistico, cifra rude e graffiante della scomparsa di un mondo in cui finalmente abitare. Scegliendo nei suoi romanzi la forma autobiografica, farà del suo vissuto l’unica garanzia identitaria di una scrittura tagliente e impietosa, con la quale ricercherà una impossibile oggettivazione del dolore e della sconfitta. Attraverso l’analisi di alcuni suoi romanzi, perlopiù legati all’esperienza concentrazionaria, ma non solo, si cercherà di analizzare il suo percorso letterario, espresso nella lingua italiana, mai ritenuta sua, e con cui continua anche oggi a riflettere sulla sua radicale estraneità, da se stessa, dalle proprie radici strappate e dal sogno ormai abbandonato di una possibile rifondazione dell’identità.Pubblicazioni consigliate
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