Sin dal choros realizzato in Cnosso da Dedalo per Arianna e raffigurato da Efesto sullo scudo di Achille, si coglie il nesso tra un potere sovrano e l’allestimento di uno spazio riservato alla performance artistica. Nell’orizzonte pienamente storico, il primo agone tragico vinto da Tespi (536 a.C.) si colloca nell’Atene di Pisistrato e dei suoi figli, in una temperie connotata da un’accorta politica culturale con una sapiente gestione della religiosità nei suoi aspetti rituali e monumentali. Non diversamente in quella Sicilia che, a detta di Aristotele (Poet. 1448 a), vantava con i Megaresi il primato nella ‘invenzione’ della commedia sono attestati rapporti di contiguità fra i Dinomenidi ed Epicarmo e quel Formide che in Suda è detto precettore dei figli di Gelone. Con Ierone, si determina un rapporto di ispirazione - o vera e propria committenza - nei confronti di Eschilo il quale, oltre a rappresentare I Persiani in Siracusa, componeva le Etnee, un dramma la cui complessa articolazione scenica suggerisce che in Siracusa i Dinomenidi avessero programmato la realizzazione di quello stone theater che poi fu ultimato, a detta del mimografo Sofrone, dall’architetto Mirilla. Ma è con Dionisio il Vecchio che potere e produzione letteraria si incarnano nella stessa persona, disposta a spendere grandi somme per acquistare gli strumenti scrittori di Eschilo ed Euripide, allestire cori e rappresentare più volte i propri drammi negli agoni tragici della stessa Atene con l’ambizione di essere premiato e la segreta aspirazione ad incarnare un modello di signoria giusta.

Il tiranno e la scena: da ispiratore ad autore

Carmela Raccuia
2020-01-01

Abstract

Sin dal choros realizzato in Cnosso da Dedalo per Arianna e raffigurato da Efesto sullo scudo di Achille, si coglie il nesso tra un potere sovrano e l’allestimento di uno spazio riservato alla performance artistica. Nell’orizzonte pienamente storico, il primo agone tragico vinto da Tespi (536 a.C.) si colloca nell’Atene di Pisistrato e dei suoi figli, in una temperie connotata da un’accorta politica culturale con una sapiente gestione della religiosità nei suoi aspetti rituali e monumentali. Non diversamente in quella Sicilia che, a detta di Aristotele (Poet. 1448 a), vantava con i Megaresi il primato nella ‘invenzione’ della commedia sono attestati rapporti di contiguità fra i Dinomenidi ed Epicarmo e quel Formide che in Suda è detto precettore dei figli di Gelone. Con Ierone, si determina un rapporto di ispirazione - o vera e propria committenza - nei confronti di Eschilo il quale, oltre a rappresentare I Persiani in Siracusa, componeva le Etnee, un dramma la cui complessa articolazione scenica suggerisce che in Siracusa i Dinomenidi avessero programmato la realizzazione di quello stone theater che poi fu ultimato, a detta del mimografo Sofrone, dall’architetto Mirilla. Ma è con Dionisio il Vecchio che potere e produzione letteraria si incarnano nella stessa persona, disposta a spendere grandi somme per acquistare gli strumenti scrittori di Eschilo ed Euripide, allestire cori e rappresentare più volte i propri drammi negli agoni tragici della stessa Atene con l’ambizione di essere premiato e la segreta aspirazione ad incarnare un modello di signoria giusta.
2020
978-88-8243-454-0
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