“Multiverso” e “controverso” non vogliono essere le ennesime qualificazioni attribuite al paesaggio; infatti, è evidente come il problema non stia nelle definizioni (tutte sono vere e tutte colgono almeno un aspetto realmente ad esso ascrivibile): sono piuttosto le spartizioni disciplinari e l’illusione di esaurirne il senso attraverso un solo punto di vista a costituirne il vero impoverimento. “Teatro”, “testo”, “ipertesto”, sono solo alcune delle metafore in grado di orientare e conferire senso alle azioni di tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio – soprattutto fuori dai paletti delle isole felici – ovunque ci si confronti con le trasformazioni quotidiane e con le aspettative delle comunità che vivono i territori. Il progetto di paesaggio deve dunque configurarsi come pratica proattiva di gestione dell’evoluzione di un territorio che non rientra più nelle tassonomie tradizionali, e nelle narrazioni consolidate, a cui i piani hanno invece continuato a fare riferimento. È proprio nel progetto di paesaggio, quindi, che si tirano le fila di questi ragionamenti, spesso intesi come pure speculazioni disciplinari, in molti casi invece manifestazione di una complessità difficile da aggredire e da risolvere. Tutto questo rende allora il paesaggio anche una sfera del tutto “controversa”: perché la sua percezione e la sua interpretazione devono fare i conti con nuovi oggetti, nuovi sistemi e soprattutto con le nuove relazioni (che si determinano tra le diverse componenti dello spazio, tra i luoghi e le comunità ed i singoli) come d’altro canto con le dinamiche che producono lo spazio, la sua trasformazione, a volte con effetti diretti, a volte in maniera indiretta, spesso come effetti perversi. Il paesaggio multiverso e controverso diventa oggi chiave di interpretazione delle manifestazioni del contemporaneo, una volta emancipato dalla concezione elitaria e liberato dall’ansia delle definizioni che ha contraddistinto il dibattito nel tempo e si afferma, dunque, come nuova strategia di intervento, anch’essa liberata dalla logica del vincolo.

Multiverso e controverso paesaggio: le sfide del contemporaneo alla pratica progettuale

ARENA, Marina
Primo
;
2021-01-01

Abstract

“Multiverso” e “controverso” non vogliono essere le ennesime qualificazioni attribuite al paesaggio; infatti, è evidente come il problema non stia nelle definizioni (tutte sono vere e tutte colgono almeno un aspetto realmente ad esso ascrivibile): sono piuttosto le spartizioni disciplinari e l’illusione di esaurirne il senso attraverso un solo punto di vista a costituirne il vero impoverimento. “Teatro”, “testo”, “ipertesto”, sono solo alcune delle metafore in grado di orientare e conferire senso alle azioni di tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio – soprattutto fuori dai paletti delle isole felici – ovunque ci si confronti con le trasformazioni quotidiane e con le aspettative delle comunità che vivono i territori. Il progetto di paesaggio deve dunque configurarsi come pratica proattiva di gestione dell’evoluzione di un territorio che non rientra più nelle tassonomie tradizionali, e nelle narrazioni consolidate, a cui i piani hanno invece continuato a fare riferimento. È proprio nel progetto di paesaggio, quindi, che si tirano le fila di questi ragionamenti, spesso intesi come pure speculazioni disciplinari, in molti casi invece manifestazione di una complessità difficile da aggredire e da risolvere. Tutto questo rende allora il paesaggio anche una sfera del tutto “controversa”: perché la sua percezione e la sua interpretazione devono fare i conti con nuovi oggetti, nuovi sistemi e soprattutto con le nuove relazioni (che si determinano tra le diverse componenti dello spazio, tra i luoghi e le comunità ed i singoli) come d’altro canto con le dinamiche che producono lo spazio, la sua trasformazione, a volte con effetti diretti, a volte in maniera indiretta, spesso come effetti perversi. Il paesaggio multiverso e controverso diventa oggi chiave di interpretazione delle manifestazioni del contemporaneo, una volta emancipato dalla concezione elitaria e liberato dall’ansia delle definizioni che ha contraddistinto il dibattito nel tempo e si afferma, dunque, come nuova strategia di intervento, anch’essa liberata dalla logica del vincolo.
2021
9791220077521
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