Un excursus nella storia della laboriosa origine della parola bioetica e del suo ideatore, che evidenzia l'importanza del profilo esistenziale di Potter ai fini dell’elaborazione della nuova disciplina, seguito dall’indagine sul contenuto specifico dell'intuizione originaria di Potter: l'esigenza di fondare epistemologicamente un nuovo sapere interdisciplinare, la bioetica globale, che riaccenda il dialogo fra conoscenza ed etica e conferisca all'uomo una conoscenza della conoscenza volta a preservare della sopravvivenza. Dopo la marginalizzazione dell'aspetto globale della bioetica, a vantaggio del suo orientamento medico, è lo stesso Potter a sentire l’urgenza di ribadire la vocazione originaria della sua idea e a promuovere la ricongiunzione dei due rami della bioetica. A partire dalla consapevolezza che l’uomo è un essere profondamente radicato nel contesto, e che pertanto il suo benessere dipende dal mantenimento degli equilibri dell’ecosistema, l’approccio medico e quello ecologico possono armonizzarsi nella sintesi della bioetica globale. La visione di Potter, basata sull’interpretazione dell’uomo come macchina vivente biocibernetica e sul parallelismo fra bioetica medica e bioetica ecologica, espone certamente la sua riflessione a inevitabili considerazioni di valore. La tesi secondo cui la libertà dell’essere umano trae origine dall’imperfezione della sua natura meccanicistica può evidentemente apparire fragile in alcuni passaggi, come pure suscita legittimo scalpore un’argomentazione che preveda l’accostamento tra santità della vita umana e sacralità del dollaro. Cionondimeno la riflessione della bioetica globale offre nel suo complesso un valido percorso di rinnovamento delle ordinarie categorie gnoseologiche e morali, attraverso il quale riconsegnare l’uomo alla complessità della sua identità, biologica e culturale al tempo stesso. Se l’interdisciplinarietà è quindi il tessuto connettivo della bioetica, il ruolo della filosofia segna però il filo rosso della ricerca del senso. L’intuizione di Potter può in effetti sostanziarsi e articolarsi mediante un proficuo confronto con il pensiero contemporaneo. Così, il richiamo alla responsabilità esige il riferimento alla riflessione di Max Weber e di Hans Jonas; il concetto di adattamento all’ecosistema acquista spessore nella teoria dell’autopoiesi di Humberto Maturana e Francisco Varela; l’incombenza della questione ecologica e della sua interferenza col dominio economico trova riscontro in Nicholas Georgescu-Roegen; e, ancora, la considerazione della reale condizione dell’uomo come cittadino della Terra e dell’esigenza di accedere a una conoscenza interdisciplinare trova ampia risonanza nell’opera di Edgar Morin.

Van Potter: la bioetica tra saggezza e conoscenza. In dialogo con la filosofia

Giacobello Maria
2019-01-01

Abstract

Un excursus nella storia della laboriosa origine della parola bioetica e del suo ideatore, che evidenzia l'importanza del profilo esistenziale di Potter ai fini dell’elaborazione della nuova disciplina, seguito dall’indagine sul contenuto specifico dell'intuizione originaria di Potter: l'esigenza di fondare epistemologicamente un nuovo sapere interdisciplinare, la bioetica globale, che riaccenda il dialogo fra conoscenza ed etica e conferisca all'uomo una conoscenza della conoscenza volta a preservare della sopravvivenza. Dopo la marginalizzazione dell'aspetto globale della bioetica, a vantaggio del suo orientamento medico, è lo stesso Potter a sentire l’urgenza di ribadire la vocazione originaria della sua idea e a promuovere la ricongiunzione dei due rami della bioetica. A partire dalla consapevolezza che l’uomo è un essere profondamente radicato nel contesto, e che pertanto il suo benessere dipende dal mantenimento degli equilibri dell’ecosistema, l’approccio medico e quello ecologico possono armonizzarsi nella sintesi della bioetica globale. La visione di Potter, basata sull’interpretazione dell’uomo come macchina vivente biocibernetica e sul parallelismo fra bioetica medica e bioetica ecologica, espone certamente la sua riflessione a inevitabili considerazioni di valore. La tesi secondo cui la libertà dell’essere umano trae origine dall’imperfezione della sua natura meccanicistica può evidentemente apparire fragile in alcuni passaggi, come pure suscita legittimo scalpore un’argomentazione che preveda l’accostamento tra santità della vita umana e sacralità del dollaro. Cionondimeno la riflessione della bioetica globale offre nel suo complesso un valido percorso di rinnovamento delle ordinarie categorie gnoseologiche e morali, attraverso il quale riconsegnare l’uomo alla complessità della sua identità, biologica e culturale al tempo stesso. Se l’interdisciplinarietà è quindi il tessuto connettivo della bioetica, il ruolo della filosofia segna però il filo rosso della ricerca del senso. L’intuizione di Potter può in effetti sostanziarsi e articolarsi mediante un proficuo confronto con il pensiero contemporaneo. Così, il richiamo alla responsabilità esige il riferimento alla riflessione di Max Weber e di Hans Jonas; il concetto di adattamento all’ecosistema acquista spessore nella teoria dell’autopoiesi di Humberto Maturana e Francisco Varela; l’incombenza della questione ecologica e della sua interferenza col dominio economico trova riscontro in Nicholas Georgescu-Roegen; e, ancora, la considerazione della reale condizione dell’uomo come cittadino della Terra e dell’esigenza di accedere a una conoscenza interdisciplinare trova ampia risonanza nell’opera di Edgar Morin.
2019
BIOS, ETHOS E POLIS
978-88-498-5995-9
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