Il condizionale, assente nella lingua latina, è un’innovazione romanza che la grammaticografia pone in relazione con la formazione dei futuri perifrastici: esso sarebbe «un imperfetto del futuro» (Tagliavini ([1949] 1982: 261), prodotto dalla perifrasi con l’imperfetto di HABĒRE o con la forma latino-volgare del perfetto *HĔBUI (CANTARE *HĔ(BU)I) > it. canterei) (Patota 2007: 166). Nella lingua dei poeti siciliani, la perifrasi con l’imperfetto darà origine a un’altra forma di condizionale, uscente in –ía per esito di una forte riduzione subita dalla forma originaria, che lascerebbe rimanere «solo la vocale tonica e la vocale desinenziale (Ē e Ā = ĒĀ), con successiva chiusura della Ē tonica in -i (AMAR(E) (HAB)E(B)A(M) > amaría)» (Patota 2007: 166-167). Esso è ancora registrato nella scripta siciliana dei secoli XIV-XV, ma regredisce progressivamente al venir meno della pratica letteraria in siciliano (Rohlfs 1969, § 745; Bentley 2000). Nel siciliano moderno, dunque, il condizionale è assente. Negli impieghi non letterari, per quanto riferisce Rohlfs (1980: 630), esso «si usa e si conosce solo nella zona tra Messina e Taormina». La presenza circoscritta all’area messinese, per la quale Rohlfs sostiene, com’è noto, la tesi della neo-romanizzazione (che esclude l’autoctonia degli elementi romanzi nelle parlate meridionali estreme), induce lo studioso a sostenere la provenienza allotria del tipo CANTĀRE-HABĒBAM, che sarebbe giunto in Sicilia per influsso provenzale e letterario della Scuola poetica o tramite una koinè letterario-amministrativa. A sostegno di questa tesi, lo studioso adduce due prove di ordine strettamente linguistico: 1) la considerazione che, «il futuro romanzo è sconosciuto, ovvero importato, nell’Italia meridionale, e che nelle altre lingue neolatine il condizionale in -ia procede di pari passo col futuro romanzo» (Rohlfs, 1968, § 593); 2) la presenza, nelle forme di I coniugazione, della vocale tematica -i- in luogo di -a- (del tipo pruvirría in luogo di pruvarría), «segno caratteristico d’imitazione del toscano letterario (pruvería, il cui e doveva passare a i nel sic.)» (Ibid., § 596). Assumendo come sfondo teorico il problema dell’origine allotria del condizionale siciliano in -ía-, la presente ricerca procede a una rilettura diacronica del fenomeno sulla scorta dei dati sincronici escussi attraverso una campagna di rilevamenti su campo. La rete dei punti-inchiesta selezionati comprende, oltre al capoluogo messinese, località distribuite lungo i versanti ionico e tirrenico e all’interno dell’area, fino a lambire il confine con la provincia di Catania. Il campione d’informatori è stato selezionato secondo i parametri classici della variabilità sociolinguistica: sesso; età (dai 18 ai 90 anni) e grado di istruzione (dalle elementari senza licenza alla laurea). Per le inchieste, ci si è avvalsi di una batteria di 60 quesiti traduttivi (italiano → dialetto), consistenti in: 1) frasi contenenti forme di condizionale semplice e composto (tutte le persone del verbo / tutte le coniugazioni) in diverse occorrenze sintattiche, comprese le ipotetiche dell’irrealtà nel presente e nel passato; 2) frasi contenenti forme di futuro semplice con valore temporale o modale. Il Questionario contiene anche una sezione finale di verifica, con domande su ‘accettabilità/ correttezza/ appropriatezza’ di diverse opzioni traduttive, selezionate in base agli out put forniti dagli informatori. I risultati della ricerca – presentati attraverso grafici e tabelle percentuali per consentire una sinossi della loro distribuzione geografica e funzionale – evidenziano che: 1) nelle varietà messinesi sono a tutt’oggi vitali, negli usi parlati, forme di condizionale in –ía (in funzione modale e potenziale, e nel periodo ipotetico dell’irrealtà) e forme di futuro perifrastico (in funzione deittico-temporale ed epistemica); 2) la distribuzione diatopica di queste forme, assenti nelle altre varietà del siciliano, delinea una perimetrazione del fenomeno ben più estesa rispetto alle isoglosse tracciate da Rohlfs (1980); 3) la presenza, nelle forme di I coniugazione, di usi oscillanti di -i- e di -a-, questi ultimi prodotti proprio dagli informatori più anziani. Alla luce dei risultati emersi appare pertanto plausibile che il condizionale in -ía sia di origine autoctona, al pari di altri tipi presenti nel siciliano antico, quali il futuro sintetico o la costruzione esistenziale con avere in luogo di essere (Assenza 2018); in merito al loro esclusivo mantenimento in area messinese si avanza, infine, l’ipotesi che esso sia stato favorito proprio dal contatto con strutture simili presenti nel greco.

Forme e impieghi del condizionale in -ía nel Siciliano nord-orientale: una lettura retrospettiva alla luce del dato sincronico

Assenza Elvira
2021-01-01

Abstract

Il condizionale, assente nella lingua latina, è un’innovazione romanza che la grammaticografia pone in relazione con la formazione dei futuri perifrastici: esso sarebbe «un imperfetto del futuro» (Tagliavini ([1949] 1982: 261), prodotto dalla perifrasi con l’imperfetto di HABĒRE o con la forma latino-volgare del perfetto *HĔBUI (CANTARE *HĔ(BU)I) > it. canterei) (Patota 2007: 166). Nella lingua dei poeti siciliani, la perifrasi con l’imperfetto darà origine a un’altra forma di condizionale, uscente in –ía per esito di una forte riduzione subita dalla forma originaria, che lascerebbe rimanere «solo la vocale tonica e la vocale desinenziale (Ē e Ā = ĒĀ), con successiva chiusura della Ē tonica in -i (AMAR(E) (HAB)E(B)A(M) > amaría)» (Patota 2007: 166-167). Esso è ancora registrato nella scripta siciliana dei secoli XIV-XV, ma regredisce progressivamente al venir meno della pratica letteraria in siciliano (Rohlfs 1969, § 745; Bentley 2000). Nel siciliano moderno, dunque, il condizionale è assente. Negli impieghi non letterari, per quanto riferisce Rohlfs (1980: 630), esso «si usa e si conosce solo nella zona tra Messina e Taormina». La presenza circoscritta all’area messinese, per la quale Rohlfs sostiene, com’è noto, la tesi della neo-romanizzazione (che esclude l’autoctonia degli elementi romanzi nelle parlate meridionali estreme), induce lo studioso a sostenere la provenienza allotria del tipo CANTĀRE-HABĒBAM, che sarebbe giunto in Sicilia per influsso provenzale e letterario della Scuola poetica o tramite una koinè letterario-amministrativa. A sostegno di questa tesi, lo studioso adduce due prove di ordine strettamente linguistico: 1) la considerazione che, «il futuro romanzo è sconosciuto, ovvero importato, nell’Italia meridionale, e che nelle altre lingue neolatine il condizionale in -ia procede di pari passo col futuro romanzo» (Rohlfs, 1968, § 593); 2) la presenza, nelle forme di I coniugazione, della vocale tematica -i- in luogo di -a- (del tipo pruvirría in luogo di pruvarría), «segno caratteristico d’imitazione del toscano letterario (pruvería, il cui e doveva passare a i nel sic.)» (Ibid., § 596). Assumendo come sfondo teorico il problema dell’origine allotria del condizionale siciliano in -ía-, la presente ricerca procede a una rilettura diacronica del fenomeno sulla scorta dei dati sincronici escussi attraverso una campagna di rilevamenti su campo. La rete dei punti-inchiesta selezionati comprende, oltre al capoluogo messinese, località distribuite lungo i versanti ionico e tirrenico e all’interno dell’area, fino a lambire il confine con la provincia di Catania. Il campione d’informatori è stato selezionato secondo i parametri classici della variabilità sociolinguistica: sesso; età (dai 18 ai 90 anni) e grado di istruzione (dalle elementari senza licenza alla laurea). Per le inchieste, ci si è avvalsi di una batteria di 60 quesiti traduttivi (italiano → dialetto), consistenti in: 1) frasi contenenti forme di condizionale semplice e composto (tutte le persone del verbo / tutte le coniugazioni) in diverse occorrenze sintattiche, comprese le ipotetiche dell’irrealtà nel presente e nel passato; 2) frasi contenenti forme di futuro semplice con valore temporale o modale. Il Questionario contiene anche una sezione finale di verifica, con domande su ‘accettabilità/ correttezza/ appropriatezza’ di diverse opzioni traduttive, selezionate in base agli out put forniti dagli informatori. I risultati della ricerca – presentati attraverso grafici e tabelle percentuali per consentire una sinossi della loro distribuzione geografica e funzionale – evidenziano che: 1) nelle varietà messinesi sono a tutt’oggi vitali, negli usi parlati, forme di condizionale in –ía (in funzione modale e potenziale, e nel periodo ipotetico dell’irrealtà) e forme di futuro perifrastico (in funzione deittico-temporale ed epistemica); 2) la distribuzione diatopica di queste forme, assenti nelle altre varietà del siciliano, delinea una perimetrazione del fenomeno ben più estesa rispetto alle isoglosse tracciate da Rohlfs (1980); 3) la presenza, nelle forme di I coniugazione, di usi oscillanti di -i- e di -a-, questi ultimi prodotti proprio dagli informatori più anziani. Alla luce dei risultati emersi appare pertanto plausibile che il condizionale in -ía sia di origine autoctona, al pari di altri tipi presenti nel siciliano antico, quali il futuro sintetico o la costruzione esistenziale con avere in luogo di essere (Assenza 2018); in merito al loro esclusivo mantenimento in area messinese si avanza, infine, l’ipotesi che esso sia stato favorito proprio dal contatto con strutture simili presenti nel greco.
2021
978-2-37276-050-8
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3210748
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact