Nella società post-moderna e multiculturale prevale sempre più un’economia della conoscenza che esige competenze organizzative, lavoro di rete, disposizione all’incontro ed alla convivialità, mentalità decentrata e multiprospettica, intelligenza interdipendente e solidaristica. Pertanto, la ricerca di nuove modalità relazionali, di nuove forme comunicative e di nuovi modelli cooperativi diventa uno dei compiti dell’attuale contesto educativo e socio-culturale. Il contributo si propone di analizzare quali sono gli elementi fondanti la gruppalità e le competenze personali che contribuiscono alla costruzione di un atteggiamento collaborativo, e quali, invece, gli elementi che impediscono o ritardano la costruzione di competenze cooperative tra individui adulti. I quattro pilastri su cui è possibile costruire l’edificio “collaborazione” sono: gruppalità, relazione, comunicazione e capacità di vivere positivamente il conflitto. La gruppalità costituisce uno dei “temi generatori” più densi di significato emotivo e relazionale e una delle sfide socio-politiche più urgenti, in quanto contraddice l’attuale tendenza dell’uomo al narcisismo, all’autoreferenzialità, alla separazione, all’autonomia, alla frammentazione, alla centratura su di sé, alla non-assunzione di responsabilità personali, sociali e civiche. Già dagli inizi del secolo scorso le ricerche psicologiche e psicoanalitiche più accreditate sostengono come il soggetto umano sia costitutivamente gruppale, nel senso che la stessa mente all’origine è gruppale: ciò che si impara per primo, infatti, è il “noi” simbiotico; successivamente, attraverso il “tu”, si arriva all’“io” ed, infine, all’IO-TU, che però non coincide con l’originario “noi”. Posto che la relazione è fondante la soggettività e che la soggettività è costituente la gruppalità, possiamo definire la relazione come il vero specifico gruppale, come l’ontologia del gruppo. Per poter sperimentare il piacere del vivere gruppale, è necessario acquisire alcune fondamentali competenze comunicative, non ultimo l’imparare ad ascoltare, proprio in una società definita dell’«overdose», dove siamo continuamente bersagliati da informazioni, da input sonori e visivi di ogni intensità e viaggianti con modalità tecnologiche sempre più evolute e sempre meno controllabili. Un concetto da sfatare è che il dialogo sia un prerequisito della comunicazione e della collaborazione. Di fatto, il prerequisito della comunicazione è il desiderio di capirsi, perché gli individui riescono a comunicare solo se alla base ci sarà il piacere di incontrarsi. Momento ineludibile della vita di relazione e della crescita diventa, quindi imparare a gestire il conflitto in maniera costruttiva. Obiettivo educativo finale, pertanto, non può essere soltanto la formazione di un io autonomo sganciato dagli altri io, ma deve diventare la competenza relazionale. L’autonomia, come categoria educativa, deve essere concepita come un passaggio importante, ma l’educazione alla relazione e allo star bene con gli altri sono indispensabili per far crescere collaborazione e piacere di collaborare.

Il piacere di collaborare

ROMANO, Rosa
2004-01-01

Abstract

Nella società post-moderna e multiculturale prevale sempre più un’economia della conoscenza che esige competenze organizzative, lavoro di rete, disposizione all’incontro ed alla convivialità, mentalità decentrata e multiprospettica, intelligenza interdipendente e solidaristica. Pertanto, la ricerca di nuove modalità relazionali, di nuove forme comunicative e di nuovi modelli cooperativi diventa uno dei compiti dell’attuale contesto educativo e socio-culturale. Il contributo si propone di analizzare quali sono gli elementi fondanti la gruppalità e le competenze personali che contribuiscono alla costruzione di un atteggiamento collaborativo, e quali, invece, gli elementi che impediscono o ritardano la costruzione di competenze cooperative tra individui adulti. I quattro pilastri su cui è possibile costruire l’edificio “collaborazione” sono: gruppalità, relazione, comunicazione e capacità di vivere positivamente il conflitto. La gruppalità costituisce uno dei “temi generatori” più densi di significato emotivo e relazionale e una delle sfide socio-politiche più urgenti, in quanto contraddice l’attuale tendenza dell’uomo al narcisismo, all’autoreferenzialità, alla separazione, all’autonomia, alla frammentazione, alla centratura su di sé, alla non-assunzione di responsabilità personali, sociali e civiche. Già dagli inizi del secolo scorso le ricerche psicologiche e psicoanalitiche più accreditate sostengono come il soggetto umano sia costitutivamente gruppale, nel senso che la stessa mente all’origine è gruppale: ciò che si impara per primo, infatti, è il “noi” simbiotico; successivamente, attraverso il “tu”, si arriva all’“io” ed, infine, all’IO-TU, che però non coincide con l’originario “noi”. Posto che la relazione è fondante la soggettività e che la soggettività è costituente la gruppalità, possiamo definire la relazione come il vero specifico gruppale, come l’ontologia del gruppo. Per poter sperimentare il piacere del vivere gruppale, è necessario acquisire alcune fondamentali competenze comunicative, non ultimo l’imparare ad ascoltare, proprio in una società definita dell’«overdose», dove siamo continuamente bersagliati da informazioni, da input sonori e visivi di ogni intensità e viaggianti con modalità tecnologiche sempre più evolute e sempre meno controllabili. Un concetto da sfatare è che il dialogo sia un prerequisito della comunicazione e della collaborazione. Di fatto, il prerequisito della comunicazione è il desiderio di capirsi, perché gli individui riescono a comunicare solo se alla base ci sarà il piacere di incontrarsi. Momento ineludibile della vita di relazione e della crescita diventa, quindi imparare a gestire il conflitto in maniera costruttiva. Obiettivo educativo finale, pertanto, non può essere soltanto la formazione di un io autonomo sganciato dagli altri io, ma deve diventare la competenza relazionale. L’autonomia, come categoria educativa, deve essere concepita come un passaggio importante, ma l’educazione alla relazione e allo star bene con gli altri sono indispensabili per far crescere collaborazione e piacere di collaborare.
2004
8835017130
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