Il terzo millennio ci ha consegnato un mondo in ebollizione, nel quale il diffondersi delle nuove tecnologie ed i processi di globalizzazione hanno prodotto la caduta delle barriere spazio/temporali rendendo sempre più difficile definire i limiti di ogni cosa. Sono state messe in crisi le frontiere politiche, che finora ci avevano aiutato a leggere la realtà e le relazioni di potere, sono diventate indefinibili le appartenenze all’interno delle società multiculturali e multietniche, risultano incerti i confini tra i vari saperi e viene contestata anche la stessa dimensione del “limite”, considerata incompatibile con il valore della libertà soggettiva. Per far fronte ad una realtà che si presenta come un continuum sfrangiato in perenne movimento che, proprio per questa sua “liquidità” (Bauman), sfugge ad ogni tentativo di rappresentazione che definita e stabile, occorre adottare una mentalità più elastica ed un’ottica olistica, capace di rileggere i confini in modo più dinamico. Lo attesta il nomadismo culturale, etico, giuridico, identitario che si sta diffondendo e che ormai caratterizza la società postmoderna, che rappresenta il tentativo di rileggere spazi e tempi, risorse e limiti dell’uomo secondo nuovi paradigmi. Anche il ciclo di vita e il processo di crescita sono stati investiti dalla forza magmatica dei cambiamenti in corso. Quello che prima si presentava come il succedersi di fasi ben definibili e definite, legate anche all’identificazione di ruoli personali, familiari e sociali precisi e da riti di passaggio che segnavano le appartenenze, oggi viene riletto come un ciclo lungo il quale si incontrano e dialetticamente si compongono e scompongono quelle componenti differenti che attraversano e strutturano l’essere umano ed il suo divenire. Questa nuova osmosi all’interno del ciclo di vita determina due nuovi paradigmi attraverso cui leggere i processi educativi: fluidità e insieme confusione. Da una parte, il fluido attraversamento dei confini da una fase all’altra risulta un importante stimolo, sia sul piano psicologico che su quello pedagogico, che consente flessibili aperture e variegate ermeneutiche. Dall’altra parte, la confusione all’interno del ciclo di vita rischia di condurre l’individuo all’isolamento dal contesto, oppure allo stazionamento in una fase del percorso evolutivo ed al rifiuto dell’attraversamento delle “frontiere”, ovvero ad un nomadismo identitario involutivo. Età e corporeità, elementi che prima fungevano da parametri indicatori per poter stabilire l’appartenenza ad una fase del ciclo di vita, oggi non sono più criteri validi, proprio perché ossessivamente presenti fino a risultare inutilizzabili. Il corpo, in particolare, è ostaggio di una cultura massmediale prepotente, che impone imperativi estetici dai quali non ci si può sottrarre facilmente (es. chirurgia estetica) e che non aiutano a collocare un individuo in una fase del ciclo di vita. Oggi, come sempre, la crescita umana e personale impone di superare il narcisismo e di entrare in relazione. E se è vero che è impossibile segnare in maniera netta i confini, è anche vero che il confine rimane sempre il limite con il quale il soggetto deve commisurarsi per sviluppare la relazione sana, il luogo per sperimentare la sua ulteriorità e la sua speranza di libertà.

Ciclo di vita e postmodernità tra fluidità e confusione

ROMANO, Rosa
2004-01-01

Abstract

Il terzo millennio ci ha consegnato un mondo in ebollizione, nel quale il diffondersi delle nuove tecnologie ed i processi di globalizzazione hanno prodotto la caduta delle barriere spazio/temporali rendendo sempre più difficile definire i limiti di ogni cosa. Sono state messe in crisi le frontiere politiche, che finora ci avevano aiutato a leggere la realtà e le relazioni di potere, sono diventate indefinibili le appartenenze all’interno delle società multiculturali e multietniche, risultano incerti i confini tra i vari saperi e viene contestata anche la stessa dimensione del “limite”, considerata incompatibile con il valore della libertà soggettiva. Per far fronte ad una realtà che si presenta come un continuum sfrangiato in perenne movimento che, proprio per questa sua “liquidità” (Bauman), sfugge ad ogni tentativo di rappresentazione che definita e stabile, occorre adottare una mentalità più elastica ed un’ottica olistica, capace di rileggere i confini in modo più dinamico. Lo attesta il nomadismo culturale, etico, giuridico, identitario che si sta diffondendo e che ormai caratterizza la società postmoderna, che rappresenta il tentativo di rileggere spazi e tempi, risorse e limiti dell’uomo secondo nuovi paradigmi. Anche il ciclo di vita e il processo di crescita sono stati investiti dalla forza magmatica dei cambiamenti in corso. Quello che prima si presentava come il succedersi di fasi ben definibili e definite, legate anche all’identificazione di ruoli personali, familiari e sociali precisi e da riti di passaggio che segnavano le appartenenze, oggi viene riletto come un ciclo lungo il quale si incontrano e dialetticamente si compongono e scompongono quelle componenti differenti che attraversano e strutturano l’essere umano ed il suo divenire. Questa nuova osmosi all’interno del ciclo di vita determina due nuovi paradigmi attraverso cui leggere i processi educativi: fluidità e insieme confusione. Da una parte, il fluido attraversamento dei confini da una fase all’altra risulta un importante stimolo, sia sul piano psicologico che su quello pedagogico, che consente flessibili aperture e variegate ermeneutiche. Dall’altra parte, la confusione all’interno del ciclo di vita rischia di condurre l’individuo all’isolamento dal contesto, oppure allo stazionamento in una fase del percorso evolutivo ed al rifiuto dell’attraversamento delle “frontiere”, ovvero ad un nomadismo identitario involutivo. Età e corporeità, elementi che prima fungevano da parametri indicatori per poter stabilire l’appartenenza ad una fase del ciclo di vita, oggi non sono più criteri validi, proprio perché ossessivamente presenti fino a risultare inutilizzabili. Il corpo, in particolare, è ostaggio di una cultura massmediale prepotente, che impone imperativi estetici dai quali non ci si può sottrarre facilmente (es. chirurgia estetica) e che non aiutano a collocare un individuo in una fase del ciclo di vita. Oggi, come sempre, la crescita umana e personale impone di superare il narcisismo e di entrare in relazione. E se è vero che è impossibile segnare in maniera netta i confini, è anche vero che il confine rimane sempre il limite con il quale il soggetto deve commisurarsi per sviluppare la relazione sana, il luogo per sperimentare la sua ulteriorità e la sua speranza di libertà.
2004
8846462661
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