Il contributo ha come oggetto le importazioni di anfore da trasporto dell’Egeo settentrionale nel mondo greco d’Occidente durante il periodo arcaico e classico, attraverso la documentazione offerta dagli scavi della città di Gela. Si tratta di produzioni anforiche in gran parte ancora poco note, che tuttavia costituiscono il fossile-guida del commercio di vini tra i più rinomati dell’antichità, come il vino rosso di Thasos e quello bianco di Mende. Un attento studio tipologico dei materiali, per lo più frammentari, ha permesso non solo di attribuire diversi esemplari a fabbriche già note, come quelle citate di Thasos e Mende, ma anche di riconoscere altre fabbriche al momento non localizzabili con precisione, che sono state pertanto denominate convenzionalmente sulla base delle caratteristiche morfologiche dei contenitori (“anfore con piede ad anello”, “anfore a corpo ovoide”). Il lavoro getta luce per la prima volta sulla presenza di anfore nord-egee in Occidente, che finora era stata del tutto trascurata in letteratura e che invece appare quantitativamente abbastanza significativa. Per ragioni di carattere cronologico, nel caso di Gela in particolare, l’arrivo di questi vini di pregio viene messo in relazione con l’esistenza, nell’età dei tiranni della dinastia dei Dinomenidi, di una classe aristocratica dalle raffinate abitudini di vita. L’indagine non manca di affrontare infine il problema dell’identificazione dei vettori attraverso i quali tali prodotti giungevano in Sicilia e propone di valorizzare il ruolo di Atene, collegando il commercio dei vini nord-egei con quello della ceramica attica.
Anfore da trasporto nord-egee in Occidente nel periodo arcaico e classico: l'esempio di Gela
SPAGNOLO, Grazia Vera Maria
2003-01-01
Abstract
Il contributo ha come oggetto le importazioni di anfore da trasporto dell’Egeo settentrionale nel mondo greco d’Occidente durante il periodo arcaico e classico, attraverso la documentazione offerta dagli scavi della città di Gela. Si tratta di produzioni anforiche in gran parte ancora poco note, che tuttavia costituiscono il fossile-guida del commercio di vini tra i più rinomati dell’antichità, come il vino rosso di Thasos e quello bianco di Mende. Un attento studio tipologico dei materiali, per lo più frammentari, ha permesso non solo di attribuire diversi esemplari a fabbriche già note, come quelle citate di Thasos e Mende, ma anche di riconoscere altre fabbriche al momento non localizzabili con precisione, che sono state pertanto denominate convenzionalmente sulla base delle caratteristiche morfologiche dei contenitori (“anfore con piede ad anello”, “anfore a corpo ovoide”). Il lavoro getta luce per la prima volta sulla presenza di anfore nord-egee in Occidente, che finora era stata del tutto trascurata in letteratura e che invece appare quantitativamente abbastanza significativa. Per ragioni di carattere cronologico, nel caso di Gela in particolare, l’arrivo di questi vini di pregio viene messo in relazione con l’esistenza, nell’età dei tiranni della dinastia dei Dinomenidi, di una classe aristocratica dalle raffinate abitudini di vita. L’indagine non manca di affrontare infine il problema dell’identificazione dei vettori attraverso i quali tali prodotti giungevano in Sicilia e propone di valorizzare il ruolo di Atene, collegando il commercio dei vini nord-egei con quello della ceramica attica.Pubblicazioni consigliate
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