Accanto al principio di responsabilità per colpa, il legislatore, nell'intento di allargare l'area dei danni risarcibili, ha introdotto forme di responsabilità senza colpa nella quale chi ha commesso il fatto è chiamato a rispondere anche se lo ha commesso senza dolo o senza colpa, ovvero è chiamato a rispondere un soggetto che non ha commesso alcun fatto illecito. Sono i casi di responsabilità oggettiva disciplinati dagli articoli 2047-2054 c.c. Tali fattispecie si presentano con una problematica assai varia che legittima il peculiare interesse dello studioso. L'attenuazione del principio di responsabilità per colpa e la creazione di presunzioni di colpa sono le loro caratteristiche precipue. Accanto a queste poi, si pongono come problemi fondamentali della disciplina sia la individuazione di persone più o meno realmente responsabili dal punto di vista causale del fatto dannoso prodottosi, sia la determinazione, in capo ad esse, di comportamenti volti ad evitare eventi dannosi per altri. Nel presente lavoro si è presa in considerazione l'ipotesi della responsabilità per il danno cagionato dall'incapace (articolo 2047 c.c.). E' incapace chiunque sia, anche transitoriamente, privo di discernimento. Sorvegliante è, invece, colui che qualsiasi titolo abbia la sorveglianza della persona incapace. In caso di danno a terzi cagionato dall'incapace, l'articolo 2047 c.c., fissa a carico del sorvegliante una presunzione di colpa che si giustifica non in virtù di criteri probabilistici ma proprio dal ricoprire il sorvegliante una determinata posizione giuridica. Ma poiché non è possibile una sorveglianza che si protragga ininterrottamente minuto per minuto, nei confronti di eventi repentini, rileva, ai fini della prova liberatoria, la concreta possibilità di intervenire ad impedire il fatto. In caso di mancato risarcimento del danno da parte del sorvegliante, indipendentemente dal fatto che ciò si sia verificato per l'insolvenza o per mancanza di colpa di quest'ultimo, il principio che sancisce l'irresponsabilità dell'incapace di intendere e di volere viene attenuato dal secondo comma dell'articolo 2047 c.c. che prevede che il giudice, in considerazione delle condizioni economiche delle parti, possa condannare l'autore del danno a un'equa indennità. L'ambito applicativo dell'articolo 2047 c.c. va distinto da quello dell'articolo 2048 c.c. che riguarda il minore capace. Nel caso di specie la responsabilità dei genitori (tutori, precettori e maestri d'arte) viene qualificata come “diretta” volendo con ciò significare sia la colpevole violazione di una norma di comportamento ad opera di questi soggetti, sia la rilevanza causale attribuita dalla legge a tale comportamento antigiuridico nell'ambito dl processo causativo dell'evento.

Responsabilità oggettiva e danno cagionato dall'incapace

TOMMASINI, Maria
2004-01-01

Abstract

Accanto al principio di responsabilità per colpa, il legislatore, nell'intento di allargare l'area dei danni risarcibili, ha introdotto forme di responsabilità senza colpa nella quale chi ha commesso il fatto è chiamato a rispondere anche se lo ha commesso senza dolo o senza colpa, ovvero è chiamato a rispondere un soggetto che non ha commesso alcun fatto illecito. Sono i casi di responsabilità oggettiva disciplinati dagli articoli 2047-2054 c.c. Tali fattispecie si presentano con una problematica assai varia che legittima il peculiare interesse dello studioso. L'attenuazione del principio di responsabilità per colpa e la creazione di presunzioni di colpa sono le loro caratteristiche precipue. Accanto a queste poi, si pongono come problemi fondamentali della disciplina sia la individuazione di persone più o meno realmente responsabili dal punto di vista causale del fatto dannoso prodottosi, sia la determinazione, in capo ad esse, di comportamenti volti ad evitare eventi dannosi per altri. Nel presente lavoro si è presa in considerazione l'ipotesi della responsabilità per il danno cagionato dall'incapace (articolo 2047 c.c.). E' incapace chiunque sia, anche transitoriamente, privo di discernimento. Sorvegliante è, invece, colui che qualsiasi titolo abbia la sorveglianza della persona incapace. In caso di danno a terzi cagionato dall'incapace, l'articolo 2047 c.c., fissa a carico del sorvegliante una presunzione di colpa che si giustifica non in virtù di criteri probabilistici ma proprio dal ricoprire il sorvegliante una determinata posizione giuridica. Ma poiché non è possibile una sorveglianza che si protragga ininterrottamente minuto per minuto, nei confronti di eventi repentini, rileva, ai fini della prova liberatoria, la concreta possibilità di intervenire ad impedire il fatto. In caso di mancato risarcimento del danno da parte del sorvegliante, indipendentemente dal fatto che ciò si sia verificato per l'insolvenza o per mancanza di colpa di quest'ultimo, il principio che sancisce l'irresponsabilità dell'incapace di intendere e di volere viene attenuato dal secondo comma dell'articolo 2047 c.c. che prevede che il giudice, in considerazione delle condizioni economiche delle parti, possa condannare l'autore del danno a un'equa indennità. L'ambito applicativo dell'articolo 2047 c.c. va distinto da quello dell'articolo 2048 c.c. che riguarda il minore capace. Nel caso di specie la responsabilità dei genitori (tutori, precettori e maestri d'arte) viene qualificata come “diretta” volendo con ciò significare sia la colpevole violazione di una norma di comportamento ad opera di questi soggetti, sia la rilevanza causale attribuita dalla legge a tale comportamento antigiuridico nell'ambito dl processo causativo dell'evento.
2004
9788849810707
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