Il contributo costituisce uno studio del metodo di traduzione di Celio Aureliano, medico latino che probabilmente nel V secolo, a Sicca Veneria, tradusse, riadattandolo, un corpus di scritti di Sorano di Efeso, nel quadro di un interesse generale per l’indirizzo metodico che sembra caratterizzare la medicina africana dell’epoca. Pochissimo è rimasto di questa produzione: due frammenti di un catechismo relativo a tutti gli ambiti della medicina, gli otto libri dedicati alle malattie acute e croniche e ampi estratti del trattato di ginecologia, trasmessi in un ms. di XIII secolo (New York, American Academy of Medicine, SAFE), all’interno di una compilazione più tarda, in cui la versione celiana è contaminata con l’epitome latina dello stesso testo realizzata da Mustione. Dal momento che gli originali di Sorano non sono sopravvissuti con l’eccezione del trattato di ginecologia, nonostante i limiti posti dalla peculiarità della tradizione manoscritta, proprio questi estratti risultano di importanza cruciale per studiare il metodo di lavoro e l’approccio traduttivo di Celio. L’autrice, che in uno studio precedente aveva individuato le categorie generali di intervento riconoscibili nell’adattamento latino (omissioni, aggiunte, modificazioni), in questo contributo cerca di dare un’interpretazione unitaria dell’approccio del traduttore al testo greco, a cui riconosce una attitudine marcatamente esegetica. Tale tipologia di approccio, che può esitare tanto in un allontanamento dal modello quanto in una restituzione dei suoi valori di senso, ha i suoi effetti più evidenti in una serie di procedimenti di esplicitazione e di specificazione, in virtù dei quali il testo di partenza risulta ora ampliato da enunciati che aggiungono elementi di chiarificazione al precetto originario, così da esplicitarne, anche in maniera pleonastica, quanto in greco restava sottinteso (ad es., utilità e modalità di applicazione di una terapia o anche nessi logici tra gli eventi), ora riformulato in modo più preciso, attraverso l’aggiunta di dettagli o la sostituzione di indicazioni generiche o sintetiche con altre più specifiche e normative. Dopo avere illustrato tali procedimenti attraverso una serie di confronti tra adattamento latino e testo-fonte, l’autrice evidenzia come l’opera di chiarificazione realizzata da Celio esiti in una scrittura più didascalica e normativa, che mentre riempie i vuoti lasciati dal dettato più snello di Sorano, includendo in sé tutti gli elementi di commento necessari, guida il lettore a una comprensione agevole e codificata. Questo tratto caratterizzante della riscrittura latina di Celio si accorda sia con il fatto che le sue opere sono destinate alla formazione di un gruppo di professionisti, sia con la funzione centrale che egli stesso sembra assegnare al libro in tale formazione, evidente in alcune scelte di stile e di vocabolario delle Passiones e dei Gynaecia.
Quando l'esegesi cambia il testo: traduzione e riscrittura nei Gynaecia di Celio Aureliano
URSO, Anna Maria
2008-01-01
Abstract
Il contributo costituisce uno studio del metodo di traduzione di Celio Aureliano, medico latino che probabilmente nel V secolo, a Sicca Veneria, tradusse, riadattandolo, un corpus di scritti di Sorano di Efeso, nel quadro di un interesse generale per l’indirizzo metodico che sembra caratterizzare la medicina africana dell’epoca. Pochissimo è rimasto di questa produzione: due frammenti di un catechismo relativo a tutti gli ambiti della medicina, gli otto libri dedicati alle malattie acute e croniche e ampi estratti del trattato di ginecologia, trasmessi in un ms. di XIII secolo (New York, American Academy of Medicine, SAFE), all’interno di una compilazione più tarda, in cui la versione celiana è contaminata con l’epitome latina dello stesso testo realizzata da Mustione. Dal momento che gli originali di Sorano non sono sopravvissuti con l’eccezione del trattato di ginecologia, nonostante i limiti posti dalla peculiarità della tradizione manoscritta, proprio questi estratti risultano di importanza cruciale per studiare il metodo di lavoro e l’approccio traduttivo di Celio. L’autrice, che in uno studio precedente aveva individuato le categorie generali di intervento riconoscibili nell’adattamento latino (omissioni, aggiunte, modificazioni), in questo contributo cerca di dare un’interpretazione unitaria dell’approccio del traduttore al testo greco, a cui riconosce una attitudine marcatamente esegetica. Tale tipologia di approccio, che può esitare tanto in un allontanamento dal modello quanto in una restituzione dei suoi valori di senso, ha i suoi effetti più evidenti in una serie di procedimenti di esplicitazione e di specificazione, in virtù dei quali il testo di partenza risulta ora ampliato da enunciati che aggiungono elementi di chiarificazione al precetto originario, così da esplicitarne, anche in maniera pleonastica, quanto in greco restava sottinteso (ad es., utilità e modalità di applicazione di una terapia o anche nessi logici tra gli eventi), ora riformulato in modo più preciso, attraverso l’aggiunta di dettagli o la sostituzione di indicazioni generiche o sintetiche con altre più specifiche e normative. Dopo avere illustrato tali procedimenti attraverso una serie di confronti tra adattamento latino e testo-fonte, l’autrice evidenzia come l’opera di chiarificazione realizzata da Celio esiti in una scrittura più didascalica e normativa, che mentre riempie i vuoti lasciati dal dettato più snello di Sorano, includendo in sé tutti gli elementi di commento necessari, guida il lettore a una comprensione agevole e codificata. Questo tratto caratterizzante della riscrittura latina di Celio si accorda sia con il fatto che le sue opere sono destinate alla formazione di un gruppo di professionisti, sia con la funzione centrale che egli stesso sembra assegnare al libro in tale formazione, evidente in alcune scelte di stile e di vocabolario delle Passiones e dei Gynaecia.Pubblicazioni consigliate
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