Il contributo offre una significativa rielaborazione sistematica della categoria dell’annullabilità nei suoi rapporti con la nullità. L’analisi dei più rilevanti profili delle singole disposizioni (artt. 1441 – 1446 c.c.) è preceduta da una introduzione di carattere generale, articolata in due sezioni. La prima è rivolta ad operare una compiuta ricostruzione della patologia negoziale nella prospettiva assiologico-pratica della struttura della norma, ricomponendo in un quadro unitario annullabilità e nullità nel più ampio fenomeno della invalidità. Le riflessioni ricostruttive vanno necessariamente rinnovate confrontando l’ impostazione codicistica con la disciplina di matrice europea per verificare se sia ipotizzabile una visione unitaria nell’evoluzione del sistema. L'autore evidenzia i rinnovati indici di rilevanza dell’azione di annullamento nella normativa post codicistica, con particolare riferimento ai doveri di informazione in relazione al dolo omissivo ed ai vizi della volontà nell’ambito della disciplina delle pratiche commerciali scorrette. In questa più ampia prospettiva l’annullabilità da strumento di tutela per il soggetto unico e astratto va rimodellata in una nuova logica di protezione della persona nel contratto a salvaguardia degli interessi emergenti dalla società. Nella seconda sezione l’attenzione è rivolta al problema dell’efficacia precaria dell’atto annullabile nei suoi molteplici risvolti, anche in rapporto al diverso campo di incidenza dell’azione di risoluzione e di rescissione ed ai possibili effetti risarcitori dell’annullamento, i quali richiamano, per un verso, la distinzione tra regole di validità e regole di comportamento e, per altro verso, la possibile coesistenza e cumulabilità tra le azioni. Rilevanti spunti sono ricavabili anche dalla regola che riserva la legittimazione solo alla parte tutelata, a puntuale conferma della ricostruzione dell’annullamento quale rimedio posto nell’interesse specifico ed esclusivo di una parte del contratto. La riflessione si articola, altresì, sulle tematiche di disciplina connesse all’azione di annullamento, e segnatamente sulla prescrizione e sugli effetti della sentenza nei confronti dei terzi. Di particolare rilievo in un quadro sistematico è la ricostruzione dell’istituto della convalida. In una prospettiva unitaria, l’ordinamento, pur qualificando l’atto annullabile negativamente, rimette al soggetto portatore dell’interesse la scelta tra proporre l’azione o rendere definitivi gli effetti precari. L’idoneità della convalida ad incidere in via definitiva sull’efficacia del contratto induce l’autore a ricondurla nell’ambito del più ampio fenomeno della sanatoria, in ragione ed in funzione dell’esigenza unitaria, sottesa alle diverse figure, di conservazione degli atti, seppure affetti da vizi e carenze che attengono alla fattispecie ed ai suoi elementi strutturali. Le diverse forme di convalida delineate dal legislatore postulano un’attenta elaborazione ricostruttiva alla luce della teoria generale del comportamento materiale ed immateriale, in virtù della quale appare legittimo ritenere che il primo comma dell’art. 1444 c.c. disciplina la convalida espressa e tacita, secondo le modalità operative delle manifestazioni in senso ampio e del comportamento concludente, il secondo comma prevede invece una diversa fattispecie di comportamento legalmente tipizzato. La distinzione nettamente delineata dalla legge, non è solo teorica, ma si riverbera sulla natura giuridica delle due fattispecie e conseguentemente sulla disciplina giuridica da applicare. La configurazione strutturale e funzionale della convalida e la sua natura negoziale forniscono significative indicazioni in ordine all’efficacia giuridica che da esse discende e segnatamente, appare riconducibile nel quadro delle trasformazioni di tipo innovativo e non di mero accertamento, in quanto viene ad incidere sul nucleo fondamentale degli interessi caratterizzanti la situazione giuridica.

Prescrizione Art. 1442 c.c.

LA ROSA, Elena
2009-01-01

Abstract

Il contributo offre una significativa rielaborazione sistematica della categoria dell’annullabilità nei suoi rapporti con la nullità. L’analisi dei più rilevanti profili delle singole disposizioni (artt. 1441 – 1446 c.c.) è preceduta da una introduzione di carattere generale, articolata in due sezioni. La prima è rivolta ad operare una compiuta ricostruzione della patologia negoziale nella prospettiva assiologico-pratica della struttura della norma, ricomponendo in un quadro unitario annullabilità e nullità nel più ampio fenomeno della invalidità. Le riflessioni ricostruttive vanno necessariamente rinnovate confrontando l’ impostazione codicistica con la disciplina di matrice europea per verificare se sia ipotizzabile una visione unitaria nell’evoluzione del sistema. L'autore evidenzia i rinnovati indici di rilevanza dell’azione di annullamento nella normativa post codicistica, con particolare riferimento ai doveri di informazione in relazione al dolo omissivo ed ai vizi della volontà nell’ambito della disciplina delle pratiche commerciali scorrette. In questa più ampia prospettiva l’annullabilità da strumento di tutela per il soggetto unico e astratto va rimodellata in una nuova logica di protezione della persona nel contratto a salvaguardia degli interessi emergenti dalla società. Nella seconda sezione l’attenzione è rivolta al problema dell’efficacia precaria dell’atto annullabile nei suoi molteplici risvolti, anche in rapporto al diverso campo di incidenza dell’azione di risoluzione e di rescissione ed ai possibili effetti risarcitori dell’annullamento, i quali richiamano, per un verso, la distinzione tra regole di validità e regole di comportamento e, per altro verso, la possibile coesistenza e cumulabilità tra le azioni. Rilevanti spunti sono ricavabili anche dalla regola che riserva la legittimazione solo alla parte tutelata, a puntuale conferma della ricostruzione dell’annullamento quale rimedio posto nell’interesse specifico ed esclusivo di una parte del contratto. La riflessione si articola, altresì, sulle tematiche di disciplina connesse all’azione di annullamento, e segnatamente sulla prescrizione e sugli effetti della sentenza nei confronti dei terzi. Di particolare rilievo in un quadro sistematico è la ricostruzione dell’istituto della convalida. In una prospettiva unitaria, l’ordinamento, pur qualificando l’atto annullabile negativamente, rimette al soggetto portatore dell’interesse la scelta tra proporre l’azione o rendere definitivi gli effetti precari. L’idoneità della convalida ad incidere in via definitiva sull’efficacia del contratto induce l’autore a ricondurla nell’ambito del più ampio fenomeno della sanatoria, in ragione ed in funzione dell’esigenza unitaria, sottesa alle diverse figure, di conservazione degli atti, seppure affetti da vizi e carenze che attengono alla fattispecie ed ai suoi elementi strutturali. Le diverse forme di convalida delineate dal legislatore postulano un’attenta elaborazione ricostruttiva alla luce della teoria generale del comportamento materiale ed immateriale, in virtù della quale appare legittimo ritenere che il primo comma dell’art. 1444 c.c. disciplina la convalida espressa e tacita, secondo le modalità operative delle manifestazioni in senso ampio e del comportamento concludente, il secondo comma prevede invece una diversa fattispecie di comportamento legalmente tipizzato. La distinzione nettamente delineata dalla legge, non è solo teorica, ma si riverbera sulla natura giuridica delle due fattispecie e conseguentemente sulla disciplina giuridica da applicare. La configurazione strutturale e funzionale della convalida e la sua natura negoziale forniscono significative indicazioni in ordine all’efficacia giuridica che da esse discende e segnatamente, appare riconducibile nel quadro delle trasformazioni di tipo innovativo e non di mero accertamento, in quanto viene ad incidere sul nucleo fondamentale degli interessi caratterizzanti la situazione giuridica.
2009
8814151121
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