L’articolo propone una lettura del mito di Scilla e Cariddi in Ovidio per la quale i mitici guardiani dello Stretto di Messina, al di là della mera rappresentazione di una realtà geografica insidiosa e ricca di pericoli per i naviganti, costituiscono piuttosto i termini di una rete metaforica svelata da una serie di corrispondenze lessicali con la tradizione poetica precedente. Sulla linea della ben nota metafora della relazione amorosa / viaggio per mare o naufragio, Ovidio sintetizza in Scilla e Cariddi i connotati fisici e morali di una donna trasgressiva feroce e senza pietà: dalla meretrice della commedia, alla domina immortalata dall’elegia latina.

La belle dame sans mercy. Scilla e Cariddi in Ovidio

SANTORO, Rosa
2009-01-01

Abstract

L’articolo propone una lettura del mito di Scilla e Cariddi in Ovidio per la quale i mitici guardiani dello Stretto di Messina, al di là della mera rappresentazione di una realtà geografica insidiosa e ricca di pericoli per i naviganti, costituiscono piuttosto i termini di una rete metaforica svelata da una serie di corrispondenze lessicali con la tradizione poetica precedente. Sulla linea della ben nota metafora della relazione amorosa / viaggio per mare o naufragio, Ovidio sintetizza in Scilla e Cariddi i connotati fisici e morali di una donna trasgressiva feroce e senza pietà: dalla meretrice della commedia, alla domina immortalata dall’elegia latina.
2009
9788896116265
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