La postfazione all’antologia poetica di Danilo Dolci, tratta dalla raccolta complessiva Se gli occhi fioriscono (1968 – 1996), fa il punto su una produzione che è fondamentale per intendere il messaggio nonviolento del sociologo e educatore di Partinico, celebre in Europa per la sua lotta alla mafia e il suo attaccamento agli ultimi; una metodologia di riscatto che, attraverso il concetto di “autoanalisi popolare”, di “pianificazione dal basso”, suscita gli incrementi di una creatività altra – di cui la parola poetica è il punto più alto – da comporre lungo il discrimine di una coscienza ecologica e umanitaria aperta sia ai contributi pedagogici della scuola psicologica di Piaget e Vonéche, sia alle suggestioni di una teoria della complessità tenuta tra il pensiero olistico di Ervin Laszlo e la coscienza planetaria di Edgar Morin. In una poesia di alto valore civile e cosmologico che, tramite La morte di Empedocle, recupera al registro utopico la devastante presenza di Hölderlin e del suo mito dell’Ellade, l’idea prioritaria del “mondo Creaturadicreature”, da sviluppare attraverso la creazione di laboratori maieutici, si scontra con gli scenari di una “città apocalittica” che vede il dominio servirsi dei mezzi sempre più sofisticati della trasmissione propagandistica, dell’ingegneria del consenso.
Postfazione
FONTANELLI, Giuseppe
2009-01-01
Abstract
La postfazione all’antologia poetica di Danilo Dolci, tratta dalla raccolta complessiva Se gli occhi fioriscono (1968 – 1996), fa il punto su una produzione che è fondamentale per intendere il messaggio nonviolento del sociologo e educatore di Partinico, celebre in Europa per la sua lotta alla mafia e il suo attaccamento agli ultimi; una metodologia di riscatto che, attraverso il concetto di “autoanalisi popolare”, di “pianificazione dal basso”, suscita gli incrementi di una creatività altra – di cui la parola poetica è il punto più alto – da comporre lungo il discrimine di una coscienza ecologica e umanitaria aperta sia ai contributi pedagogici della scuola psicologica di Piaget e Vonéche, sia alle suggestioni di una teoria della complessità tenuta tra il pensiero olistico di Ervin Laszlo e la coscienza planetaria di Edgar Morin. In una poesia di alto valore civile e cosmologico che, tramite La morte di Empedocle, recupera al registro utopico la devastante presenza di Hölderlin e del suo mito dell’Ellade, l’idea prioritaria del “mondo Creaturadicreature”, da sviluppare attraverso la creazione di laboratori maieutici, si scontra con gli scenari di una “città apocalittica” che vede il dominio servirsi dei mezzi sempre più sofisticati della trasmissione propagandistica, dell’ingegneria del consenso.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.