L'articolo indaga sui principali punti di tangenza tra la produzione goldoniana (non soltanto librettistica) e i melodrammi rossiniani, limitatamente ad aspetti linguistici e stilistici, lasciando da parte altri ambiti di influenza pur degni di nota e in parte già sondati. Vengono dunque elencati e commentati i principali tratti lessicali, fraseologici e stilistici che accomunano il teatro goldoniano e i libretti rossiniani, dalla frequenza degli alterati all'uso ludico di eccetera, dalla deformazione espressionistica del turco alle strategie metadiscorsive e metateatrali, dal topos dello starnuto a quello dell'amore inteso come forza della natura cui è impossibile sottrarsi. Si conclude con il riferimento alla Gazza ladra del lessicografo Giovanni Gherardini, che dal miglior Goldoni preleva quel registro parlato medio tanto caro all'opera semiseria d'ora in avanti e interamente addebitabile al genio di Carlo Goldoni. I librettisti buffi e semiseri, insomma, e in primis quelli rossiniani che segnano l'acme del genere, si rivolgono dunque proprio a Goldoni, più o meno dichiaratamente, come a un immenso formulario di colloquialismi, temi e situazioni per svecchiare e movimentare la comunicazione teatrale e melodrammatica del diciannovesimo secolo.
L’eredità linguistica lasciata da Goldoni al melodramma primottocentesco
ROSSI, Fabio
2010-01-01
Abstract
L'articolo indaga sui principali punti di tangenza tra la produzione goldoniana (non soltanto librettistica) e i melodrammi rossiniani, limitatamente ad aspetti linguistici e stilistici, lasciando da parte altri ambiti di influenza pur degni di nota e in parte già sondati. Vengono dunque elencati e commentati i principali tratti lessicali, fraseologici e stilistici che accomunano il teatro goldoniano e i libretti rossiniani, dalla frequenza degli alterati all'uso ludico di eccetera, dalla deformazione espressionistica del turco alle strategie metadiscorsive e metateatrali, dal topos dello starnuto a quello dell'amore inteso come forza della natura cui è impossibile sottrarsi. Si conclude con il riferimento alla Gazza ladra del lessicografo Giovanni Gherardini, che dal miglior Goldoni preleva quel registro parlato medio tanto caro all'opera semiseria d'ora in avanti e interamente addebitabile al genio di Carlo Goldoni. I librettisti buffi e semiseri, insomma, e in primis quelli rossiniani che segnano l'acme del genere, si rivolgono dunque proprio a Goldoni, più o meno dichiaratamente, come a un immenso formulario di colloquialismi, temi e situazioni per svecchiare e movimentare la comunicazione teatrale e melodrammatica del diciannovesimo secolo.Pubblicazioni consigliate
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