L’indagine sulle condizioni che determinano la solvibilità dell’impresa produce significative ricadute sugli studi sul merito creditizio e sulla previsione dell insolvenza. Vittorio Coda ha delineato un framework molto efficace di valutazione della solvibilità a breve termine, in cui si combinano profili di diverso ordine: da quelli più strettamente reddituali, patrimoniali e finanziari a quelli qualitativo-strategici e relazionali. La sua impostazione ha trovato in altri scritti più recenti connotazione ancora più ampia, conducendo alla valutazione delle performance e delle strategie aziendali. Il contributo che egli ha fornito, innovativo e anticipatore delle prassi di affidamento di matrice bancaria, è anche uno stimolo alla partecipazione degli aziendalisti al più ampio dibattito sul tema della previsione dell’insolvenza. La solvibilità nella prospettiva economico-aziendale è una condizione complessa che dipende dall’interazione tra l’assetto economico-finanziario, la fiducia, le strategie adottate e gli strumenti di programmazione. I suoi tratti distintivi possono essere ricondotti ai seguenti aspetti: a) l’interpretazione dell’assetto economico-finanziario in chiave sistemica, ulteriormente coniugata con le esigenze di sviluppo e di competitività dell’azienda; b) la considerazione di variabili soggettive relazionali, tra le quali particolare rilievo riveste la fiducia; c) il ruolo essenziale della programmazione. Il giudizio sull’assetto economico-finanziario si conduce prioritariamente attraverso gli indicatori di bilancio, i quali tuttavia risentono dei noti limiti. Come ha chiarito lo stesso Coda, infatti, non è infrequente constatare che imprese caratterizzate da buoni ratios divengano repentinamente insolventi. Ne consegue che devono essere considerati opportunamente i profili soggettivi riguardanti le relazioni tra l’impresa e i finanziatori, e che bisogna tenere conto anche della fiducia di cui gode l’impresa presso le banche ed i fornitori. Infine, la capacità di adattamento del sistema agli eventi avversi è influenzata dalla programmazione che, oltre a delineare le alternative praticabili e funzionali allo sviluppo, consente di fornire gli strumenti per assorbire e governare, nei tempi richiesti, l’impatto degli shock esterni, definendo soglie di resistenza del sistema aziendale agli eventi avversi. L’efficacia del processo di programmazione, posto che il rischio dipende essenzialmente da scostamenti rispetto alle aspettative, è anche la premessa per l’organizzazione della fiducia. Nel rendergli merito per la profondità di pensiero, il presente lavoro si pone l’obiettivo di contestualizzare l’impostazione proposta per tenere conto sia della prassi bancaria successiva all’implementazione degli Accordi di Basilea 2 sia dell’affermarsi di nuovi strumenti di misurazione del rischio e di governo strategico quali il Value-at-risk e la balanced scorecard. Questo tentativo appare conducente per superare alcuni limiti, resisi evidenti nella recente crisi finanziaria, dei modelli di derivazione bancaria utilizzati per la valutazione della probabilità di default, i quali non riescono a cogliere le cause del deterioramento economico-finanziario, i profili soggettivi della fiducia, la multi-dimensionalità e la non-linearità delle manifestazioni del rischio.

Solvibilità, fiducia e programmazione

VERMIGLIO, Francesco;DEL POZZO, Antonio
2010-01-01

Abstract

L’indagine sulle condizioni che determinano la solvibilità dell’impresa produce significative ricadute sugli studi sul merito creditizio e sulla previsione dell insolvenza. Vittorio Coda ha delineato un framework molto efficace di valutazione della solvibilità a breve termine, in cui si combinano profili di diverso ordine: da quelli più strettamente reddituali, patrimoniali e finanziari a quelli qualitativo-strategici e relazionali. La sua impostazione ha trovato in altri scritti più recenti connotazione ancora più ampia, conducendo alla valutazione delle performance e delle strategie aziendali. Il contributo che egli ha fornito, innovativo e anticipatore delle prassi di affidamento di matrice bancaria, è anche uno stimolo alla partecipazione degli aziendalisti al più ampio dibattito sul tema della previsione dell’insolvenza. La solvibilità nella prospettiva economico-aziendale è una condizione complessa che dipende dall’interazione tra l’assetto economico-finanziario, la fiducia, le strategie adottate e gli strumenti di programmazione. I suoi tratti distintivi possono essere ricondotti ai seguenti aspetti: a) l’interpretazione dell’assetto economico-finanziario in chiave sistemica, ulteriormente coniugata con le esigenze di sviluppo e di competitività dell’azienda; b) la considerazione di variabili soggettive relazionali, tra le quali particolare rilievo riveste la fiducia; c) il ruolo essenziale della programmazione. Il giudizio sull’assetto economico-finanziario si conduce prioritariamente attraverso gli indicatori di bilancio, i quali tuttavia risentono dei noti limiti. Come ha chiarito lo stesso Coda, infatti, non è infrequente constatare che imprese caratterizzate da buoni ratios divengano repentinamente insolventi. Ne consegue che devono essere considerati opportunamente i profili soggettivi riguardanti le relazioni tra l’impresa e i finanziatori, e che bisogna tenere conto anche della fiducia di cui gode l’impresa presso le banche ed i fornitori. Infine, la capacità di adattamento del sistema agli eventi avversi è influenzata dalla programmazione che, oltre a delineare le alternative praticabili e funzionali allo sviluppo, consente di fornire gli strumenti per assorbire e governare, nei tempi richiesti, l’impatto degli shock esterni, definendo soglie di resistenza del sistema aziendale agli eventi avversi. L’efficacia del processo di programmazione, posto che il rischio dipende essenzialmente da scostamenti rispetto alle aspettative, è anche la premessa per l’organizzazione della fiducia. Nel rendergli merito per la profondità di pensiero, il presente lavoro si pone l’obiettivo di contestualizzare l’impostazione proposta per tenere conto sia della prassi bancaria successiva all’implementazione degli Accordi di Basilea 2 sia dell’affermarsi di nuovi strumenti di misurazione del rischio e di governo strategico quali il Value-at-risk e la balanced scorecard. Questo tentativo appare conducente per superare alcuni limiti, resisi evidenti nella recente crisi finanziaria, dei modelli di derivazione bancaria utilizzati per la valutazione della probabilità di default, i quali non riescono a cogliere le cause del deterioramento economico-finanziario, i profili soggettivi della fiducia, la multi-dimensionalità e la non-linearità delle manifestazioni del rischio.
2010
9788823811225
9788823841833
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