Nel lavoro dal titolo “Comproprietà e compossesso non titolato. Itinerario di un problema irrisolto” l'autrice indaga le c.d. comunioni improprie e le situazioni compossessorie non titolate che non hanno costituito mai oggetto di adeguato approfondimento sia dal punto di vista sistematico che in relazione alla specifica tutela apprestata. Invero, molte delle ipotesi considerate possono apparire residuali, anche per la loro scarsa applicazione pratica, ma la loro considerazione è tuttavia essenziale per tentare di ricostruire innanzitutto il fenomeno complessivo delle comunioni improprie rispetto alle comunioni proprie e rispetto alle forme di compossesso non titolato. Se nel nostro ordinamento, la regola è quella della comunione di tipo romano, con quote ideali di appartenenza individuale, ad essa fa eccezione il principio che caratterizza le comunioni designate come improprie o a mani riunite, in cui il binomio comunione-quota non è rilevabile e che sono, piuttosto, contraddistinte dalla più accentuata forma collettiva della proprietà (comunione tacita familiare, compascolo, usi civici e proprietà collettive). La situazione comunione (propria) sottende sempre una pluralità di possessi tra di loro concorrenti (compossesso) che si instaura tra più soggetti contitolari. Il contitolare di un diritto sa che la esplicazione di fatto dello stesso, e dunque il suo possesso, è limitato dalla compresenza di altre esplicazioni di fatto sulla medesima cosa da parte dei compossessori che esercitano il diritto in comunione. Con la conseguenza che alla situazione di comproprietà o comunanza di diritti sulla medesima cosa può estendersi la disciplina in materia di compossesso. Una tale estensione di tutela non sembra proponibile nelle comunioni improprie, in cui, pur essendovi sempre una situazione di compossesso ascrivibile in capo ai compartecipanti la comunione, essa però si atteggia, come si avrà modo di verificare, in maniera assolutamente peculiare proprio in quanto la razionalizzazione della contitolarità tra più soggetti si concretizza con sistemi diversi che suppliscono al sistema della quota. Nel nostro sistema, poi, sono ipotizzabili forme di compossesso non titolato che prescindono da una situazione di contitolarità del diritto e delle quali non si può trascurare l'esistenza (la successione nel possesso, il trasferimento inter vivos, e l'occupazione abusiva). Di qui la necessità di fornire adeguata tutela anche a tali situazioni compossessorie e di verificare se essa possa essere mutuata semplicemente dalla disciplina in materia di possesso o se piuttosto debba essere altra.
COMPROPRIETA' E COMPOSSESSO NON TITOLATO. ITINERARIO DI UN PROBLEMA IRRISOLTO.
TOMMASINI, Maria
2010-01-01
Abstract
Nel lavoro dal titolo “Comproprietà e compossesso non titolato. Itinerario di un problema irrisolto” l'autrice indaga le c.d. comunioni improprie e le situazioni compossessorie non titolate che non hanno costituito mai oggetto di adeguato approfondimento sia dal punto di vista sistematico che in relazione alla specifica tutela apprestata. Invero, molte delle ipotesi considerate possono apparire residuali, anche per la loro scarsa applicazione pratica, ma la loro considerazione è tuttavia essenziale per tentare di ricostruire innanzitutto il fenomeno complessivo delle comunioni improprie rispetto alle comunioni proprie e rispetto alle forme di compossesso non titolato. Se nel nostro ordinamento, la regola è quella della comunione di tipo romano, con quote ideali di appartenenza individuale, ad essa fa eccezione il principio che caratterizza le comunioni designate come improprie o a mani riunite, in cui il binomio comunione-quota non è rilevabile e che sono, piuttosto, contraddistinte dalla più accentuata forma collettiva della proprietà (comunione tacita familiare, compascolo, usi civici e proprietà collettive). La situazione comunione (propria) sottende sempre una pluralità di possessi tra di loro concorrenti (compossesso) che si instaura tra più soggetti contitolari. Il contitolare di un diritto sa che la esplicazione di fatto dello stesso, e dunque il suo possesso, è limitato dalla compresenza di altre esplicazioni di fatto sulla medesima cosa da parte dei compossessori che esercitano il diritto in comunione. Con la conseguenza che alla situazione di comproprietà o comunanza di diritti sulla medesima cosa può estendersi la disciplina in materia di compossesso. Una tale estensione di tutela non sembra proponibile nelle comunioni improprie, in cui, pur essendovi sempre una situazione di compossesso ascrivibile in capo ai compartecipanti la comunione, essa però si atteggia, come si avrà modo di verificare, in maniera assolutamente peculiare proprio in quanto la razionalizzazione della contitolarità tra più soggetti si concretizza con sistemi diversi che suppliscono al sistema della quota. Nel nostro sistema, poi, sono ipotizzabili forme di compossesso non titolato che prescindono da una situazione di contitolarità del diritto e delle quali non si può trascurare l'esistenza (la successione nel possesso, il trasferimento inter vivos, e l'occupazione abusiva). Di qui la necessità di fornire adeguata tutela anche a tali situazioni compossessorie e di verificare se essa possa essere mutuata semplicemente dalla disciplina in materia di possesso o se piuttosto debba essere altra.Pubblicazioni consigliate
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