Nell’epoca degli esodi planetari, che indeboliscono il tradizionale modello politico ancorato alla terra, può essere interessante pensare il rapporto tra politicità e territorio dal punto di vista nomadico per intravedere significati politici oltre quelli entrati in crisi. La singolarità del biblico popolo ebraico, eterno errante, offre in tal senso interessanti spunti di riflessione. L’analisi del celebre episodio del Vitello d’oro, oggetto specifico del presente lavoro, descrive, attraverso un’ermeneutica simbolica, la stasi del popolo in pieno deserto come un momento di crisi della politicità ebraica. Crisi determinata dalla paura della morte in assenza di Mosè, del mediatore tra cielo e terra, apertura verso “altro”, che provoca un temporaneo passaggio dalla linearità nel tempo alla circolarità nello spazio, dall’ordine simbolico della Parola a quello dell’immagine-idolo. Una stasi destinata ad essere superata con il recupero della naturale dinamicità della Parola. Alcuni passi dell’opera dodecafonica di Arnold Schönberg, “Mosè e Aronne”, ricca di suggestive evocazioni simboliche sia nel testo letterario che nella struttura musicale, accompagnano in sottofondo tali riflessioni, mettendo in risalto il contrasto tra il mondo della Legge nella sua astrattezza e il mondo della natura nella sua concretezza, come contrasto elementare tra Spirito e Corpo.
POPOLO IN CERCHIO. DALLA PAROLA ALL’IDOLO, SULLE NOTE DI SCHÖNBERG
SCHEPIS, Maria Felicia
2010-01-01
Abstract
Nell’epoca degli esodi planetari, che indeboliscono il tradizionale modello politico ancorato alla terra, può essere interessante pensare il rapporto tra politicità e territorio dal punto di vista nomadico per intravedere significati politici oltre quelli entrati in crisi. La singolarità del biblico popolo ebraico, eterno errante, offre in tal senso interessanti spunti di riflessione. L’analisi del celebre episodio del Vitello d’oro, oggetto specifico del presente lavoro, descrive, attraverso un’ermeneutica simbolica, la stasi del popolo in pieno deserto come un momento di crisi della politicità ebraica. Crisi determinata dalla paura della morte in assenza di Mosè, del mediatore tra cielo e terra, apertura verso “altro”, che provoca un temporaneo passaggio dalla linearità nel tempo alla circolarità nello spazio, dall’ordine simbolico della Parola a quello dell’immagine-idolo. Una stasi destinata ad essere superata con il recupero della naturale dinamicità della Parola. Alcuni passi dell’opera dodecafonica di Arnold Schönberg, “Mosè e Aronne”, ricca di suggestive evocazioni simboliche sia nel testo letterario che nella struttura musicale, accompagnano in sottofondo tali riflessioni, mettendo in risalto il contrasto tra il mondo della Legge nella sua astrattezza e il mondo della natura nella sua concretezza, come contrasto elementare tra Spirito e Corpo.Pubblicazioni consigliate
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