I festeggiamenti dei centocinquanta anni dell’unità d’Italia possono essere motivo di una riflessione sui progressi economici compiuti dal paese a seguito dell’unificazione territoriale. Il ragionamento si potrebbe concludere con una provocazione non originale. Dopo 150 anni, l'Italia non può ancora definirsi una nazione unitaria dal punto di vista delle sviluppo imprenditoriale. L’unificazione territoriale ha certamente determinato un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, ma le imprese meridionali appaiono ancora oggi incapaci d’intraprendere percorsi di sviluppo duraturo. Senza voler tacere di alcuni timidi segnali di miglioramento, le aree più svantaggiate del paese non sono riuscite nell’ultimo ventennio a centrare l’obiettivo della risalita. Le recenti crisi economiche, inoltre, hanno piegato le pur flebili sinergie create, riportando intere aree del paese nella condizione antecedente l’intervento comunitario. Il Sud Italia, a tutt’oggi, si caratterizza per la fragilità del tessuto imprenditoriale e per l’incapacità delle aziende di trovare una collocazione stabile sullo scenario globale. La carenza di risorse finanziarie da destinare agli interventi pubblici volti allo sviluppo dell’economia impone un’attenta riflessione su quali direttrici perseguire per favorire la crescita delle imprese e della loro competitività, unica via per creare occupazione stabile e incrementare il PIL. In tal senso, il presente contributo vuole offrire spunti di riflessione sul venture capital di matrice pubblico-privata, quale strumento finanziario di sostegno all’economia meridionale sul quale concentrare le risorse disponibili.

Il venture capital di matrice pubblico-privata quale chance per lo sviluppo delle imprese meridionali

DEL POZZO, Antonio;ZOCCALI, CARMINE
2012-01-01

Abstract

I festeggiamenti dei centocinquanta anni dell’unità d’Italia possono essere motivo di una riflessione sui progressi economici compiuti dal paese a seguito dell’unificazione territoriale. Il ragionamento si potrebbe concludere con una provocazione non originale. Dopo 150 anni, l'Italia non può ancora definirsi una nazione unitaria dal punto di vista delle sviluppo imprenditoriale. L’unificazione territoriale ha certamente determinato un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, ma le imprese meridionali appaiono ancora oggi incapaci d’intraprendere percorsi di sviluppo duraturo. Senza voler tacere di alcuni timidi segnali di miglioramento, le aree più svantaggiate del paese non sono riuscite nell’ultimo ventennio a centrare l’obiettivo della risalita. Le recenti crisi economiche, inoltre, hanno piegato le pur flebili sinergie create, riportando intere aree del paese nella condizione antecedente l’intervento comunitario. Il Sud Italia, a tutt’oggi, si caratterizza per la fragilità del tessuto imprenditoriale e per l’incapacità delle aziende di trovare una collocazione stabile sullo scenario globale. La carenza di risorse finanziarie da destinare agli interventi pubblici volti allo sviluppo dell’economia impone un’attenta riflessione su quali direttrici perseguire per favorire la crescita delle imprese e della loro competitività, unica via per creare occupazione stabile e incrementare il PIL. In tal senso, il presente contributo vuole offrire spunti di riflessione sul venture capital di matrice pubblico-privata, quale strumento finanziario di sostegno all’economia meridionale sul quale concentrare le risorse disponibili.
2012
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