Il limite fondamentale degli studi italiani sull’Etiopia fu la loro estrema politicizzazione. Sia quelli del periodo che precedette e seguì Adua (1896), sia quelli della preparazione fascista dell’invasione, sia quelli che seguirono l’occupazione (1936-41), al di là della volontà dei singoli studiosi e delle singole istituzioni che li realizzavano, mostrano una evidente strumentalità, dettata appunto da esigenze politiche. Questo asservimento degli studiosi alle direttive governative, o addirittura, nel periodo fascista, alle direttive di partito, se non annullano del tutto il valore dei risultati scientifici conseguiti, tuttavia ridimensionano la loro credibilità. Studi etnoantropologici, geografici, storici, nonostante l’autorevolezza degli intellettuali in essi impegnati, mostrano ancora oggi la loro caratura strumentale, la loro scarsa autonomia e un certo sottofondo costante di razzismo. Data questa premessa, risulta chiaro per quali motivi nel dopoguerra si sia abbandonato il campo degli studi nel Corno d’Africa. Occuparsi di Etiopia poteva apparire una sorta di continuità con quell’esperienza pregressa e l’ombra del razzismo e del fascismo permanevano come macchie indelebili. Meglio, molto meglio, rimuovere il tutto.
Introduzione. Politica e razzismo negli studi italiani in Etiopia
BOLOGNARI, Mario
2012-01-01
Abstract
Il limite fondamentale degli studi italiani sull’Etiopia fu la loro estrema politicizzazione. Sia quelli del periodo che precedette e seguì Adua (1896), sia quelli della preparazione fascista dell’invasione, sia quelli che seguirono l’occupazione (1936-41), al di là della volontà dei singoli studiosi e delle singole istituzioni che li realizzavano, mostrano una evidente strumentalità, dettata appunto da esigenze politiche. Questo asservimento degli studiosi alle direttive governative, o addirittura, nel periodo fascista, alle direttive di partito, se non annullano del tutto il valore dei risultati scientifici conseguiti, tuttavia ridimensionano la loro credibilità. Studi etnoantropologici, geografici, storici, nonostante l’autorevolezza degli intellettuali in essi impegnati, mostrano ancora oggi la loro caratura strumentale, la loro scarsa autonomia e un certo sottofondo costante di razzismo. Data questa premessa, risulta chiaro per quali motivi nel dopoguerra si sia abbandonato il campo degli studi nel Corno d’Africa. Occuparsi di Etiopia poteva apparire una sorta di continuità con quell’esperienza pregressa e l’ombra del razzismo e del fascismo permanevano come macchie indelebili. Meglio, molto meglio, rimuovere il tutto.Pubblicazioni consigliate
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