I recenti progressi biomedici hanno ampliato il potere umano di incidere sulla vita e la morte, rendendo curabili alcune malattie, ma creando nello stesso tempo delicati problemi di carattere etico, sia sul piano deontologico degli scienziati, sia sul piano ontologico dell’uomo in sé e nel rapporto con gli altri. Inoltre, la maggiore necessità di energia, dovuta al crescente tasso di sviluppo tecnologico della società, comporta una costante crescita dell’inquinamento ambientale, che deteriora la vita dell’uomo e delle altre specie che popolano la terra, mettendo in grave pericolo l’equilibrio dell’intero ecosistema. Appare quindi necessario intervenire giuridicamente affinché lo sviluppo scientifico sia eticamente sostenibile, altrimenti si rischia di svilire la dignità dell’esistenza umana e la stessa sopravvivenza fisica dell’intero pianeta e delle generazioni future. Ma, giuridificare le questioni bioetiche non è un compito facile a causa della delicatezza dei problemi sottesi, le cui soluzioni richiedono precise scelte di valori, peraltro in un contesto sociale oggi contrassegnato da un estremo pluralismo assiologico e culturale. Così, oltre alle confessioni religiose ed agli eterogenei gruppi di soggetti altrimenti orientati dal punto di vista etico, occorre tenere conto anche degli atei e degli agnostici, nonché delle nuove e diverse culture provenienti dal sud e dall’est del mondo. Invero, lo stato, essendo laico, non può avere una propria etica, ma ha bisogno, comunque sia, di una tavola assiologica che possa orientare le proprie norme, altrimenti si avrebbe un diritto meramente formale o procedurale, calato freddamente e meccanicamente dall’alto, senza trovare riscontro nella calda vivacità dei continui scambi interculturali del popolo. Ma, un diritto laico non significa un diritto neutrale o sterile, bensì un diritto fecondo che, radicato nel pluralismo di valori della società cui si rivolge, le fa democraticamente conseguire sempre più avanzati ambiti di progresso materiale e, soprattutto, spirituale. Ecco allora che, non essendo sufficiente solo lo sviluppo scientifico e tecnologico, appare necessario regolamentare giuridicamente l’attività della scienza e la fruizione dei mezzi che questa rende disponibili alla gente, cogliendo le esigenze assiologicamente qualificate delle varie famiglie culturali. Il diritto laico, cioè, dovrebbe formulare risposte normative a queste nuove istanze sollevate in ambito bioetico declinando il maggior numero di etiche particolari promananti dalla società in una prospettiva accettabile da tutti, alla luce dei criteri-guida presenti nella carta costituzionale. Quest’ultima, infatti, è la tavola fondamentale contenente i valori giuridici su cui si fonda il nostro stato; è frutto del compromesso fra più orientamenti politico-culturali, e ci contraddistingue come un popolo pluralista, democratico, egalitario, libero, aperto, solidale e, soprattutto, che sostiene la dignità di ogni uomo. Proprio in virtù di questi caratteri, che dovrebbero anche delineare l’attività del nostro stato, il diritto è tenuto a risolvere i problemi bioetici ascoltando costantemente tutte le voci del dibattito, non solo quelle più forti, autoctone e tradizionali, ma anche quelle più deboli, nuove e diverse. A tal fine dovrebbe promuovere il dialogo interculturale e la collaborazione delle varie agenzie di senso con le istituzioni.

Il pluralismo in materia religiosa nei processi di giuridificazione delle questioni bioetiche

FRENI, Fortunato
2012-01-01

Abstract

I recenti progressi biomedici hanno ampliato il potere umano di incidere sulla vita e la morte, rendendo curabili alcune malattie, ma creando nello stesso tempo delicati problemi di carattere etico, sia sul piano deontologico degli scienziati, sia sul piano ontologico dell’uomo in sé e nel rapporto con gli altri. Inoltre, la maggiore necessità di energia, dovuta al crescente tasso di sviluppo tecnologico della società, comporta una costante crescita dell’inquinamento ambientale, che deteriora la vita dell’uomo e delle altre specie che popolano la terra, mettendo in grave pericolo l’equilibrio dell’intero ecosistema. Appare quindi necessario intervenire giuridicamente affinché lo sviluppo scientifico sia eticamente sostenibile, altrimenti si rischia di svilire la dignità dell’esistenza umana e la stessa sopravvivenza fisica dell’intero pianeta e delle generazioni future. Ma, giuridificare le questioni bioetiche non è un compito facile a causa della delicatezza dei problemi sottesi, le cui soluzioni richiedono precise scelte di valori, peraltro in un contesto sociale oggi contrassegnato da un estremo pluralismo assiologico e culturale. Così, oltre alle confessioni religiose ed agli eterogenei gruppi di soggetti altrimenti orientati dal punto di vista etico, occorre tenere conto anche degli atei e degli agnostici, nonché delle nuove e diverse culture provenienti dal sud e dall’est del mondo. Invero, lo stato, essendo laico, non può avere una propria etica, ma ha bisogno, comunque sia, di una tavola assiologica che possa orientare le proprie norme, altrimenti si avrebbe un diritto meramente formale o procedurale, calato freddamente e meccanicamente dall’alto, senza trovare riscontro nella calda vivacità dei continui scambi interculturali del popolo. Ma, un diritto laico non significa un diritto neutrale o sterile, bensì un diritto fecondo che, radicato nel pluralismo di valori della società cui si rivolge, le fa democraticamente conseguire sempre più avanzati ambiti di progresso materiale e, soprattutto, spirituale. Ecco allora che, non essendo sufficiente solo lo sviluppo scientifico e tecnologico, appare necessario regolamentare giuridicamente l’attività della scienza e la fruizione dei mezzi che questa rende disponibili alla gente, cogliendo le esigenze assiologicamente qualificate delle varie famiglie culturali. Il diritto laico, cioè, dovrebbe formulare risposte normative a queste nuove istanze sollevate in ambito bioetico declinando il maggior numero di etiche particolari promananti dalla società in una prospettiva accettabile da tutti, alla luce dei criteri-guida presenti nella carta costituzionale. Quest’ultima, infatti, è la tavola fondamentale contenente i valori giuridici su cui si fonda il nostro stato; è frutto del compromesso fra più orientamenti politico-culturali, e ci contraddistingue come un popolo pluralista, democratico, egalitario, libero, aperto, solidale e, soprattutto, che sostiene la dignità di ogni uomo. Proprio in virtù di questi caratteri, che dovrebbero anche delineare l’attività del nostro stato, il diritto è tenuto a risolvere i problemi bioetici ascoltando costantemente tutte le voci del dibattito, non solo quelle più forti, autoctone e tradizionali, ma anche quelle più deboli, nuove e diverse. A tal fine dovrebbe promuovere il dialogo interculturale e la collaborazione delle varie agenzie di senso con le istituzioni.
2012
9788815233998
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