La questione che anima "The Jewish Bible after the Holocaust. A Re-reading" di E. Fackenheim, nasce dal tentativo di riflettere su quale tipo di ermeneutica biblica sia possibile “dopo Auschwitz”. Se lo sfondo ermeneutico in cui ha inizio questa indagine è la <sapienza interpretativa sviluppata da Hans-Georg Gadamer, Leo Strauss, Martin Heidegger e Paul Ricoeur> , fondata sul principio della inesauribilità del testo, tuttavia secondo Fackenheim occorre andare oltre questi maestri. Bisogna andare oltre un’ermeneutica di tipo platonico, oltre una ermeneutica di tipo hegeliano, verso un’ermeneutica storico-ministeriale , un’ermeneutica in grado di rivolgesi al passato e al presente, ma con un’attitudine volta a comtemplare l'idea di <rottura> inaugurata ad Auschwitz. Una re-interrogazione della propria fonte scritturale a partire da “quel qui e quell’ora” drammaticamente tracciato dentro il Terzo Reich, risulta necessaria per la continuità stessa della vita ebraica, perché se è vero che il Testo Sacro è il cuore pulsante della comunità, questa stessa comunità vuol sentire in esso sia la voce dei sopravvissuti, sia il dolore di quelli che non ci sono più. Una rilettura che tenta di costruire sull’abisso sorto fra <l’allora e il nostro ora> un ponte di congiunzione , in cui i figli degli ebrei di oggi possono sentirsi in continuità con i figli di Rachele e Giobbe.

La cenere e il pianto. La Bibbia ebraica dopo la Shoah

COSTANZO, Giovanna
2012-01-01

Abstract

La questione che anima "The Jewish Bible after the Holocaust. A Re-reading" di E. Fackenheim, nasce dal tentativo di riflettere su quale tipo di ermeneutica biblica sia possibile “dopo Auschwitz”. Se lo sfondo ermeneutico in cui ha inizio questa indagine è la , fondata sul principio della inesauribilità del testo, tuttavia secondo Fackenheim occorre andare oltre questi maestri. Bisogna andare oltre un’ermeneutica di tipo platonico, oltre una ermeneutica di tipo hegeliano, verso un’ermeneutica storico-ministeriale , un’ermeneutica in grado di rivolgesi al passato e al presente, ma con un’attitudine volta a comtemplare l'idea di inaugurata ad Auschwitz. Una re-interrogazione della propria fonte scritturale a partire da “quel qui e quell’ora” drammaticamente tracciato dentro il Terzo Reich, risulta necessaria per la continuità stessa della vita ebraica, perché se è vero che il Testo Sacro è il cuore pulsante della comunità, questa stessa comunità vuol sentire in esso sia la voce dei sopravvissuti, sia il dolore di quelli che non ci sono più. Una rilettura che tenta di costruire sull’abisso sorto fra un ponte di congiunzione , in cui i figli degli ebrei di oggi possono sentirsi in continuità con i figli di Rachele e Giobbe.
2012
9788897414261
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