La prima parte del lavoro offre un quadro delle risorse idriche naturali dell’area su cui sorgeva la città greca di Gela e degli immediati dintorni, proponendo un’inedita restituzione del paesaggio antico. L’attenzione si concentra innanzitutto sulla presenza del fiume e sullo stretto rapporto tra questo e la polis che ne prese il nome. Attraverso l’analisi delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e di alcune fonti di archivio medievali e post-medievali, viene avanzata l’ipotesi che fino a tempi relativamente recenti il corso d’acqua - di portata sicuramente superiore a quella attuale – avesse un affluente destro, residuo di un’originaria ansa che in età greca probabilmente cingeva a Nord la città, costituendone al tempo stesso il confine e la difesa. Nello stesso periodo, inoltre, il territorio doveva essere ricco di laghi-palude costieri, uno dei quali potrebbe avere svolto la funzione di bacino portuale interno. Nella seconda parte del contributo l’attenzione si sposta sulle risorse di acqua potabile e per uso domestico. Sulla base dei dati geologici e di documenti post-medievali viene ipotizzata l’esistenza in città di un’unica sorgente di acqua dolce, situata sul versante meridionale della collina, e di gruppi di pozzi di captazione della falda freatica, alcuni dei quali forse di carattere pubblico. Infine, in una prospettiva diacronica, vengono esaminati tutti i rinvenimenti relativi ai numerosi impianti di raccolta dell’acqua, costituiti per lo più da cisterne campaniformi.
Risorse naturali e approvvigionamento idrico a Gela in età greca
SPAGNOLO, Grazia Vera Maria
2012-01-01
Abstract
La prima parte del lavoro offre un quadro delle risorse idriche naturali dell’area su cui sorgeva la città greca di Gela e degli immediati dintorni, proponendo un’inedita restituzione del paesaggio antico. L’attenzione si concentra innanzitutto sulla presenza del fiume e sullo stretto rapporto tra questo e la polis che ne prese il nome. Attraverso l’analisi delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e di alcune fonti di archivio medievali e post-medievali, viene avanzata l’ipotesi che fino a tempi relativamente recenti il corso d’acqua - di portata sicuramente superiore a quella attuale – avesse un affluente destro, residuo di un’originaria ansa che in età greca probabilmente cingeva a Nord la città, costituendone al tempo stesso il confine e la difesa. Nello stesso periodo, inoltre, il territorio doveva essere ricco di laghi-palude costieri, uno dei quali potrebbe avere svolto la funzione di bacino portuale interno. Nella seconda parte del contributo l’attenzione si sposta sulle risorse di acqua potabile e per uso domestico. Sulla base dei dati geologici e di documenti post-medievali viene ipotizzata l’esistenza in città di un’unica sorgente di acqua dolce, situata sul versante meridionale della collina, e di gruppi di pozzi di captazione della falda freatica, alcuni dei quali forse di carattere pubblico. Infine, in una prospettiva diacronica, vengono esaminati tutti i rinvenimenti relativi ai numerosi impianti di raccolta dell’acqua, costituiti per lo più da cisterne campaniformi.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.